Nella commissione consiliare d’indagine e studio sull’emergenza alluvione tenutasi ieri il Gruppo consiliare PD, dopo aver ascoltato la relazione del responsabile della Protezione Civile Marcello Arfelli, è intervenuto facendo notare le criticità nell’attuazione del Piano della Protezione civile. «Un esempio di particolare gravità – sostiene il consigliere Zattoni – è stato l’utilizzo prolungato e inadeguato del Palazzo SME di via Punta di Ferro per l’accoglienza degli sfollati, in quanto non rientrava tra le “aree di accoglienza” come pubblicato sul sito del Comune. Il motivo per cui andava preferita una o più delle 21 scuole inserite come aree di accoglienza è semplice: nelle scuole si poteva assegnare un’aula singola a ciascun nucleo familiare e si poteva garantire un numero adeguato di bagni, docce e uno spazio mensa già esistente a tutti gli sfollati presenti. All’interno del Palazzo SME, al contrario, le persone sono state ammassate per due settimane in un unico stanzone, costrette a condividere spazi con estranei e senza un numero sufficiente di bagni, ledendo ingiustificatamente la loro privacy e la loro dignità. A ciò va aggiunto che le docce erano inadeguate e lontane, mentre la mensa era posta in un altro padiglione il cui raggiungimento richiedeva un passaggio all’esterno. In questo contesto, già di per sé caotico, è mancato un referente unico dal momento che ogni ente (Comune, Protezione Civile, Croce rossa) faceva riferimento a un proprio referente non coordinato con gli altri».
«Fin dall’inizio dell’emergenza – evidenzia la consigliera Massa – è mancato un vero coordinamento tra i vari enti e organismi competenti in materia di Protezione civile, soprattutto nel sistema di allertamento (come hanno lamentato anche alcuni Coordinatori di quartiere presenti in Commissione). Poteva essere fatta maggiore informazione, per esempio tramite i megafoni sulle auto della Polizia Locale. Tantissime famiglie non sapevano nulla e si sono svegliate la notte con l’acqua ai piedi. Questa carenza di coordinamento è continuata anche nei giorni successivi, motivo per cui l’Amministrazione si è appoggiata in gran parte sullo sforzo autonomo dei Comitati dei quartieri colpiti dall’alluvione e sulla generosa presenza di volontari, spesso organizzati grazie al supporto logistico di associazioni sindacali. Per questo è necessario che i quartieri vengano valorizzati e coinvolti maggiormente anche nella fase preventiva di informazione».
«L’informazione ai cittadini è risultata incompleta – continuano i Dem – tanto è vero che fino al 13 novembre il sito del Comune di Forlì non conteneva neppure i due volumi del Piano di Protezione civile, ma soltanto tavole e allegati al Piano stesso. Inoltre molti dei file presenti sono pubblicati nel formato .docx del programma Word, formato che non soddisfa i requisiti per l’archiviazione nel lungo periodo di documenti elettronici, in quanto i documenti .docx risultano facilmente modificabili da chiunque e non danno alcuna garanzia che il documento sia visualizzabile sempre allo stesso modo, anche a distanza di tempo e con programmi software differenti».
«Alla luce di quanto accaduto – concludono i Dem – non è più sufficiente che, nella posizione di responsabile della Protezione civile, il Comune di Forlì disponga di una sola persona, per di più al 10% e senza obbligo di reperibilità. Auspichiamo che nel Bilancio di previsione che si discuterà in Consiglio comunale a fine dicembre vengano stanziate risorse finanziarie adeguate per la prevenzione di eventi catastrofici, considerando anche che le eventuali assunzioni rese possibili dal Decreto del Generale Figliuolo potranno essere solo a tempo determinato».