Quando si sente parlare di “crisi abitativa” si pensa subito a Milano o a Firenze, non certo a una città di provincia come Forlì. Eppure, in questi ultimi anni, chiunque abbia cercato casa a Forlì si sarà accorto di quanto sia diventato difficile trovarne una. Chi perché studente, e vede di anno in anno il prezzo degli affitti di una stanza aumentare inesorabilmente; chi perché lavoratore in una città in cui una grande maggioranza dei proprietari affitta solo gli studenti; chi perché persona razzializzata che da ancora più tempo fatica a trovare casa a causa di pregiudizi e discriminazioni agite in base al colore della pelle.
Le cause alla radice di questo problema sono molteplici e negli ultimi 5 anni la situazione si è aggravata ulteriormente: non esistono progetti sull’abitare di medio-lungo periodo portati avanti dalle Amministrazioni; ci sono pochi alloggi di edilizia popolare pubblica e diversi di questi non possono nemmeno essere assegnati perché mancano i fondi per ristrutturarli, con una lista d’attesa che ammonta a 700 nuclei familiari, che avrebbero diritto ad una casa popolare oggi, ma sono costretti ad attendere anni.; ci sono studentati che offrono un numero di posti letto irrisorio rispetto alla popolazione studentesca del Campus di Forlì, che nell’ultimo anno accademico è stato il campus romagnolo con il più alto tasso di crescita degli iscritti. Tutto viene lasciato nelle mani del mercato, la casa non viene trattata come un diritto, un tassello fondamentale per poter condurre una vita degna, ma come un qualsiasi bene di mercato che risponde alle sole dinamiche del profitto, portando i prezzi per gli affitti a cifre sempre più inaffrontabili per le famiglie di lavoratori.
Contemporaneamente, in modo paradossale, si stima che siano circa 2.000 gli immobili privati lasciati sfitti in città, persone senza casa in una città piena di case vuote.
Nonostante queste premesse siano allarmanti, l’emergenza abitativa non sembra essere un problema sentito dall’Amministrazione comunale, che nonostante le ripetute richieste di avere delle occasioni di confronto e maggiore chiarezza per cominciare ad affrontare seriamente questa crisi, continua a fornire risposte vaghe e a confermare la totale assenza di una programmazione dell’abitare sul lungo termine. Il rischio è che senza un piano abitativo concreto, come successo in altre città universitarie come Bologna Padova Milano, il problema della casa inneschi una reazione a catena tale per cui gli studenti non trovano alloggi a prezzi ragionevoli, e i lavoratori devono trasferirsi altrove perché viene considerato preferibile lasciare gli immobili vuoti in attesa di poterli affittare a studenti facendoci maggiori guadagni, e spesso a condizioni capestro, senza ristrutturazioni e con canoni e spese oltre misura.
Visto l’immobilismo istituzionale di fronte a una situazione del genere, varie associazioni del territorio e cittadini che vivono sulla propria pelle le conseguenze della crisi abitativa in città hanno risposto all’appello di Forlì Città aperta e Udu e si sono riuniti in una presa di posizione collettiva che ha l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza allargata sull’argomento, sostenendo l’urgente necessità di un’apertura di un confronto e di un dialogo che ascolti le istanze della società civile e promuova un tavolo tra tutti i soggetti, primo fra tutti il Comune. Abbiamo quindi deciso di scendere in piazza sabato 13 aprile alle ore 17,00 in Piazzetta della Misura, per denunciare questa situazione preoccupante e rivendicare che la casa deve essere un diritto fondamentale per tutti, non una mera fonte di reddito nelle mani di pochi.
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