Crisalide Forlì Festival XXXI edizione

Crisalide Forlì Festival

Dal 23 al 25 agosto nella cornice agreste del Giardino di Gualdo in prossimità del fiume Bidente tra San Colombano (frazione di Meldola) e Gualdo (Strada Gualdo-Ribatta 7), prende avvio, con dieci debutti, tutti site-specific, la prima parte della 31° edizione di Crisalide Forlì Festival, il festival di teatro, danza, musica, filosofia, organizzato dalla compagnia Masque teatro, con la direzione artistica di Lorenzo Bazzocchi ed Eleonora Sedioli (Masque Teatro) e Sara Baranzoni, studiosa di arti performative e filosofia. “Il tema /titolo Azioni Antigravitazionali – precisa il co-direttore artistico Lorenzo Bazzocchi – ci ricorda che, in ultimo, solo il gesto poetico può divenir antidoto ad un potere soverchiante”.

Nella giornata di venerdì 23 e in replica sabato 24 e domenica 25, 13 formazioni artistiche propongono 13 lavori – 10 sono debutti – pensati esclusivamente per il luogo che li accoglie, in un percorso teatrale suggestivo e coinvolgente in un luogo agreste sulle rive del fiume Bidente. A dirigere l’orientamento di questa “poetica dello spostamento” è un boschetto di noci posto sulla riva del fiume Bidente, poco distante da una vecchia casa colonica romagnola, da cui si parte e che funge da base e accoglienza.

Si parte alle 17.00 dalla casa colonica di Giardino di Gualdo, con il nuovo progetto di Francesca Proia, Presenza comune. Atto unico yogico, che accoglie gli spettatori e li invita a sperimentare la lentezza per rifinire la percezione attraverso le tecniche dello yoga. Al termine il pubblico incontra il filosofo Paolo Vignola e la studiosa di arti performative Sara Baranzoni con la quarta edizione del progetto Fuorilogos, un breve contatto prima di incamminarsi verso il boschetto di noci. Attirati dai suoni di Demetrio Castellucci, gli spettatori si pongono dinnanzi a Echo Dance Of Furies di Dewey Dell, breve performance in prima nazionale sulle potenze oscure in grado di destabilizzare il destino e la natura. Proseguendo, al limitare del boschetto, gli spettatori incontrano Opera Bianco, con il suo nuovo lavoro, in prima nazionale, T dispositivo coreografico site specific con cui indagano la figura del Trickster.

A poca distanza, le note della chitarra della musicista e performer Alos (Stefania Pedretti) della sua composizione ad hoc Ritual IV Strings from the Earth – ninna nanna doom con sottofondo di cicale – spingono gli spettatori ad addentrarsi e a raggiungere il greto del fiume per ritrovarsi di fronte ad una scena composita: dall’ansa del fiume avanzano i danzatori di gruppo nanou in Specie di spazi [giardino], progetto coreografico in prima nazionale che mette al centro l’uso e la messa in discussione dello spazio scenico attraverso la costruzione di spazi fisici e coreografici interconnessi; mentre al centro, dove il fiume si acquieta, una zattera arenata porta i corpi di alcuni naufraghi (il riferimento è al dipinto ad olio La zattera della medusa (Le Radeau de la Méduse) di Théodore Géricault) e da qui si stacca il corpo di Eleonora Sedioli (Masque teatro) ad ingaggiare una lotta con un tronco alla deriva, sorta di coacervo di memorie sepolte e rimossi che non tornano più, nel lavoro in prima nazionale E di tutti i volti dimenticati.

In lontananza, da un accampamento nomade posto sull’altra riva del fiume, giungono i richiami poetici di Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni di Ateliersi nel nuovo lavoro in prima nazionale dal titolo Sul ghiaccio ci sono bellissime foglie che paiono di cristallo, che si proietta in un futuro in cui sono state superate alcune delle crisi che oggi compromettono la possibilità di permanenza della vita sulla Terra. La zattera prosegue il suo lento cammino: va a sfiorare Cristina Kristal Rizzo in 10 titoli – evento unico per la 31 edizione di Crisalide – a dipingere con le sue posture il paesaggio di eriche e di erbe selvatiche, mentre una famiglia di anatroccoli naviga sull’acqua e si immerge, fino ad arenarsi di fronte allo “scavo” di Roberto Magnani (Teatro delle Albe), intento al suo Malpelo – Primo scavo, affondo intorno al capolavoro di Giovanni Verga.

Il gruppo di spettatori lascia quindi il greto del fiume e sulla strada del ritorno si imbatte nella danzatrice e coreografa Stefania Tansini in Cose che si fanno al buio (prima nazionale) e, successivamente, viene attratto dal richiamo di due civette, come amano chiamarsi i due talentuosi contrabbassisti Giacomo Piermatti e Rocco Castellani. A sole già tramontato, sul finire delle ultime lingue di luce, tutti al campetto davanti alla casa per incontrare le visioni di Nicola Galli con Il mondo altrove: una storia notturna, creazione coreografica in forma di rituale danzato, liberamente ispirato ai rituali indigeni dell’America del Sud, ai simboli e alle tradizioni del teatro Nō giapponese. E, infine, sul retro della casa, Mara Oscar Cassiani a chiudere la serata con i suoi Tarocchi degli Algoritmi.

Intorno alle 22.00, con luna gibbosa crescente, la serata prosegue ai tavoli di una inventata osteria campestre per un meritato ristoro, condotto magistralmente da Tommaso Carabelli del gruppo romano di cuochi indipendenti denominato Rancho. Inoltre, in esposizione permanente al giardino di Gualdo, per tutte le giornate del festival, la nuova opera scultorea ideata da Migra Land Art (Matteo Lucca e Oscar Dominguez) in collaborazione con i ragazzi della comunità terapeutica Papa Giovanni XXIII di Fornò collocata all’interno del progetto di land art Animali dentro.

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