Tra poche settimane i turisti affolleranno le spiagge e tra loro ci saranno anche molti romagnoli, sarà quindi interessante conoscere quali modifiche sono state introdotte in spiaggia riguardo la sicurezza e la tutela della loro salute. La giunta regionale dell’Emilia-Romagna con la delibera 2594 del 9 febbraio 2024 ha recentemente modificato alcuni articoli dell’Ordinanza Balneare vigente apportando alcune modifiche che hanno suscitato polemiche e proteste da parte dei marinai di salvataggio. Oggi sul Resto del Carlino un ottimo articolo di Manuel Spadazzi approfondisce questa polemica. Ma vediamo quali cambiamenti sostanziali sono stati fatti in merito al prolungamento dell’attività balneare, nonché alla regolamentazione del servizio di salvamento.
“L’attività balneare comprende, tutti i giorni feriali, festivi e prefestivi a partire dall’ultimo fine settimana (sabato e domenica) di maggio fino al secondo fine settimana (sabato e domenica) di settembre e comprende inoltre i giorni di sabato e domenica del terzo fine settimana di settembre. Durante tale periodo deve essere assicurata l’apertura delle strutture e degli impianti balneari e devono funzionare, presso le strutture balneari e gli impianti, i servizi di salvamento”.
Si è dunque allungata leggermente la stagione di servizio vigilanza obbligatorio introducendo un fine settimane in più a settembre (il terzo). Di fatto un cambiamento esiguo. Più rilevante è stata invece la modifica inerente alla pausa pranzo dei marinai di salvataggio. In passato quasi ovunque la sospensione dell’attività durante la pausa pranzo era totale, che tradotto significa che in quel lasso di tempo non erano presenti salvataggi in servizio di vigilanza. Zero. In poche altre spiagge invece, attraverso un’integrazione dell’Ordinanza Regionale da parte di qualche sindaco, veniva istituito il “mezzo servizio”, cioè durante il pranzo a turno, metà dei salvataggi effettuava la pausa mentre l’altra metà continuava il servizio di vigilanza. Ciò che in pratica adesso la Regione ha deliberato e reso obbligatorio per l’intera costa romagnola ove si adotta il servizio di vigilanza collettivo: “Attivare un efficiente servizio di soccorso e salvamento nel periodo di attività balneare, negli orari 9:30-18:30 senza sospensioni di attività. In caso di servizio collettivo di salvamento, è consentito che dalle 12 e 30 alle 14 e 30 il servizio sia assicurato a rotazione fra le postazioni contigue purché almeno in una postazione su due consecutive il servizio sia presente, al fine di consentire una pausa non superiore ad un’ora per il recupero psico-fisico degli addetti al salvamento”.
Con quest’ultimo cambiamento accade, e da qui le proteste dei salvataggi della cooperativa bagnini di Rimini, che in quelle due ore il salvataggio di turno dovrà vigilare su un fronte mare di 300 mt anziché 150 mt, ed in caso d’intervento il collega più vicino, che normalmente lo andrebbe ad aiutare ed assistere, dovrà percorrere una distanza maggiore. La replica a queste legittime osservazioni che modificano oggettivamente la qualità e la tempistica d’intervento, nonché aumentano la difficoltà nel controllo visto il raddoppio dello spazio da vigilare, è rappresentato dall’obbiezione che in quell’orario “la presenza dei bagnanti è limitata”. Ma è forse l’affermazione di Mauro Vanni, presidente dei Balneari di Oasi, a sorprendere un po’. Infatti sul Carlino con un po’ di arroganza e scarsa sensibilità sul problema sicurezza dichiara: “All’ora di pranzo c’è poca gente che fa il bagno, cambia poco 150 o 300mt. I marinai di salvataggio dovranno garantire la loro presenza, ma non saranno più responsabili di prima. Non sta a loro determinare come si fa il servizio”.
L’aggettivo “poca” lascia il tempo che trova nei fine settimana, ad agosto o in zone adiacenti le spiagge libere, in aree con campi da beach frequentate da molti giovani lungo una costa, ricordiamolo, di 90 km disseminata di migliaia di alberghi e appartamenti turistici. Tra 150 mt e 300 mt di fronte da controllare in realtà cambia molto, perché raddoppiano le distanze per un eventuale intervento al “confine”. Si dimezza l’area a destra e a sinistra della torretta in cui gli occhi che vigilano sulla zona “comune” con il collega passa da 4 a 2 occhi. Il fatto poi che è scontato che i salvataggi dovranno garantire la loro presenza come se fossero dei bidelli e che quindi è certo che non ci saranno mai casi d’intervento è al quanto risibile. Che abbiano poi meno responsabilità lo è ancora di più, lasciando intendere che non cambia nulla dal punto di vista penale. In realtà cambia molto dal punto di vista pratico perché raddoppiando lo spazio da vigilare, dimezzando l’eventuale aiuto di collaborazione in caso d’intervento aumenta per forza la responsabilità dei salvataggi nel perseguire al meglio la sicurezza dei bagnanti. Infine, che non stia a loro determinare come si fa il servizio, denota una certa arroganza nei confronti di chi invece, è un professionista della sicurezza dei bagnanti ed ha tutto il diritto di esprimersi in caso ritenga che certe modifiche sostanziali di un servizio a loro tutela, sia peggiorato in materia di efficienza.
È oggettivo però che il sistema “passato” abbia anch’esso profili discutibili, la totale assenza dei salvataggi in pausa pranzo, sebbene venisse segnalata ed informata la collettività, non modificava certo il fatto che in caso di malori in spiaggia o in mare, non vi fosse nessuno degli addetti qualificati per tali interventi. Anche se mi avvisi che andrai a pranzo ed ho un infarto o un malore in acqua non risolve il problema. Quale sia meglio dei due sistemi lo lascio decidere a voi. Ma il punto cruciale è che la soluzione che taglia la testa al toro non viene presa in considerazione dalla Regione che invece avrebbe gli strumenti legislativi per farlo ma che non persegue per evitare proteste dal comparto imprenditoriale balneare. Dato che di pagare ulteriore personale che copra la pausa pranzo a “pieno regime” i bagnini non ne voglio sapere e la Regione non ha il coraggio di regolare la questione obbligandoli comunque ad avere la vigilanza “sempre”, fino ad oggi si sono adottati due sistemi entrambi lacunosi in materia di efficienza e tutela della sicurezza delle migliaia di turisti della costa romagnola.
Giorgio Venturi