Tolleranza zero nei confronti del tumore al seno. La neoplasia che colpisce di più le donne di ogni fascia d’età, grazie ad una sempre maggiore sensibilità nella popolazione, a programmi di screening efficaci e a terapie sempre più mirate, ha raggiunto in Romagna percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi intorno al 90%: dato certamente ragguardevole, ma che impone uno sforzo aggiuntivo importante affinché anche per il restante 10% vi siano sempre nuove speranze. Continua quindi l’impegno dell’Istituto Oncologico Romagnolo al fianco delle strutture ospedaliere del territorio e dei suoi professionisti coinvolti in questa fondamentale battaglia di salute: nella giornata di lunedì 8 aprile è stato infatti inaugurato un nuovo ecografo di ultima generazione, un macchinario del valore di circa 30.000 euro, al Centro di Prevenzione Oncologica (CPO) di Forlì, presente all’interno dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni e diretto da Fabio Falcini. Una cerimonia che di fatto chiude il cerchio di un inizio 2024 all’insegna degli investimenti a favore delle donne della Romagna: lo stesso dispositivo è stato infatti donato a fine marzo al presidio analogo di Ravenna, a fine febbraio a quello di Rimini, Cattolica e Novafeltria e ad inizio gennaio a quello di Lugo.
Il principale vantaggio di questi macchinari di nuova generazione è sicuramente quello di individuare lesioni molto piccole, in fase precoce, cosa che aumenta di molto le prospettive di guarigione di chi scopre di avere un tumore al seno. Come spiegato dallo stesso dottor Falcini: «l’ecografia è uno strumento fondamentale nella diagnosi tempestiva del cancro alla mammella: ormai da dieci anni viene utilizzata solo dopo che lo specialista ha visto una mammografia e non si usa più in prima battuta, ma è comunque una strumentazione indispensabile. Questo macchinario in particolare che ci viene donato oggi dall’Istituto Oncologico Romagnolo è di ultima generazione: permette di apprezzare meglio le immagini e le lesioni di piccole dimensioni, sia superficiali che profonde, e grazie alle sue specifiche tecniche ci consente di valutarne in maniera precisa il grado di vascolarizzazione. La sua capacità di visualizzazione è tale che garantisce anche una buona visualizzazione in caso servano esami citologici o microbiopsie. Inoltre, l’impugnatura della sonda ha una conformazione che ne rende più agevole l’uso da parte dell’operatore e ridurre gli effetti del tunnel carpale, una caratteristica tutt’altro che secondaria: la mole d’affluenza in reparto ogni giorno è notevole, non è semplice garantire performance adeguate se chi lavora per questo importante scopo diagnostico alla lunga arriva stanco. Si tratta di un’ottima notizia: grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza abbiamo potuto rinnovare i nostri mammografi, ma per i motivi che dicevamo prima era fondamentale mantenersi al passo con una tecnologia che oramai si rinnova ogni anno e mezzo anche da un punto di vista ecografico. Insomma, la nostra si conferma una Unità Operativa fortunata perché le organizzazioni di volontariato ci vogliono bene e ci supportano con regolarità: si nota a prima vista entrando in reparto d’altronde, i lavori di umanizzazione degli ambienti, supportati anche dallo stesso IOR e inaugurati a inizio 2022, mostrano quanto ci teniamo a rendere un luogo solitamente connotato da paura e sofferenze il più accogliente e confortevole possibile, per accompagnare la donna nel suo cammino di prevenzione e cura».
Da Responsabile del Registro Tumori della Romagna, il dottor Falcini ha ricordato che «i tassi di adesione agli screening in Romagna sono del 78%: da quando è stato introdotto, questo test ha ridotto del 56% la mortalità tra chi vi si sottopone. Di quelle che aderiscono viene richiamata una donna su 327 nella fascia d’età tra i 45 e i 49 anni; una ogni 174 tra i 50 e i 69 anni; e una ogni 94 tra i 70 e i 74 anni. Questo non significa che chiunque venga richiamata presenta un tumore, ma semplicemente che vengono identificate problematiche che devono essere approfondite. Grazie a questi programmi l’incidenza delle patologie in fase avanzata si è ridotta del 26%: e ben sappiamo quanto la diagnosi precoce faccia la differenza non solo in termini di sopravvivenza, ma anche di impatto delle terapie per la qualità di vita della paziente. Il dato molto incoraggiante è quello relativo alla sopravvivenza, che va dal 90% al 93% sia per Rimini che per Forlì-Cesena che per Ravenna: questo significa che le nostre tre Breast Unit lavorano in maniera omogenea e con standard elevatissimi. Attualmente sono poco più di 9000 le donne che stanno seguendo un percorso di cura per tumore alla mammella a dieci anni in Romagna».
Il direttore generale IOR Fabrizio Miserocchi, ha confermato come «molto della lotta contro il cancro del prossimo futuro si giocherà sul tavolo della prevenzione e della diagnosi precoce: lavorare su terapie nuove, sempre più personalizzate, è sicuramente importante, ma è sull’intercettare le malattie in maniera sempre più tempestiva, quando le prospettive di sopravvivenza sono maggiori, che si gioca la partita decisiva. L’Istituto Oncologico Romagnolo ha dimostrato di credere molto a questa tematica, avendo donato quattro ecografi ad altrettanti Centri di Prevenzione Oncologica del nostro territorio: per noi è un piacere perché si tratta della miglior dimostrazione della concretezza di un motto, “vicino a chi soffre e insieme a chi cura”, che racconta di un impegno al fianco dei professionisti della cura, per agevolarne un lavoro che va a tutto beneficio della comunità. D’altronde i cittadini, scegliendo di fare una donazione allo IOR, giustamente si aspettano che quei soldi vengano impiegati per qualcosa che faccia una differenza reale: e cosa c’è di più concreto di un dispositivo che migliori le performance di un reparto già riconosciuto come d’eccellenza, come quello del dottor Falcini?».