
Siamo in Corso della Repubblica 107 a Forlì, oggi. Nel 1882 n° 43. Ma quanti nomi ha cambiato questa strada con il passare del tempo! Nel lontano passato era Borgo Cotogni, poi Borgo Pio, poi Vittorio Emanuele, poi Ettore Muti ed infine della Repubblica. Conduceva e conduce da quella che allora era Porta Cotogni alla Piazza centrale. Un tempo su ambedue i lati si addossavano loggiati di tipo medioevale. La loro demolizione avrebbe riallineato le case e consentito la ricostruzione delle facciate dei palazzi. Il tutto avverrà a Restaurazione in atto e precisamente dopo il 15 aprile 1814 quando Pio VII (Gregorio Chiaramonti, cesenate) di ritorno dalla prigionia francese si ferma a Forlì. Immediatamente avviene un cambio di intitolazione dei luoghi cittadini e così Borgo Cotogni diviene Borgo Pio e la porta, Porta Pia, che successivamente abbattuta diventerà barriera Vittorio Emanuele dopo l’unità, e nel 1927/30 verrà sostituita dai due palazzi gemelli (Cesare Bazzani). Intanto veniva realizzata anche la demolizione dei portici di cui sopra. In primis quelli del lato sinistro. Intanto nel 1722 viene costruito Palazzo Merenda, su progetto di Giuseppe Merenda, come Ospedale della Casa di Dio per gli infermi. Nel 1922 l’ospedale viene destinato ad ospitare biblioteca, pinacoteca e musei civici. Oggi è chiuso.
Così avrei voluto iniziare il mio piccolo lavoro su questo palazzo. Non mi è stato possibile perché le mie ricerche all’Archivio di Stato e in Biblioteca non hanno avuto alcun risultato. La damnatio memoriae di questo edificio è ben presente! Non è bastato il nome dell’illustre personaggio lodato e arcilodato Comm. Angelo Masini, tenore famosissimo, a salvarlo dall’oblio! Eppure proprio qui, in questo edificio, il suo Palazzo, il 28 settembre 1926 muore il tenore. Non mi è stato possibile trovare l’anno di costruzione, né chi lo abbia progettato. Per approssimazione posso dire il 1880, forse, perché nel 1882 vi abitava già il padre del tenore, Stefano. Tutti quelli che hanno scritto prima di me hanno parlato di quattro casette lungo l’asse del Corso che hanno costituito l’area sulla quale è nato il palazzo. Tutto il lato sinistro del corso fino alla porta era però segnato da una fila ininterrotta di casette con orti e piccoli giardini. Ma dov’erano le famose quattro casette? Alle loro spalle fino a Via G.Regnoli, e al suo prolungamento che nel tempo passato si chiamava Via S.Lazzaro, vi era un grande orto di proprietà Masini che successivamente, come sappiamo, darà origine ad una lottizzazione con tante, tante villette (anni 30).
Tutti i contemporanei del tenore si rammaricavano che lui da Schiavonia si fosse trasferito in questo palazzo, non sarà stato per caso un gesto di invidia conclamata? Tutti sappiamo dov’è nato il tenore, in via Paccaglia, così dice la lapide, ma c’è anche via del Pozzo e non sappiamo esattamente dove è nato (1870) il figlio Edgardo, sì in Borgo Schiavonia al n° 79 , ma non c’è il nome della strada. Così nello Stato Civile. Ma se le date non ci confortano rimane però l’edificio che senz’altro è cambiato dal momento della sua nascita ad oggi. Non sappiamo, perché a noi è risultato impossibile sapere, di quanti piani doveva essere. Lo vediamo oggi assoggettato indubbiamente a molte trasformazioni. Di qualche piano più alto soprattutto per quanto riguarda il lato su Via Fortis. Infatti se oggi su Corso della repubblica, escludendo il piano terra, è alto due piani e largo per 6 finestre, come nell’angolo all’inizio di Via Fortis. Lungo questa strada diventa invece di tre piani sempre per 6 finestre. Si allunga fino all’incontro con Via Fronticelli Baldelli, quindi occupa un notevole spazio, con un grande cortile.
In una vecchia foto del dopoguerra c’è l’immagine di una folla assiepata davanti al Circolo Mazzini, al “nostro” Palazzo e nell’area che successivamente sarà occupata nel 1957 dalla Fondazione Garzanti dell’Arch. Gio Ponti. Del palazzo si nota l’altezza che gira l’angolo con Via Fortis di due piani, sempre escludendo il piano terra. L’edificio su Fortis invece è solo di un piano, quindi più basso del principale. Oggi come abbiamo già detto è invece di tre piani, quindi più alto del corpo principale. Questo oggi nel suo fronte non ha più nove finestre, bensì sei, perché il lato sinistro con tre finestre è stato venduto ed è diventato un’altra casa. Tutto questo per quanto riguarda dimensioni e altezze. Voglio però soffermarmi un attimo sull’estetica. I motivi stilistici di gusto neoclassico di fine Ottocento si trovano semplificati sul fronte principale e su quello laterale.
Abbiamo quindi il motivo delle lesene con capitello a fianco delle finestre che nel piano nobile dove la finestra centrale è contrassegnata dalla presenza del balcone con la balaustra formata da colonnine tornite ed evidenzia l’ingresso principale, tutte le altre sono contraddistinte da una cornice ad arco con al centro un piccolo concio che ricorda un trapezio rovesciato. Troveremo questa caratteristica anche nell’architettura razionalista, vedi l’arch. Cesare Bazzani nella Casa del mutilato Nel piano superiore con il proseguimento della linea verticale delle lesene abbiamo a fianco di ogni finestra due bassorilievi che rappresentano figure femminili, due cariatidi, che si ergono sopra una stele che le prolunga verso l’alto. Hanno le braccia raccolte dietro i fianchi. La linea orizzontale dei marcapiani è sagomata a dentelli.
La stessa immagine architettonica e stilistica, comprese lesene e cariatidi, prosegue nell’angolo con via Fortis per una larghezza di quattro finestre. L’illuminazione serale rende merito a questo edificio e alle sue caratteristiche. Io, con il poco materiale raccolto, penso di aver ugualmente descritto in modo abbastanza corretto ed esauriente questo storico edificio. In chiusura voglio esprimere un ringraziamento doveroso a Paolo Casadei discendente di una famiglia famosa qui nella nostra città. È figlio di Edel, oggi centenario, e nipote del famoso Telemaco concessionario Guzzi, con officina proprio in questo palazzo.
Agostino Bernucci