Sono passati 10 anni dall’apertura del casello autostradale di Gatteo “Valle del Rubicone” e un bilancio senza pretese che riguarda i territori interessati da questa infrastruttura, credo lo si possa fare. All’epoca tale opera trovò consenso in gran parte degli operatori turistici di Gatteo Mare, Villamarina, Valverde, Cesenatico, Savignano Mare e San Mauro Mare, località che avrebbero dovuto raccogliere benefici turistici ragguardevoli da questa infrastruttura, ma oggi forse qualche perplessità su quella scelta costata 22 milioni di euro, in alcuni di loro sorgerebbe. Sgombriamo però subito il campo col dire che è indubbio che questa infrastruttura abbia portato vantaggi alle imprese della zona, ma non sostanziale al comparto turistico in materia di maggiori arrivi. Il casello è certamente una comodità per i turisti ma non ha aumentato radicalmente il loro numero.
Ha però creato alcuni ovvi svantaggi, principalmente a Gatteo: le lunghe code in entrata, le auto accese a passo d’uomo, lo smog, l’aumento del traffico pesante e l’inquinamento acustico. I residenti di via Casadei fino alla Via Emilia oggi vivono sulla loro pelle gli effetti di quest’opera. Con l’ulteriore sviluppo delle aree produttive adiacenti, la situazione è destinata a peggiorare e di conseguenza anche la qualità della vita dei gattesi. Tale sacrificio ha giovato certamente al comparto imprenditoriale del territorio ma blandamente a quello turistico. Le uscite autostradali già presenti a Cesena e Rimini Nord hanno sempre garantito a chiunque di arrivare alle località balneari suddette, d’altronde in A14 non mancano certo le uscite autostradali per andare in riviera.
È anche vero che il casello “del Rubicone” ha decongestionato il traffico degli altri caselli ma scapito dell’area gattese. Eppure la politica 10 anni fa spinse molto proprio sui benefici che l’uscita autostradale avrebbe portato alle località balneari adiacenti. Per alcuni aspetti invece il casello ha peggiorato la qualità dell’offerta turistica. Per esempio quella inerente al cicloturismo che oggi vede gli amanti delle due ruote, per lo più stranieri, percorrere quel tratto di strada che dal mare va verso le colline nel traffico sfrecciante delle auto e dei camion. Idem per i ciclisti locali ma loro non fanno testo. L’asfalto di quella strada poi tecnicamente “fa buttar fuori”, servirebbero almeno delle colonnine con i sacchetti ogni 500 metri per vomitare.
Ecco che forse prima dell’uscita autostradale, dal punto di vista di un miglioramento dell’offerta turistica, sarebbe stato più utile progettare una bella ciclabile e soprattutto ripristinare il manto di molte delle strade dei comuni suddetti. Oppure quei milioni di euro avrebbero potuto essere spesi, per esempio, per gli arredi urbani e i marciapiedi di località balneari come Villamarina o Valverde che lontano dal lungomare, sono una vergogna da decenni.
Il fatto che le infrastrutture portino automaticamente giovamento al turismo e quindi all’economia è a volte una favola che continua a far sprecare enormi risorse pubbliche garantendo alla politica di dimenticarsi di realizzare opere più utili ed a volte ovvie. Un esempio lampante di come questa favola continui a sprecare risorse pubbliche è l’aeroporto di Forlì, a 30 chilometri da quello di Rimini. Le tratte forlivesi per lo più “esportano” romagnoli in vacanza, e non viceversa turisti dalla Sicilia, dalla Sardegna o dalla Grecia, eppure per troppi operatori turistici della zona, lo scalo sembrava una manna dal cielo.
È notizia di questi giorni il fallimento di alcune rotte per mancanza di passeggeri al punto che la compagnia Aeroitalia ha interrotto il servizio. Se le rotte sono “esportanti i romagnoli”, se gli aeroporti che si fanno concorrenza son 3 in 90km e se il prodotto turistico offerto non è abbastanza competitivo, ad arrivare non sono i turisti ma il fallimento dell’aeroporto. Rimini e Forlì docet. Quello che renderebbe più competitiva turisticamente la “Valle del Rubicone” sono infrastrutture che vanno incontro ad esigenze di un turismo sempre più alla ricerca di spazi, aree verdi, nuove ciclabili.
Servirebbero una maggior valorizzazione strutturale dei nostri borghi collinari, la conversione della linea ferroviaria Ravenna-Rimini in metrò. Oggi per esempio, mancano ancora una ciclabile del Rubicone o strade ben asfaltate, aree pedonali con un arredo urbano di pregio, spiagge libere con i servizi. È più utile un adeguamento strutturale del prodotto turistico che in alcuni casi è rimasto legato ad una visione urbanistica e di mobilità di 30 anni fa. Questa miopia politico strategica è nutrita però dalla miopia degli elettori che accolgono di buon grado questi progetti dimenticando che in altre località della zona, 22 milioni di euro sarebbero stati spesi per opere di gran lunga più essenziali.
Giorgio Venturi