1974, cinquant’anni fa. Nasce l’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia-Romagna. È un’idea visionaria nata dalla mente di poche persone: il presidente della giunta, Fanti, Andrea Emiliani, l’assessore Pescarini e pochi altri. Primo presidente: uno straordinario geografo romagnolo, Lucio Gambi. Lucio resta in carica poco più di un anno. Ha un’idea rivoluzionaria: l’analisi geofisica, idrologica e paesaggistica deve condizionare la pianificazione.
Egli non prevede i cambiamenti climatici, ma conosce da dove veniamo e quanto siano fragili la nostra pianura e il nostro Appennino. Dura poco in Regione. Tutti i partiti non lo vogliono. Torni all’università e si levi dalle scatole. Il consumo di suolo è una delle chiavi del consenso, dopo tutto. Che cosa direbbe, oggi, Lucio? Una voce come la sua ci manca. Tanto.
Roberto Balzani