«Per rispondere alla domanda “Il futuro di Forlì è nel cemento?” che ormai assilla ogni cittadino che assista ai cantieri che assediano la città da ogni parte proponiamo alcune considerazioni. Vorremmo semplicemente invitare tutti i soggetti coinvolti a fare i conti per capire cosa sta succedendo nei nostri territori. Anzi proponiamo di “rifare i conti” del proprio bilancio valutando sia i ricavi da oneri di urbanizzazione che i costi in termini di perdita di servizi “ecosistemici”, come ad esempio lo stoccaggio e il sequestro di carbonio, la rimozione del particolato e dell’ozono, e la regolazione del regime idrologico, particolare non secondario in un territorio che ha sperimentato da meno di un anno un’alluvione devastante. Ci rifacciamo anche al Rapporto sul consumo di suolo redatto dall’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) riferiti al 2020. In questo balzano all’occhio alcuni dati di estrema importanza, in particolare che nel 2020, nonostante i ripetuti lockdown, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 chilometri quadrati, più di 15 ettari al giorno. Le conseguenze sono anche economiche: i costi nascosti, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi 8 anni, sono stimati in oltre 3 miliardi di euro annui che si aggiungono ai costi fissi accumulati negli anni precedenti» si legge in una nota di Parents for future e Fridays for future Forlì.
«Quanto costa rinunciare a un ettaro o a un metro quadrato di suolo libero, impermeabilizzandolo? La risposta è stata individuata da Ispra che ha stimato un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici. Questo è compreso tra 66.000 a e 81.000 euro a ettaro per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare. È invece compreso tra 23.000 e 28.000 euro a ettaro per lo stock di risorsa perduta. Complessivamente, quindi, si tratta di una cifra tra 89.000 e 109.000 euro l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato. Ora vorremmo invitarvi a fare i conti e moltiplicare queste cifre per i 150.000 mq che riguardano la costruzione delle nuove aree legate alla logistica tra le quali quella di Villa Selva. Ne discende una cifra spaventosa. Più ancora ne deriva la descrizione di un reale rischio per la popolazione, rischio che non può essere confrontato con i “miseri” oneri di urbanizzazione. Da anni segnaliamo questo comportamento irresponsabile, oggi è ancora più urgente rendersi conto dei danni che stiamo provocando. L’unico futuro che il cemento disegna per il nostro territorio è il degrado progressivo, la perdita di terreni ricchissimi “tombati” per sempre sotto le colate inutili e la totale incapacità di “Riusare” quanto già prodotto. È tempo di essere coraggiosi e innovativi perché da queste scelte dipende il futuro dei giovani e delle nuove generazioni, stiamo decidendo se vogliamo seppellirle sotto un mare di manufatti o lasciare in eredità un mondo vivibile. Ci sono pochi anni per decidere, non possiamo perdere tempo» concludono Parents for future e Fridays for future Forlì.