“Gli invasi e le casse di espansione funzionanti in Emilia-Romagna sono 15, 11 in Emilia e 4 in Romagna. Per un territorio che conta più di un terzo della popolazione di tutta la Regione, le opere idrauliche per ridurre la portata durante le piene di un corso d’acqua sono molto meno della metà”. Lo ribadisce il candidato alle elezioni regionali per Fratelli d’Italia, Massimiliano Pompignoli, facendo riferimento alla risposta fornitagli a un’interrogazione dal sottosegretario, Davide Baruffi.
“Il disequilibrio nella distribuzione di queste infrastrutture ‘salva vita’ è evidente – attacca Pompignoli – oltre a rappresentare l’ennesima testimonianza di una politica emiliano-centrica, la risposta del sottosegretario Baruffi ci offre una drammatica fotografia della Romagna dal punto di vista della prevenzione del rischio idrogeologico e della gestione delle emergenze. Lo abbiamo visto in Veneto ma anche in Emilia, nel parmense. Le casse di espansione possono fare la differenza e scongiurare disastri durante le piene. Il fatto che la Regione ne abbia in progettazione altre venti, 11 in Emilia e 9 in Romagna, non rappresenta un’attenuante e soprattutto non ci conforta. Anche perché, sono anni che si parla di questi cantieri. I tempi per realizzare una cassa di espansione sono molti lunghi, a cui vanno sommati quelli per la progettazione. L’emergenza in Romagna, invece, è di oggi. Lo abbiamo visto con l’ondata di maltempo a settembre e i danni nel faentino e nell’entroterra forlivese”.
“In Emilia-Romagna c’è un problema di progettazione e gestione delle risorse – aggiunge Pompignoli -. In cinquant’anni di governo, la sinistra non è riuscita a mettere a terra un piano strutturato di prevenzione del rischio idrogeologico e cura del territorio pur avendo le risorse in tasca. La stessa Corte dei Conti lo ha ribadito recentemente; dei 2,9 miliardi stanziati dal governo nel 2023 contro il dissesto idrogeologico, la Regione ne ha investito solo il 10%. C’è poi, come detto, un disequilibro oggettivo nella distribuzione delle casse di espansione, comprese quelle in cantiere. Non è possibile che in Romagna ce ne siano solo 4 e in Emilia quasi il triplo. I cittadini, emiliani e romagnoli, sono tutti uguali e su questo c’è molto da lavorare per il futuro”.