I soci del Panathlon Club Forlì ieri sera hanno incontrato Luca Gregorio e Riccardo Magrini in occasione della XIII edizione del “Premio giornalistico Salvatore Gioiello”. I due premiati costituiscono ormai una coppia inscindibile che si spartisce i compiti senza necessità di accordi preventivi: Gregorio, giornalista, è preciso, professionale e mai sopra le righe, Magrini, opinionista di acclarata capacità, è invece l’elemento imprevedibile che suscita ilarità con gli innumerevoli aneddoti sciorinati copiosamente (foto di Fabio Blaco).
I presenti hanno ascoltato per quasi tre ore le narrazioni che hanno riguardato non solo il ciclismo ma anche di altre discipline sportive, dal basket alla pallavolo, dal calcio al trotto, per poi toccare perfino divagazioni in campo musicale. La presidente del Panathlon Club Marilena Rosetti ha dato il via alla serata ricordando l’importanza consolidata nel tempo del “Premio Salvatore Gioiello”, che ha visto tra i premiati sempre e solo personaggi di grande spessore e fama. È poi toccato a Maurizio Gioiello (figlio di Salvatore) presentare le biografie degli ospiti e porre loro le prime domande.
A svelare come si sia formato il loro sodalizio è stato Gregorio: “Il mio primo amore è stato il basket. Essendo milanese, facevo le radiocronache delle partite dell’Olimpia e pensavo che quello sarebbe stato il mio impiego definitivo. Invece, mi è stato chiesto di diventare la voce ufficiale di Eurosport per il ciclismo: avrei dovuto, però, decidere entro 24 ore se accettare. La proposta era allettante, peccato che io non sapessi nulla di ciclismo. Qui è intervenuto Riccardo, ex ciclista professionista, che mi ha da subito rassicurato dicendomi che mi avrebbe aiutato e sostenuto. Mi sono fidato di lui e la mia vita è cambiata”.
Magrini, invece, ha spiegato l’origine di espressioni da lui inventate per ravvivare le telecronache del ciclismo: “La dicitura ‘il veglione del tritello’ nasce da un fatto reale: un mio amico stava triturando della carne con uno strumento apposito, strinse troppo un ingranaggio e la carne volò via a pezzetti per tutta la stanza. Così, l’espressione che ora io utilizzo sta a significare che un corridore che vince una gara con evidente superiorità fa festa (il veglione), mentre gli altri concorrenti sono stati triturati e dispersi. Invece la ‘fagianata’ sta ad indicare il comportamento di chi, senza darlo a vedere, riesce con furbizia a staccare gli avversari”.
Molte sono state le domande del pubblico. Secca la risposta su chi sia oggi il più forte ciclista in attività: “È Pogacar, senza dubbio”, è stata la sentenza del “Magro”, più articolata quella sugli atleti italiani: “In questo momento – ha spiegato “Greg” – non abbiamo grandi campioni. Ma il ciclismo è bello proprio perché non si fa il tifo per una squadra, come avviene per il calcio, e nemmeno per la nazionalità; ciò che entusiasma il pubblico è una grande impresa che emoziona, come faceva Pantani, e pazienza se non è un corridore italiano”.
Tra il racconto divertente e ironico di una corsa al trotto (Magrini è appassionato di cavalli trottatori) e una curiosità (Gregorio ha rivelato di aver coinvolto l’amico in un gruppo musicale dal nome ‘Cane vecchio sa-und’ – derivazione da un’altra espressione gergale utilizzata nelle telecronache da Magrini – che in un anno si è esibito in ben 26 occasioni) si è arrivati alla conclusione della serata e alla premiazione di rito.