
«La riforma attesa da 30 anni sbandierata nei giorni scorsi dalla deputata di FdI Buonguerrieri è un’operazione di marketing, volta a nascondere le vere intenzioni del suo partito rispetto alle aree interne, ossia accompagnarle allo spopolamento e ampliare le aree di caccia. Col Ddl “Montagna” che diventa legge, si adornano con un nome nuovo risorse in realtà già stanziate, e si aprono fronti pericolosi su ambiente e fauna. La legge infatti non stanzia nuovi fondi, ma utilizza il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane creato con la legge del 2021, e per molti capitoli ribadisce “nel limite delle risorse a legislazione vigente” e “senza nuovi o maggiori oneri”. È una legge spot, una legge-cornice, ma senza benzina non si va lontano. Il punto più grave riguarda ambiente e fauna: con l’articolo 15 infatti si cancella il perimetro di tutela storicamente fissato e si apre la caccia ad aree cruciali per gli animali migratori, riscrivendo il divieto generale sui valichi montani. È un regalo alle lobby della caccia che ignora scienza e biodiversità» è il commento di Avs e Fondamenta.
«Le argomentazioni di Buonguerrieri sulle aree interne sono poi fuorvianti e ipocrite, se considerate alla luce del Piano Strategico Nazionale Aree Interne presentate dal governo che sostiene. Con il PSNAI 2021–2027 il governo Meloni si pone l’obiettivo esplicito di accompagnare molte aree interne del paese verso uno “spopolamento irreversibile”: un’impostazione politica che quindi normalizza l’abbandono di interi territori, in contraddizione con la Costituzione. Buonguerrieri lo sa benissimo, e non ha mai nulla per contrastare queste scelte del suo governo. Come Fondamenta AVS abbiamo depositato una mozione che si oppone a queste scelte del governo che Buonguerrieri tenta di nascondere dietro a una legge sulla montagna che è fumo negli occhi. La mozione chiederà alla giunta di attivarsi ad ogni livello per richiedere: riformulazione del PSNAI con processo partecipato e stop alla logica dello “spopolamento irreversibile”; risorse aggiuntive vincolate a sanità territoriale, scuola e trasporti; tutela della biodiversità (no deroghe su valichi e grandi carnivori); connettività e servizi essenziali; strumenti anti-spopolamento. Le montagne e le aree interne non chiedono slogan, ma vita e futuro, e dunque diritti, investimenti veri, e partecipazione delle comunità» concludono.