Nonostante la crisi le nostre imprese manifatturiere stanno dimostrando capacità di tenuta

Camera di commercio

Il settore manifatturiero è un comparto di grande rilievo per il tessuto economico del Paese e del territorio locale, soprattutto per la creazione di valore aggiunto. Nonostante la complessità dello scenario e le molte incognite, come domanda mondiale debole, fluttuazione del costo dell’energia, crescita dei tassi di interesse, difficoltà nel reperire manodopera qualificata, però, le nostre imprese stanno dimostrando capacità di tenuta e di sviluppo – dichiara Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna –. I dati 2023 mostrano ancora una diminuzione tendenziale e media degli indicatori di produzione, fatturato e ordinativi. Qui sta la sfida del nostro sistema economico: migliorare la produttività, cioè il valore aggiunto generato dal lavoro e dal capitale fisso. Per farlo, elemento centrale è l’innovazione. L’osservazione delle performance del settore nel lungo periodo conferma il ruolo strategico dell’innovazione e delle nuove tecnologie, oltre che dell’internazionalizzazione e della capacità di esportare. È importante, quindi, sostenere le imprese in un processo di consolidamento che deve agire in tutte le dimensioni e che deve essere affiancato dal supporto agli investimenti e alla nascita e allo sviluppo di start up innovative”.

In uno scenario nel quale a livello nazionale nel 2023 si è palesata una flessione della produzione industriale in parte già prevedibile al termine dell’anno precedente, per le imprese romagnole l’anno ha esordito tra attese e incognite: da un lato la prospettiva di completo recupero dei livelli di PIL pre Covid, dall’altro il rallentamento della produzione industriale che aveva posto al termine del 2022 aspettative di sostanziale stabilità. Nel mese di maggio, i gravi eventi alluvionali hanno impattato sulle previsioni e sulle aspettative degli operatori, rendendo negative le dinamiche congiunturali infra annuali. Tuttavia il bilancio complessivo del 2023 evidenzia come le imprese manifatturiere abbiano saputo reagire recuperando, in buona parte, i livelli produttivi perduti. Le previsioni per i primi mesi del 2024 restano comunque improntate alla prudenza e a una stazionarietà produttiva anche considerato l’elevato grado di incertezza del quadro economico e geopolitico.

Le performance produttive del manifatturiero locale vanno inoltre inquadrate in uno scenario nel quale i tassi di interesse nominali sono aumentati, il credito bancario si è contratto, l’inflazione, pur invertendo la tendenza, è rimasta comunque elevata e gli effetti del costo dell’energia hanno continuato a manifestarsi sulle strutture produttive, sebbene in modo minore rispetto al 2022. Le stime del valore aggiunto settoriale per il 2023 e la previsione per il 2024 rimangono, dunque, in contrazione e peggiori di quelle rilasciate 12 mesi fa. In sintesi, a fronte di alcune differenze strutturali tra le due province in termini di dinamica imprenditoriale, rilevanza settoriale e creazione di valore aggiunto, i dati consuntivi del 2023 riportano una flessione delle imprese attive e una diminuzione tendenziale e media degli indicatori di produzione, fatturato e ordinativi. I dati Prometeia indicano una riduzione (in termini reali) del valore aggiunto settoriale pari al 3,8%.

Il settore manifatturiero in provincia di Forlì-Cesena

Con riferimento al 31 dicembre 2023, nel Registro Imprese (banca dati StockView di Infocamere) risultano attive 3.319 imprese manifatturiere in provincia di Forlì-Cesena, che rappresentano il 9,3% delle imprese attive totali (mentre a livello regionale e nazionale l’incidenza è pari, rispettivamente, al 10,2% e all’8,8%). In termini di numerosità di imprese attive, il settore appare in ridimensionamento rispetto ai 12 mesi precedenti, analogamente a quanto si rileva a livello regionale (-2,4%) e nazionale (-1,9%). In termini di addetti alle imprese attive, il settore manifatturiero locale incide per circa un quarto (il 24,5%), valore inferiore a quello regionale (26,7%) ma superiore al nazionale (20,4%).

Circa un quarto (il 24,8%) del valore aggiunto generato in provincia deriva dal settore manifatturiero, con un’incidenza inferiore al dato regionale (29,0%) ma superiore al livello nazionale (21,0%). Sulla base degli ultimi scenari economici di Prometeia (gennaio 2024), il manifatturiero ha chiuso il 2023 con un calo del valore aggiunto, in termini reali, del 3,9%; per il 2024, le previsioni indicano una sostanziale stabilità (-0,2%). Su base annuale (media degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti) la produzione industriale della provincia (indagine congiunturale della Camera di commercio della Romagna su imprese con più di 9 addetti), nel corso del 2023, si è ridotta dell’1,6%, confermando il trend discendente avviatosi nel secondo trimestre del 2022. Il peggioramento della congiuntura nella scorsa primavera, per gli effetti immediati dell’alluvione di maggio e, durante l’estate e l’autunno del 2023, ha portato l’attività industriale della provincia in recessione, definita tale condizione come il verificarsi di almeno 2 trimestri consecutivi di riduzione tendenziale della produzione. Sebbene l’andamento sia positivo nel primo quarto in termini tendenziali, nel periodo tra gennaio e dicembre 2023 la produzione industriale della provincia di Forlì-Cesena ha virato in terreno negativo (-1,6% sui 12 mesi precedenti).

La dinamica produttiva media del 2023 risulta tuttavia non omogenea a livello dei comparti del manifatturiero provinciale: positiva per chimica e plastica (+2,2%), macchinari (+1,0%), altre industrie (+6,8%); stabile per il comparto delle confezioni (+0,2%) e alimentare -0,6%); negativa per calzature (-12,2%), legno (-5,3%), prodotti in metallo (-1,7%) e mobili (-9,4%). Dal punto di vista territoriale, la dinamica della produzione manifatturiera è sostanzialmente analoga nei due comprensori (Forlì -1,9%; Cesena -1,4%). In lieve flessione anche il fatturato a valori correnti (-0,7%), che ha invertito il trend espansivo registrato nel corso del 2022, trend generatosi anche grazie ad un parziale trasferimento dell’incremento generale dei prezzi alla produzione, avvenuto in quel periodo. La percentuale media dei ricavi generati all’estero (per esportazioni) si è attestata al 21,0% del fatturato complessivo (in diminuzione rispetto al 2022). I comparti con maggiore incidenza dell’export sul fatturato si confermano quello dei macchinari (51,0%) e dei mobili (48,9%).

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