«Alla vigilia di “Forlì che brilla”, il Partito Socialista Forlivese ritiene necessario offrire una riflessione sincera sullo stato del centro storico. Una riflessione che non nasce da contrapposizioni politiche, non sarebbe né corretto né utile, ma dall’osservazione quotidiana della città reale, quella che vive oltre le iniziative temporanee e oltre le cornici luminose. Parliamo perché conosciamo ciò che accade nelle strade del centro: chi scrive lavora ogni giorno in piazza e frequenta il centro forlivese. E ascolta commercianti, professionisti, persone che attraversano il cuore della città con la speranza di ritrovarvi vitalità. E sono proprio loro, prima della politica, a descrivere un problema che non può più essere ignorato: una piazza elegante, curata, ma sempre più vuota; un centro che illumina, sì, ma che non trattiene. Molti cittadini hanno definito questa situazione con parole semplici e dirette: il centro è morto. Allo stesso tempo molti cittadini attribuiscono il disagio alla presenza di gruppi marginali, spesso collegati al tema dell’immigrazione. È un sentimento reale, che va ascoltato, ma non può essere interpretato come causa unica. Va interpretato in senso politico. Le persone percepiscono degrado, bivacchi, stazionamenti, confusione. Ma ridurre tutto all’identità dei presenti significa ignorare il nodo vero: la marginalità cresce dove lo spazio pubblico non è governatorato. È un problema di assenza di alternative, di assenza di regole, di assenza di presidio» si legge in una nota del Partito Socialista Federazione di Forlì.
«Se un luogo non è governato qualcuno lo occuperà. E allora la politica fa due errori: colpevolizza che occupa i vuoti e dimentica di chiedersi perché quei vuoti esistono. È la città che non è stata pensata e la politica deve assumersene la responsabilità storica. Il dibattito sul declino del centro di Forlì non è nuovo. Il problema non è di oggi e non è di una parte. Forlì ha attraversato amministrazioni diverse e con colori diversi, eppure il risultato è sempre stato lo stesso: il centro si è svuotato, di negozi, di abitanti, di funzione, di identità. In urbanistica il vuoto non è mai neutro: il vuoto è una scelta mancata. E nel periodo natalizio Forlì mostra il suo lato più fragile: strade illuminate che rivelano rivelano la solitudine degli spazi. “Forlì che brilla” è un’iniziativa gradevole, ben realizzata, capace di offrire un’atmosfera suggestiva, ma che segnala ciò che resta in ombra nonostante le luci: la mancanza di presenza, di funzione, di vita. Il fenomeno non riguarda solo Piazza Saffi. Le vie limitrofe, via delle Torri, corso della Repubblica, corso Garibaldi, e molte delle arterie secondarie, rimangono spesso deserte, con attività che resistono in un contesto sempre più fragile. Una condizione che diventa ancora più evidente quando si osservano altre città romagnole, dove i centri storici, anche nei giorni feriali, mostrano una vitalità diversa, una maggiore continuità di presenze e di occasioni. La tradizione socialista riformista ci ricorda che la città non è una scenografia: è una comunità» continuano i socialisti forlivesi.
«E un centro storico vive quando è attraversato da persone, lavoro, cultura, relazioni; non quando si accende solo in occasione degli eventi. La politica, nel suo significato più autentico, ha il dovere di leggere questi segnali, di ascoltare la città reale e di proporre una visione. Senza visione, ogni luce resta una parentesi. Servono scelte politiche chiare. Per questo il Partito Socialista forlivese richiama alcune priorità. La rigenerazione del centro di Forlì deve partire dal ritorno dei residenti, perché una città senza abitanti nei propri luoghi centrali non può che spegnersi. Occorre rendere accessibili gli immobili sfitti, incentivare giovani coppie e studenti a tornare a vivere in centro, favorire forme di abitare sostenibile e collaborativo. È necessario restituire ai giovani spazi veri, non occasionali: sale studio, coworking pubblici, luoghi di aggregazione quotidiana che non siano episodici. Forlì ha bisogno anche di un polo di attrazione costante, un luogo riconoscibile e accessibile che generi movimento e presenza, non soltanto nei fine settimana o durante gli eventi» argomenta il PSI forlivese.
«La riconversione degli spazi commerciali sfitti è un altro nodo decisivo: anche iniziative temporanee, se ben coordinate, possono restituire movimento e curiosità, rompendo la sensazione di abbandono. Infine, la gestione dello spazio pubblico richiede continuità: sicurezza intesa come presenza e o riorganizzazione, mediazione culturale, regole coerenti e visione urbanistica. Non intendiamo attribuire responsabilità di parte. Parliamo per quello che siamo: un partito con una storia importante, che ascolta il territorio e si assume la responsabilità civile di dire ciò che vede. E ciò che vediamo è semplice e, allo stesso tempo, decisivo: “Forlì che brilla” è una cornice piacevole, ma non colma il vuoto che permane oltre la piazza. La città merita più di una luminosità temporanea: merita un progetto che riporti vita, persone, identità. Forlì merita che questo sguardo non venga distolto. Merita una strategia. Merita una visione. Merita un centro storico che torni a essere ciò che è sempre stato: il cuore vivo della comunità, non un deserto illuminato» concludono.