Nella giornata odierna è stata ricevuta, tramite messaggio privato indirizzato al canale Instagram di Caproni – Le Ali della Romagna, una documentazione fotografica inviata da un esploratore urbano follower del blog. Il materiale mostra con chiarezza il cedimento quasi totale della sezione terminale del tetto collegata direttamente alla facciata principale dello stabilimento e il posizionamento di un’anomala piastra di ancoraggio in una parte dello stabilimento non ancora crollata e quindi ora la domanda sorge spontanea “vogliono distruggere anche quel poco che è rimasto?”
La zona crollata si tratta di un’area che, fino a pochissime settimane fa, non presentava segnali di cedimento strutturale e che veniva considerata “stabile”. La stessa zona, secondo segnalazioni pervenute da un altro follower del blog, risultava ancora nelle condizioni consuete sempre fino a poche settimane fa. L’insieme di questi elementi evidenzia che il crollo è avvenuto in un arco temporale molto recente e in concomitanza con i lavori attualmente in corso sulla facciata. Tale facciata è da mesi oggetto di interventi che destano crescente preoccupazione e indignazione a causa della modalità con cui vengono condotti. Va inoltre segnalato che poco più di due settimane fa è stata effettuata una rimozione delle macerie relative al crollo dell’agosto 2019, spinte verso il retro della fabbrica.
L’accumulo di azioni imprecise, unite ai danni che emergono progressivamente, impone una valutazione rigorosa degli effetti degli interventi in corso. La situazione assume particolare gravità in quanto lo stabilimento Caproni è un bene demaniale dello Stato italiano, sottoposto a tutela e vincoli di conservazione, e l’intero intervento attualmente in atto risulta finanziato con fondi pubblici.
Sono quindi in gioco doveri e responsabilità precise, disciplinate da diversi decreti legge, relativi al danneggiamento del patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, che prevedono sanzioni amministrative, pene detentive, la confisca del bene e il risarcimento dei danni provocati. Va sottolineato che la ditta attualmente gestisce e risponde della Caproni, assumendosi quindi la piena responsabilità per quanto accade.
Si segnala inoltre che, nella settimana precedente al crollo, quasi tutte le finestre della facciata, incluse quelle della sezione oggi interessata dal cedimento, sono state chiuse con pannelli di legno. La circostanza solleva ulteriori dubbi sulle operazioni condotte, poiché le cause plausibili del cedimento possono essere ricondotte a vibrazioni prodotte dal passaggio e dall’utilizzo dei mezzi meccanici impiegati nel cantiere o ad interventi eseguiti direttamente sulla muratura, tali da aver indebolito le strutture portanti e compromesso la stabilità delle travi del tetto. Indipendentemente dalla causa specifica, il quadro che emerge è quello di un deterioramento accelerato, incompatibile con la definizione di “messa in sicurezza” associata all’intervento.
Amin della Caproni