“Le cinture di sicurezza salvano la vita” esordisce così il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, per arrivare alla psicanalisi dell’arte.
«La psicanalisi inizialmente era una semplice teoria psicoterapeutica, formulata da Sigmund Freud e dal suo collaboratore G. Breuer. Costoro interessandosi alle cause e alla cura delle nevrosi avanzarono l’ipotesi che esse fossero dovute a particolari avvenimenti del passato, i quali avrebbero provocato dei traumi, o turbamenti psichici, in quanto un automatico meccanismo di difesa avrebbe impedito, sul momento, che le reazioni si scaricassero nelle normali direzioni (pianto, disgusto, ecc.). Le nevrosi, infatti, con le loro caratteristiche manifestazioni patologiche, non sarebbero altro che l’effetto di quei ricordi lontani, ancora però in grado di suscitare le reazioni allora inibite. La spiegazione delle nevrosi consisteva dunque nel considerarle come il manifestarsi ritardato di reazioni collegate a eventi trascorsi».
«Freud e Breuer si posero allora sulla via di una terapia fondata sulla “ripulitura” della psiche da quei traumi. Il primo metodo fu quello di ipnotizzare il nevrotico e favorire, in tale stato, dl ricordo del fatto e permettere che esso annullasse la sovratensione scaricandosi nelle forme normali quali le lacrime, gli atteggiamenti mimici, le attività motorie, ecc. Questo metodo, inteso a eliminare le cause lontane delle nevrosi, si denomina “catartico”.
In seguito Freud sviluppò e precisò i metodi e i principi di una psicanalisi che estendesse i propri strumenti di indagine a tutta la zona inconscia della psiche e valesse a spiegare non solo casi patologici, ma tutte le sfere dell’attività umana, non escluse quelle spirituali o “sublimate” come le chiamava lo stesso Freud: arte, religione, socialità, ecc. Fu in questa nuova fase (1895) che la psicanalisi si sviluppò come scuola e come movimento, moltiplicando giornali, riviste, esperienze, ecc. e divenendo uno dei fattori di primo piano della cultura moderna».
«Essa corrispondeva a un indirizzo già maturato nella storia e inteso a indagare le zone irrazionali della coscienza, in posizione polemica col razionalismo dogmatico, che pretendeva di risolvere ogni fenomeno umano nella lucente chiarezza delle sue formule.
Il richiamo ai problemi dell’inconscio, per la prima volta studiati e analizzati con tanta profondità e audacia, non poteva non suscitare l’interesse e l’entusiasmo che in effetti ha suscitato nell’opinione pubblica, affascinata anche dall’orizzonte suggestivo che le scoperte psicanalitiche dischiudevano. È accaduto però che non sempre la psicanalisi è restata nei limiti rigorosi della scienza che vuole prove, dimostrazioni e leggi, ma si è spesso abbandonata, per una frettolosa urgenza di volgarizzazione, a proclamare risultati e innovazioni che andavano, in effetti, al di là del concreto esito degli studi».
«Tuttavia, il fatto che si sia tentata una spiegazione psicanalitica dei fenomeni artistici, ci induce a riassumere brevemente le conclusioni di Freud e i rapporti che esse hanno avuto con l’indagine della esperienza estetica. Superato il metodo catartico dell’ipnosi, a scopo semplicemente terapeutico, Freud esperimentò la possibilità di raggiungere le cause remote dei traumi psichici attraverso il procedimento detto “delle associazioni libere”. Esso consiste nel far pronunciare a un individuo posto in stato di rilassamento mentale o passività la serie di parole o frasi che gli vengano in mente in quell’istante. Si compie, in tal modo, come nell’ipnosi, una esplorazione della psiche, si individuano i traumi e le loro cause remote, e se ne favorisce la eliminazione con le normali reazioni emotive».
«Ma con questo metodo, altresì, Freud crede di poter condurre un’analisi della psiche in generale nella sua zona inconscia e crede di poter determinare tale zona come il luogo ove sono rinchiuse reazioni emotive inibite, ma capaci (non solo in casi patologici, come la nevrosi, ma anche nei comuni “lapsus” dell’uomo normale) di suscitare atti non spiegabili dalla psicologia o comunque oscuri». Esiste, cioè, in tutti un “processo di rimozione”, che inibisce il libero manifestarsi degli impulsi e delle tendenze: per ragioni etiche, sociali o religiose o simili. Tuttavia è possibile, secondo Freud, che tali impulsi, in certi momenti, emergano dall’inconscio e influenzino direttamente l’agire umano».
«La vita psichica è dunque il prodotto di una costante tensione tra coscienza e inconscio, e anzi quest’ultimo viene precisato, da Freud stesso, come “libido” o istinto sessuale represso. I “lapsus”, i fenomeni mistici, artistici, ecc., sono il risultato di reazioni emerse sul piano della coscienza, del ritorno alla memoria di esperienze sessuali infantili che non si sono svolte in seguito, nel canale della normalità. I disturbi nevrotici, sia nei casi limite o patologici, sia nelle particolari deformazioni della personalità (fanatismo, misticismo, estasi, ecc.) sono frutto di un improvviso ritorno all’infantilismo sessuale. Sembra dunque, col Freud, che l’attività umana si illumini di nuova luce, e il sotterraneo delle anime riveli nella libido sessuale la sua potente abitatrice, sempre urgente alle soglie della coscienza, che spesso anzi varca, provocando confusione, errori, deviazioni, eccessi e, anche, genialità».
«Non è qui il luogo di seguire dettagliatamente Freud in tutte le sue teorie, e neppure è questa la sede più idonea per stabilire dove la psicanalisi sia effettivamente scienza e non mitologia, o teologia dell’inconscio. Ci importerà tuttavia accennare ai riflessi che questo movimento ha avuto specificatamente su due aspetti dell’indagine del fenomeno artistico: quello di riconoscere i moventi inconsci in una rappresentazione artistica e quello di ritrovare nella esperienza creativa i “complessi freudiani”. Per quanto riguarda il primo aspetto Freud stesso ha tentato una interpretazione psicanalitica delle opere di un gruppo di autori (Goethe, Leonardo, Michelangelo, Shakespeare, Hoffmann, W. Jensen, Dostoevskij) presupponendo di ritrovare nella produzione di questi uomini i segni della loro psiche dominata dall’urgere, alle soglie della coscienza, dei ricordi d’infanzia».
«Il suo esperimento fu seguito da Jones, da Maria Bonaparte (notevole lo studio su Poe), Laforgue (autore di saggi su Baudelaire, Tayllerand, ecc.), Bachelard (che ha tentato la psicanalisi dell’espressione letteraria) e, talvolta, da Adler, Jung e dagli italiani E. Servadio, U. Perrotti, C. Musatti, A. Miotto. Questo tipo singolare di ricerche è condotto, come nei riguardi dei sogni e di altri fenomeni analoghi, interpretando le opere d’arte come documento e testimonianza dell’inconscio. Si è infatti, per esempio, osservato che le rappresentazioni artistiche dei bimbi insistono a raffigurarli in quegli atteggiamenti che, secondo le teorie freudiane, sono manifestazioni dell’istinto sessuale infantile. I putti pagani, si è notato, rivelano, come i bimbi delle sculture orientali, il loro erotismo nel tenere il dito in bocca e nel toccarsi gli organi genitali: gli stessi bambini al seno della Vergine, in molti dipinti, sono in posizioni e atteggiamenti che sono indice del loro impulso erotico».
«Il “complesso di Edipo” o tendenza all’incesto, ispira la tragedia greca e artisti sacri e profani dell’antichità avrebbero rappresentato questo fenomeno come simbolo di un ritorno della infantile sessualità rivolta verso il genitore dell’altro sesso: persino l’episodio della Genesi intorno alla derivazione di Eva da Adarno sarebbe, secondo gli psicanalisti, il simbolo del famoso “complesso edipico”. Analoghe ricerche – continua ancora Battaglia la Terra Borgese – sono state indirizzate a scoprire il significato sessuale delle “fate” nelle fiabe e, da alcuni decenni a questa parte, anche nei disegni di Walt Disney. Che l’arte non sia che una sublimazione della libido è una tesi ormai acquisita sin dal secolo scorso dalla psicanalisi. Le figure e di Leonardo da Vinci, per esempio, devono la loro effeminatezza al trauma psichico provocato nell’autore da un sogno avuto nell’infanzia, e nel quale un uccello era sceso dal cielo a beccargli il membro virile. E i nudi di Michelangelo, sempre secondo le ipotesi psicanalitiche, ripropongono ai nostri occhi l’immagine del tormento intimo dell’artista sessualmente aperto. E si potrebbe continuare all’infinto in questa serie di curiose scoperte».
«Ma la psicanalisi dalle opere passa all’autore e si studia di trovare una spiegazione del momento dell’ispirazione, il quale risulterebbe anch’esso come un erompere dell’inconscio che scompagina la struttura ordinata della coscienza morale e intellettiva. Fondandosi anche sulle dirette testimonianze dei grandi artisti, gli psicanalisti credono di ritrovare elementi sufficienti per stabilire che il misterioso momento dell’ispirazione è un processo di dissociazione psichica, caratterizzato da fenomeni quali la scomparsa dei poteri di associazione col mondo esterno, la esaltazione della sfera incosciente, la presenza di sensazioni dovute alla sfera incosciente, e l’espressione sensibile di queste sensazioni. Le confessioni sull’argomento, di un Wagner e di un Leopardi, entrambi tipici esempi di nevrotici e psicastenici, sono naturalmente i testi preferiti per un simile genere di ricerche».
«Ora è fuori di dubbio che l’analisi condotta su questo terreno vale ad estendere l’orizzonte dell’esperienza artistica, a illuminarne i motivi più profondi, a chiarire il senso di una sfera d’umanità che davvero sembra urgere sotto la superficie dell’anima. Ma, senza voler dare giudizi che spettano alla scienza, non si può tralasciare di osservare che la psicanalisi rischia di confondere le condizioni con le cause, e di vedere in uno stato psichico l’origine di attività umane che, indubbiamente, hanno cause e finalità superiori e non possono essere ricondotte ad una astratta situazione psichica. Comunque, ci resta da rilevare come la psicanalisi sia riuscita a influenzare artisti e scrittori contemporanei che hanno risolto il dramma psicologico o ideale dei protagonisti delle loro opere in un conflitto di carattere psicanalitico e cioè hanno costruito una atmosfera psicanalitica in cui si muovono tormentati ed oscuri i personaggi in preda al prorompere dell’inconscio».
«Con i suggerimenti e le descrizioni di questa scienza, hanno lavorato, in passato, scrittori come Lawrence (L’amante di Lady Cnatterleu , Il serpente piumato, Figli e amanti), come Joyce (Ulisse), come O’ Neill (Il lutto si addice ad Elettra, in cui è riportato sul teatro il problema del “complesso edipico”) e come Stefan Zweig che ha studiato, con criteri psicanalitici, le biografie di uomini celebri. Un clima psicanalista è poi evocato – conclude il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese – da Thomas Mann, Franz Kafka, Aldous Huxley, anche se per questi scrittori il motivo di polemica morale e sociale, che la psicanalisi sorregge, può dirsi superato già da una visione in cui affiorano e si affermano più complessi e universali motivi umani ed artistici. Infine è da ricordarsi che alla psicanalisi si suole collegare il Surrealismo».
Paolo Battaglia La Terra Borgese