«Mentre le vittime dell’alluvione attendono che il governo mantenga le promesse di un completo ristoro dei danni, a Forlì ogni difficoltà è peggiorata dalla latitanza del Comune. Dal giorno dell’alluvione, nonostante richieste e proteste, la giunta è sprofondata nell’immobilismo e sembra incapace di reagire e svolgere la funzione che le spetta nel fronteggiare l’emergenza e impostare la ripartenza. Quanto al sindaco, è sufficiente dire che fino a oggi non ha trovato il tempo per svolgere una sola assemblea nei quartieri alluvionati, anche solo per ascoltare i bisogni delle vittime del fango e provare a dar loro qualche risposta. Eppure l’elenco delle cose da fare sarebbe lungo. C’è la questione delle donazioni, che dopo 4 mesi continuano a rimanere congelate nelle disponibilità del Comune. Giova ricordare che lo scorso 3 agosto il sindaco in persona si era impegnato a convocare nei tempi più brevi gli alluvionati e le parti sociali per decidere l’impiego del fondo; eppure a oggi l’incontro non si è ancora fatto, né è stato avviato alcun censimento dei danni, o chiarito se il Comune impegnerà risorse proprie per incrementare il fondo. In sostanza, non si è fatto un solo passo avanti per rendere fruibile quel denaro da chi ne ha urgente bisogno» è l’attacco di Federico Morgagni capogruppo di Forlì & Co.
«Assoluto silenzio anche nella risposta ai bisogni sociali che l’alluvione ha amplificato: ancora oggi centinaia di persone sono alle prese con gli ingenti costi della ristrutturazione, dell’acquisto di suppellettili, della difficile riorganizzazione della mobilità familiare con i mezzi venuti meno, con la ripartenza di attività commerciali o produttive devastate dal fango o persino ancora sfollate da casa. Eppure la giunta ha mostrato disinteresse per tutte le proposte che abbiamo avanzato: la gratuità dei mezzi di trasporto pubblici per gli alluvionati, l’anticipo (in attesa del doveroso intervento del governo) di fondi a copertura delle spese extra delle utenze, lo stanziamento di risorse per fronteggiare, anche tramite accordi con le rappresentanze di proprietari e inquilini, la crescente emergenza abitativa, ecc. La priorità è stata data a investimenti discutibili come la rimozione della pensilina dei bus in piazza, mentre il Comune ha già confermato di non voler rinunciare nemmeno quest’anno al faraonico spreco di mezzo milione di euro per le luminarie di Natale» insiste l’esponente di minoranza.
«E non va meglio per quanto riguarda la ricostruzione. L’alluvione ha cambiato profondamente il rapporto fra le persone e il territorio e messo in evidenza i gravi rischi connessi alla crisi climatica. Per una ricostruzione efficace servirebbe un imponente sforzo di riflessione e programmazione che impegni comunità e istituzioni su di una pluralità di temi: messa in sicurezza di argini e fiumi, ricostruzione delle infrastrutture, adeguamento della maglia idrogeologica, revisione della pianificazione urbanistica, ripensamento dei piani di protezione civile. Per mettere in campo uno sforzo del genere sarebbero necessari spazi di confronto, aperti al coinvolgimento di cittadini e forze sociali e arricchiti dal contributo di figure tecniche e professionali. Eppure non solo l’idea, annunciata dallo stesso sindaco, di indire veri e propri stati generali della ricostruzione è da tempo caduta nel dimenticatoio, ma il Comune ha sistematicamente rifiutato l’istituzione di tavoli di confronto aperti alle forze politiche, alle parti sociali e ai cittadini. Le conseguenze di questo ennesimo segnale di immobilismo rischiano di essere incalcolabili, facendo venire meno le basi di programmazione senza cui ogni speranza di una ricostruzione efficace diventa un miraggio» conclude Federico Morgagni.