In relazione all’intervista all’assessore Melandri e al dibattito in corso, il consigliere PD Zattoni (nella foto) rimarca di aver sollevato obiezioni in Consiglio comunale fin dalle prime dichiarazioni in cui si ventilava l’ipotesi di spostare la collezione Verzocchi dalla sede ideale e perfettamente restaurata di palazzo Romagnoli. Non solo, ma di essere intervenuto di nuovo il 28 luglio scorso, quando la decisione pareva ormai assunta, sottolineando la fragilità del progetto culturale alla base di «un’operazione che pare condotta più per motivazioni politiche e di marketing che per reali esigenze culturali, e più precisamente per poter rivendicare un certo attivismo sul centro storico, mascherando la mancanza di un piano articolato; piano che è stato tanto decantato dall’attuale maggioranza in fase di campagna elettorale ma che essa non ha mai presentato in Consiglio né attuato, a parte sporadici interventi sull’arredo urbano e qualche manifestazione “a spot” nella piazza».
A tali osservazioni, già espresse in Consiglio, si aggiungono oggi altre considerazioni tecniche: in primo luogo, la possibile illegittimità giuridica dello spostamento della Verzocchi sollevata da Italia Nostra, su cui sarà opportuno fare i dovuti approfondimenti. In secondo luogo non convincono le due motivazioni pratiche dello spostamento che emergono dalle parole dell’assessore quando sostiene che, da un lato, a palazzo Romagnoli non ci sarebbe lo spazio per fare mostre temporanee e che, dall’altro, «il problema è palazzo del Merenda (…), il cui recupero è atteso da vent’anni. Per farlo sposteremo i libri a palazzo Romagnoli». Rispetto a quest’ultima intenzione, è necessario innanzi tutto capire le finalità e la durata dello spostamento: «qualunque collocazione di libri non strettamente temporanea dentro palazzo Romagnoli – dichiara Zattoni – sottrarrà, del tutto o in parte, alla fruizione dei cittadini e dei turisti una sede museale di prestigio, per di più ristrutturata da appena una decina d’anni con l’investimento di ingenti fondi».
Sarebbe opportuno quindi prendere in considerazione soluzioni alternative: «Se il problema è la mancanza di spazi all’interno di palazzo Romagnoli per allestire mostre temporanee – sostiene Zattoni – si potrebbe procedere al completo recupero dell’edificio, come giustamente suggerisce oggi Orlando Piraccini, in modo da ampliare il Museo del Novecento. Se invece il problema è “svuotare” il palazzo del Merenda per effettuarne finalmente il restauro – continua Zattoni – ritengo che il Comune abbia già nelle proprie disponibilità magazzini idonei per il mero deposito, mentre per l’eventuale punto di accesso per i libri si potrebbe pensare al pianterreno ristrutturato di palazzo Gaddi, spostando il Museo romagnolo del teatro che al momento mi risulta sia visitabile solo su appuntamento. Se infine il vero obiettivo è rivitalizzare il centro storico, è davvero impraticabile collocare il punto di accesso per i libri nello stesso palazzo Albertini, soluzione che garantirebbe un afflusso maggiore di persone in piazza Saffi grazie all’utenza quotidiana dei servizi di consultazione e prestito? Diversamente, si potrebbero spostare all’Albertini collezioni che giacciono dimenticate nel palazzo del Merenda, come il Museo Etnografico “Benedetto Pergoli”, che costituirebbero motivo di interesse non solo per i forlivesi ma anche per i turisti di cui ci auspichiamo una sempre maggior affluenza».
«Più in generale – conclude Zattoni – anche a causa della povertà del dibattito cittadino su questi temi, non si comprende quale sia la visione culturale che ispira spostamenti così impattanti, visione che andrebbe opportunamente presentata e discussa a livello di opinione pubblica prima di procedere a una modifica da cui sarebbe poi assai difficile tornare indietro per lunghi anni».