Nel corso del pomeriggio di sabato 22 ottobre 2022, al Parco della Pace di Forlì, è stato presentato, di fronte a un folto pubblico (oltre 120 i presenti), il libro “I ricordi del Rione dei Pozzi Neri” a cura di Loretta Poggi, con prefazioni di Mario Proli e di Gabriele Zelli, edito da Diogene Books. “Capita raramente di leggere la storia di un paese, di un rione o di una frazione – scrive Gabriele Zelli nella premessa del libro – attraverso la ricostruzione della presenza di tutte le famiglie e delle persone che vi hanno abitato, vissuto, lavorato e di coloro che sono tuttora presenti. Invece è questo che è riuscita a fare Loretta Poggi, che si è avvalsa della collaborazione di molti testimoni, con la pubblicazione dedicata al rione dei ‘Pozzi Neri’. La zona era così denominata per la presenza di enormi vasconi dove venivano sversati i liquami raccolti nel centro storico della città di Forlì.
Un’operazione quotidiana in corso fino agli anni Sessanta del secolo scorso, che si è ridotta progressivamente con la realizzazione della rete fognaria, e che non è mai stata un incentivo per incrementare l’arrivo di nuovi residenti nella zona presa in considerazione. Da questo punto di vista fu invece fondamentale l’insediamento nelle aree limitrofe delle aziende che, a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento e in particolare all’inizio del Novecento, costituirono la prima zona industriale di Forlì. I nuovi insediamenti produttivi potevano contare sul trasporto ferroviario, una vera e propria rivoluzione in quegli anni quando le merci viaggiavano solo su mezzi trainati dagli animali”.
“Lungo l’asse ferroviario trovarono posto aziende – prosegue Gabriele Zelli – che hanno contribuito a scrivere la storia economica di Forlì. Gran parte di esse erano collegate con uno specifico raccordo ferroviario con lo scalo merci e i binari che servivano a tale scopo sono rimasti, in diversi casi, fino a cinquant’anni fa. Vale la pena ricordare alcune delle più importanti attività a cui si fa riferimento, a beneficio delle generazioni che leggeranno la pubblicazione e che non le hanno viste operative, nonché in considerazione della fatto che i luoghi dove esercitavano sono stati completamente trasformati nel corso degli ultimi decenni. Queste le aziende più importanti: la Società per il gas fonderia di ferro, divenuta poi la fabbrica Forlanini, l’Eridania, il calzaturificio Battistini, la Cooperativa Fumisti, la Mangelli, la Bartoletti.
Leggermente più decentrate vanno ricordate aziende come la Becchi, la Bonavita e la fornace di via Bengasi, senza dimenticare il ruolo fondamentale svolto dal mercato del bestiame che si teneva al Foro Boario. Tutte queste attività, unitamente alle altre di più modesta entità, hanno dato lavoro a migliaia di persone e da vivere ad altrettante famiglie. Hanno altresì incentivato l’immigrazione dalla campagna verso la città, in particolare dei braccianti che svolgevano un’attività decisamente precaria, nonché dai paesi delle nostre colline e montagne, e da altre regioni, in particolare dal Sud. In questo contesto lungo le vie Piave, Isonzo e Pelacano, queste ultime due come viene giustamente ricordato nella pubblicazione fino alla metà del secolo scorso erano la circonvallazione di Forlì perché ancora non esisteva Viale Italia, iniziarono a sorgere le prime case.
Il numero delle abitazioni crebbe col passare del tempo, in particolare a partire dagli anni Sessanta, sempre facendo i conti con la presenza decisamente poco edificante dei pozzi neri. Per cui la zona si è sempre caratterizzata come popolare, nell’accezione del termine, per quanto riguarda fattori di ordine culturale, politico e dei costumi. Non è un caso se due circoli politici, quello repubblicano ‘Aurelio Saffi’, detto della via Lunga, e il circolo comunista voluto dalla Cooperativa ‘Andrea Costa’, detto dello ‘Svers’, sono stati per decenni i punti di riferimento per buona parte della popolazione che risiedeva oltre piazzale Santa Chiara e oggetto del lavoro di ricerca avviato e che vede un primo tangibile risultato nel libro di Loretta Poggi“.
“Ci sono le condizioni per proseguire in questo senso – conclude Gabriele Zelli – per recuperare compiutamente la storia anche perché molti sono gli spunti e gli argomenti da approfondire, come: le mura di Santa Chiara; il mulino e il canale di Ravaldino; il passaggio a livello: da ponte a frattura della comunità; i casini; il circuito dei pozzi neri; i cantonieri; i circoli ricreativi già citati; il cinema e il ballo; i piccoli commerci come luoghi di aggregazione, il loro sviluppo e il declino; le fabbriche e il lavoro a domicilio; l’epoca dei calzaturifici; il lavoro delle donne e così via. Va ricordato che nel periodo medioevale e rinascimentale la zona della città che oggi fa perno sulla rotonda di Piazzale Santa Chiara poteva contare su uno dei più importanti accessi verso il centro cittadino. Da questo lato della città, ancora prima che fosse realizzata nell’Ottocento la Via Ravegnana, per secoli sono passati tutti coloro che dal ravennate venivano verso Forlì e viceversa, una mole di spostamenti importantissima che ha favorito i commerci, gli scambi culturali e sociali“.
Come viene vissuta oggi la zona dei Pozzi Neri oggetto del libro e di quanto scritto sopra? Di sicuro da oltre trent’anni a questa parte è avvenuta una notevole trasformazione determinata in primo luogo dalla costruzione di diversi condomini e di case popolari che hanno incrementato il numero dei residenti. Inoltre chi passa lungo le vie citate e non conosce la storia pregressa nota subito che qui ha trovato spazio la nuova palestra polifunzionale attrezzata per la ginnastica artistica, una disciplina sportiva fortemente radicata in città, e sulla sua parte retrostante si sviluppa un grande parco (denominato della Pace).
Mentre sulla via Piave sorge la Scuola dell’infanzia “Ada Maria Gobetti”, che ha ospitato centinaia e centinaia di bambine e bambini dai tre ai sei anni nel percorso pre-scolastico. Infine, in questa parte di Forlì, sono state costruite le nuove sedi, talvolta di valenza provinciale, di alcune delle più importanti associazioni di categoria: Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa (CNA), Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti, Confesercenti, e del principale sindacato sia a livello locale sia a livello nazionale, la Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL). Questi luoghi sono quotidianamente frequentati da centinaia di iscritti dei sodalizi citati che vi si recano per usufruire dei servizi erogati dagli uffici preposti, in particolare dai rispettivi patronati o da società costituite a tale scopo. Altro che zona dei Pozzi Neri, oggi è un’altra storia, anche questa da raccontare.