Nei giorni scorsi è stato effettuato, nell’Emodinamica dell’Ospedale di Forlì il primo intervento di impianto di protesi valvolare aortica percutanea (TAVI) nell’ambito di uno studio, denominato Tavi at Home, che valuterà l’efficacia e la sicurezza di questa tecnica, effettuata senza la necessità della cardiochirurgia in sede, in pazienti il cui rischio operatorio è stato giudicato proibitivo da un team multidisciplinare e quindi non trattabili per via convenzionale chirurgica.
L’intervento è stato effettuato con successo dalla équipe della Ausl Romagna composta da Fabio Tarantino, responsabile della Unità di Emodinamica di Forlì-Cesena, coadiuvato da Andrea Santarelli, direttore facente funzioni della Cardiologia e responsabile dell’Emodinamica di Rimini e da Marco Balducelli, responsabile dell’Emodinamica di Ravenna.
“La stenosi valvolare aortica è una patologia cardiovascolare estremamente grave che, se non trattata adeguatamente, ha una elevata mortalità ad un anno, addirittura superiore ad alcune forme di neoplasia – afferma il professore Marcello Galvani, direttore della Cardiologia e responsabile del programma aziendale dell’Ausl Romagna di cardiologia interventistica –. Purtroppo molti pazienti non possono essere sottoposti ad un intervento chirurgico tradizionale di sostituzione valvolare per via dell’elevato rischio operatorio”.
Proprio per questo, negli ultimi dieci anni, si è affermata la “Tavi”, tecnica che consiste nell’impianto di una valvola biologica attraverso le arterie senza necessità di circolazione extra-corporea. Tale metodica è diventata di prima scelta in molti pazienti affetti da stenosi valvolare aortica, consentendo di curare, con ottimi risultati, anche coloro che fino a pochi anni fa erano esclusi da ogni possibilità di trattamento efficace.
“Lo studio che stiamo conducendo – continua Galvani – vuole aprire una strada diretta per ampliare ulteriormente la possibilità di trattamento di questi pazienti, attualmente limitato dalla presenza della cardiochirurgia nella sede in cui viene eseguita la procedura. A fronte del crescente numero di pazienti che necessitano della Tavi i tempi di attesa sono sempre più lunghi. La possibilità di utilizzare, in Romagna, una rete clinica solida e collaudata, in sintonia con il centro di cardiochirurgia di riferimento (Maria Cecilia Hospital – MCH, attualmente diretta dal professore Carlo Savini) ci offre l’opportunità di effettuare questi interventi in sicurezza e nella massima collaborazione con i colleghi cardiochirurghi, migliorando il disagio per il paziente, non più costretto a trasferimento tra ospedali e riducendo le liste di attesa e i costi complessivi della procedura”.
“L’intervento di TAVI consiste nel posizionamento di una protesi valvolare biologica attraverso le arterie femorali – precisa Fabio Tarantino –. Dal mese di luglio 2019, come équipe di Ausl Romagna abbiamo effettuato al Maria Cecilia Hospital 562 interventi con risultati eccellenti, frutto di un lavoro di squadra e multidisciplinare che coinvolge attivamente i colleghi anestesisti della nostra Ausl ed i colleghi cardiochirurghi di MCH, che ci supportano attivamente”.
“Nella Cardiologia dell’Ospedale di Forlì – conclude Galvani – venne eseguita nel 1973 la prima coronarografia, indagine diagnostica che ha cambiato in modo significativo la diagnosi e la cura delle malattie cardiovascolari. All’epoca rappresentò per la nostra comunità un evento straordinario. Cinquant’anni dopo, la prima Tavi in Emodinamica a Forlì apre ancora una volta una strada e nuove possibilità terapeutiche”.