Il Panathlon Club Forlì si è ritrovato ieri sera per una serata conviviale incentrata su tre temi: la canoa, la disabilità e il doping nello sport. Al presidente del sodalizio, Marilena Rosetti, è spettato il compito di presentare ai soci convenuti i due ospiti protagonisti della serata: Daniele Scarpa e Sandra Truccolo. Sono stati sufficienti 3 minuti, 9 secondi e 79 centesimi (vale a dire il tempo record stabilito nella finale olimpica del K2 1000 metri di Atlanta 1996) di un filmato d’epoca scandito dal commento originale dell’indimenticabile Giampiero Galeazzi, per fare comprendere anche ai neofiti della specialità la portata del personaggio Daniele Scarpa, vincitore della medaglia d’oro in coppia con Antonio Rossi. Ma non meno entusiasmante si è rivelata la vicenda umana e sportiva di sua moglie Sandra Truccolo, campionessa paralimpica pluridecorata nel tiro con l’arco.
È stata proprio quest’ultima ad aprire la serata: “A causa di un incidente, sono diventata atleta disabile in carrozzina. Non sono mai stata incline a piangermi addosso, per questo ho subito reagito dedicandomi allo sport, che è in grado di distogliere la mente da pensieri negativi. Ho scelto il tiro con l’arco per caso, anzi per comodità, visto che il campo da tiro si trovava molto vicino a casa mia. Ma ho fatto presto ad appassionarmi, al punto che dopo pochi mesi ho partecipato al Campionato italiano: non volevo andare, temevo la figuraccia, invece mi piazzai terza. Da lì è iniziata la mia carriera, che mi ha permesso di conquistare due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Atlanta e Sydney, due campionati del mondo, un campionato europeo e tanto altro ancora. Ho smesso dopo aver conquistato l’argento paralimpico ad Atene 2004, perché ormai soddisfatta di ciò che avevo ottenuto, ma anche perché non è facile continuare a mantenere così a lungo la concentrazione assoluta che una gara di tiro con l’arco richiede“.
“Sono quindi passata ad altri sport – ha proseguito Truccolo – tra cui, inevitabilmente, la canoa, visto che nel frattempo ho conosciuto e poi sposato Daniele. Anche in questo caso le soddisfazioni sono state straordinarie, perché il messaggio che ancora oggi intendo fare passare è che tutti, anche i disabili o i malati di tumore, possono avvicinarsi a questa disciplina sportiva. Per questo è nata l’associazione Canoa Republic, di cui sono presidente“.
Daniele Scarpa, veneziano di nascita come Sandra Truccolo, ha invece iniziato il suo intervento raccontando di quando, da ragazzino, andava a scuola in canoa! Giustamente orgoglioso dei due titoli mondiali conquistati nel 1995 a Duisburg, ma soprattutto delle medaglie olimpiche d’oro e d’argento (che ha portato con sé per l’occasione) vinte ad Atlanta nel 1996, Scarpa ha poi orientato il proprio discorso sulla questione doping. “Sono contro ogni pratica illecita nello sport, ma soprattutto sono contrario alla somministrazione di farmaci senza che vi sia il consenso informato dell’atleta. Negli anni Novanta io stesso mi sono accorto che, per un mal di schiena, mi era stato prescritto un farmaco (che io credevo un antinfiammatorio) per la depressione, che ho poi scoperto essere classificato tra le sostanze dopanti. Ho denunciato tutto, perché oltre che canoista ero un poliziotto in forza alle Fiamme Oro, dunque era mio dovere farlo. È finita che sono stato radiato dalla Federazione e ho dovuto lottare per anni per vedere riconosciute le mie ragioni ed essere infine riabilitato. In pratica ho speso di più in avvocati di quanto avessi vinto con la medaglia d’oro olimpica (allora il premio era di 150 milioni di lire). Ma non mi sono mai pentito, anzi sono fiero di aver fatto la cosa giusta, visto che dalla mia iniziativa è nata la legge che oggi tutela gli sportivi nell’ambito doping“.
Scarpa ha mostrato un’energia straripante, concedendosi alla platea per oltre un’ora; ha menzionato con evidente amore la sua attuale attività, vale a dire quella di tenere corsi di canoa per ragazzi che, principalmente, preparano in realtà ad affrontare la vita oltre che le competizioni sportive (“perché se non c’è fame non si mangia”), e ha chiuso ricordando due iniziative rientranti nelle attività dell’associazione Canoa Republic: il “Desire Project” (una barca a vela condotta da disabili e non) e l’avventura in canoa polinesiana vissuta con alcune donne colpite da tumore al seno, entrambe realizzate con l’imprescindibile moglie Sandra.