Sull’alluvione e sulle frane che hanno colpito la Romagna nel mese di maggio si continua a parlare e, non sempre, gli interventi che leggiamo e ascoltiamo sono particolarmente “centrati” sull’argomento. Come spesso capita, improvvisamente tutti diventano esperti di clima, di terreni, di fiumi, di boschi, di reti scolanti, “Esperti” però non qualificati. Ecco perché i tecnici agrari degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali delle provincie di Ravenna e Forlì-Cesena e Rimini e del Collegio dei Periti Agrari e Perirti Agrari Laureati della Romagna, nei giorni scorsi hanno deciso d’incontrarsi per fare il punto sulla situazione post alluvione e soprattutto per fornire indicazioni tecniche e far comprendere a istituzioni, enti, imprese agricole e cittadinanza l’importanza dei tecnici agrari qualificati in tale contesto.
All’incontro, promosso e coordinato dal dottore forestale Daniele Gambetti, hanno partecipato i tre presidenti, Giovanni Gualtieri – Agronomi e Forestali di Ravenna – Giovanni Moretti – Agronomi e Forestali di Forlì Cesena e Rimini – e Antonio Baroncini – Periti Agrari e Perirti Agrari Laureati della Romagna – e diversi iscritti degli Ordini professionali, specializzati nei settori dell’agronomia, della selvicoltura e dell’economia agraria e forestale. I temi affrontati nel corso dell’incontro sono stati molteplici e da questi è scaturita l’indicazione di produrre un documento con chiare indicazioni tecniche ed economiche per gli interventi necessari al ripristino dei terreni nelle aree alluvionate della Romagna e nei territori colpiti dal dissesto idrogeologico. Qualche esempio? Le modalità di lavorazione dei terreni dove si è depositato il limo trasportato dalle acque esondate dai fiumi, modalità che non possono essere le stesse per tutti i terreni e, soprattutto, che devono essere differenziate a seconda dello spessore di limo che si è stratificato. Oppure indicazioni per la gestione delle sistemazioni idraulico-forestali, realizzate molti decenni anni fa nei territori di collina e di montagna, di fatto abbandonate a se stesse.
Questo perché, come è emerso durante l’incontro, la prevenzione del dissesto idrogeologico e delle alluvioni in pianura parte dalla gestione del territorio in montagna, rallentando, convogliando e regimando il flusso dell’acqua dal momento in cui “tocca terra”, sino a quando sfocia al mare. E questo può essere fatto solo con il coinvolgimento e l’incoraggiamento degli agricoltori, degli allevatori e delle imprese boschive che operano in collina e in montagna. Oggi, invece, accade più spesso che il lavoro degli agricoltori in montagna venga mortificato da norme incomprensibili, da vincoli che di fatto impediscono una serena ed economica coltivazione del bosco e da una politica che valorizza più la fauna selvatica che non gli allevamenti (e gli allevatori) di animali allo stato brado in montagna.
«Noi tecnici agrari da sempre siamo sul territorio, al fianco degli agricoltori e degli allevatori; conosciamo quindi la terra e come essa si coltiva e soprattutto conosciamo gli agricoltori e i loro problemi. In questo momento non possiamo quindi mancare in questa fase di aiuto e ripartenza», afferma Giovanni Moretti presidente dell’Ordine di Forlì-Cesena e Rimini.
Prosegue Giovanni Gualtieri presidente dell’Ordine di Ravenna: «Auspichiamo che il legislatore torni ad attribuire le competenze ai Consorzi di Bonifica nei territori di collina e di montagna, ovviamente con le necessarie risorse economiche e finanziarie, perché oggi torrenti e fiumi di quel territorio non vengono controllati da nessuno. Così come per le future casse di espansione, i bacini di laminazione o la rimodulazione degli argini, perché noi Tecnici Agrari vogliamo essere a fianco dei Consorzi di Bonifica, in quanto dove finisce il loro lavoro, inizia quello delle imprese agricole e forestali, tenute a mantenere fossi, scoline, cavedagne e strade forestali. Senza questa collaborazione, la difesa del territorio risulta un’attività zoppa e noi siamo la cinghia di trasmissione tra i due».
Antonio Baroncini presidente del Collegio dei Periti Agrari chiosa: «Vogliamo offrire un supporto concreto, soluzioni e non indicazioni generiche alle Imprese agricole, forestali e allevatori e alle Istituzioni, perché questo è il momento di intervenire per aiutare chi ha subito enormi danni: produttivi, strutturali e morali. Abbiamo la possibilità, ma direi anche il dovere, di aiutare gli imprenditori a rialzarsi in piedi e ripartire, evitando la strada dei “classici” contributi a pioggia».
«In più sedi, dalle enunciazioni dell’Unione Europea alle encicliche del Sommo Pontefice, è stato affermato che gli agricoltori sono i custodi del Creato – conclude il promotore dell’incontro Daniele Gambetti – e noi Tecnici Agrari e Forestali siamo al loro fianco e con loro condividiamo questo momento così critico, non solo per una ripartenza economica, che ora deve essere prioritaria, ma perché con il nostro lavoro quotidiano, con le nostre competenze, possiamo garantire la salvaguardia degli ecosistemi agrari, la gestione del territorio rurale anche per la sicurezza idraulica e per la tutela delle risorse naturali e della biodiversità».