Il Consiglio Direttivo del Comitato per la lotta contro la Fame nel Mondo ha approvato un importante progetto per il sostegno umanitario alla popolazione del Myanmar (Birmania). È tragicamente nota la drammatica situazione di questa popolazione che, dopo il colpo di stato dei militari del 1º febbraio 2021, ha attuato una forte resistenza non violenta alle violenze della giunta militare. In molte zone della Birmania vi è una vera e propria emergenza umanitaria a causa, oltre che della situazione di guerra, dell’enorme aumento dei prezzi e della mancanza di cibo per la forte riduzione nella coltivazione del riso.
La giunta militare tra l’altro blocca e si impadronisce degli aiuti degli organismi internazionali. L’unica ed indispensabile forma di aiuto in questa situazione è far giungere direttamente alla popolazione gli aiuti, alimenti e prodotti sanitari, tramite acquisti dalla vicina Thailandia. Il progetto approvato dal Comitato per la lotta contro la Fame nel Mondo ha un costo complessivo di 48.000 euro e prevede la consegna di riso, pasta, olio da cottura e sale per tre mesi ad una popolazione di 7.500 abitanti riuniti in circa 1.500 nuclei familiari. La popolazione interessata è quella dello stato Karenni, nel sud-est del Myanmar al confine con la Thailandia. In questo piccolo stato, si contano più di 200.000 sfollati interni, metà della sua popolazione totale, presenti all’interno di 122 luoghi di accoglienza, che si declinano in campi profughi, villaggi sovraffollati e rifugi momentanei scarsamente attrezzati nelle foreste.
Per l’aiuto a queste popolazioni si è ritenuto opportuna, grazie ai rapporti locali dell’Associazione di Amicizia Italia-Birmania Giuseppe Malpeli che ha un suo volontario operativo al confine con il Myanmar, la consegna di fondi per l’acquisto in loco di cibo e medicinali. A questo scopo è stata individuata una organizzazione locale, attiva nell’assistenza sanitaria e di primo soccorso all’interno della maggior parte dei campi profughi Karenni, come partner affidabile e in grado di distribuire gli aiuti umanitari in modo efficace e diretto. Si stabilisce così un canale di collegamento tra la città di Forlì e una popolazione sfollata dalle proprie terre, che grazie a questi aiuti primari potrà provvedere in proprio, all’educazione e all’assistenza sanitaria, come ha già dimostrato di saper fare, pur con i limiti del caso.