Oz l’è la Dmenga (Oggi è domenica), mi son svegliata tardi, ho mangiato i tortelli con il ragù e ho fatto il cambio dell’armadio, che tanto fuori è brutto e non si può far niente. E mentre tiravo fuori i maglioni e mettevo via le canottiere mi è venuto in mente quanto erano belle le domeniche quando ero piccola. Io abitavo in campagna e già questo era un valore aggiunto. Ai miei tempi i cartoni li davano ad orari precisi ed erano dei cartoni dell’oscia mica i Telecosi che fanno “Ciaciao”! Ma dei cartoni ve ne parlerò un’altra volta perchè ho una camionata di ghiaia da togliermi dalle scarpe, non un sassolino!
Stavo dicendo, gli orari dei cartoni, ecco… le domeniche di una volta iniziavano con i cartoni alle 6 e mezza o giù di lì, prima davano quelli brutti, poi alle 8 c’era l’esplosione delle serie più belle. A me mi è sempre piaciuto dormire e l’unica cosa che mi tira giù dal letto è la fame. Io la mattina son pericolosa! Potrei mangiarmi anche le gambe del tavolo. Ed ero così anche da piccola. Siccome tutta la settimana dovevo fare colazione con l’imbuto per correre a scuola che “per comodità” era a 20 km da casa mia, la domenica univo l’utile al dilettevole, mi alzavo facevo colazione come si deve e guardavo i cartoni. Vi sarete fatti l’immagine di una bambina che si alza e sta tutta sola in cucina…giusto? E invece no!! A casa mia eravamo in tanti, mia mamma, mio babbo, io, mia nonna (la mamma di mio babbo) e lo zio di mio babbo. Poi è arrivato anche mio fratello.
Mia nonna nelle domeniche di una volta si alzava alle 5,00. Si vestiva e scendeva in cucina. Accendeva la stufa a legna e ci metteva su il pentolone del latte. Quindi io scendevo in una casa già sveglia e mi preparavo la mia tazza di latte col nesquik, prendevo su il bidone dei biscotti e mi mettevo in salotto davanti all’unica televisione di casa (che la televisione aveva ancora un significato aggregativo). Intanto la mia nonna incominciava a cucinare il menù tipico della domenica che era così composto:
Pizzette fatte con il pan carrè, un po’ di pomodoro, la mozzarella, un’acciuga e l’origano
Cappelletti in brodo, Lesso, Coniglio arrosto, Purè.
Di dolce se la vuoi ho fatto la ciambella o se no c’è il budino, se no ti arrangi. So che state pensando che per 5 persone era troppa roba ma noi siamo una famiglia di origini montanare e non eravamo mai solo 5. Di solito venivano a turno i fratelli del mio babbo con le famiglie, quindi per me era una festa perchè arrivavano i miei cugini ed era meglio che andare alle giostre! Ma torniamo un attimo alla mattina. Oltre ai profumi della cucina si respirava uno splendido profumo di attesa. Mio babbo si svegliava, veniva giù in pigiama, faceva colazione, litigavamo per il controllo del telecomando poi io piangevo e allora me lo lasciava, poi usciva a fare qualche lavoro attorno a casa, mia mamma si alzava e iniziava le grandi manovre al comando dell’aspirapolvere che faceva il rumore di un concorde in fase di decollo (io intanto immaginavo i dialoghi dei miei beniamini). Intanto il purè era pronto e a me in tutto questo era tornata una gran fame quindi verso le 10:30 facevo merenda leccando il cucchiaio del purè e poi rituffandolo nel pentolone per poterlo rileccare a mò di gelato. A mezzogiorno in punto sbarcavano dalle macchine i parenti, la tavola era già apparecchiata e tutti stretti stretti ci mettevamo a mangiare.
Era bello, non si capiva niente, i grandi parlavano e noi bambini (sistemati strategicamente lontani in modo che non potessimo nuocere più di un tot) ci facevamo le boccacce e ridevamo molto. Una volta ottenuto il “rompete le righe” fuggivamo nel corridoio (io non avevo una camera mia, per cui il corridoio era il luogo dei giochi quando il salotto era invaso) e iniziavamo a giocare. Ci bastavano 4 fogli di carta per divertirci e inventare mondi diversi e progettare il futuro e giocavamo fino a sfinirci. Le domeniche erano lunghe e bellissime. Poi si cresce e la domenica per me era il giorno in cui andavo a ballare e avevo il mio da fare ma questo ve lo racconterò più avanti che ancora non siamo mica così tanto in confidenza! E vuitar s’el ch’a fasì la dmenga (E voialtri cos’è che fate di domenica)? S’aviv magné oz??? (Cosa avete mangiato oggi)? Un bès.
La Rossa
Articolo tratto dalla pagine Facebook “Sa fet a qué?”