Non è la squadra più facile da affrontare, soprattutto provenendo da due sconfitte pesanti come quelle degli ultimi due turni di campionato; questa è la PMS Torino che ospiterà Forlì nel turno infrasettimanale di giovedì sera. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che i ragazzi biancorossi non avranno niente da perdere in questa gara e quindi potranno giocare con testa e cuore leggeri al cospetto di una squadra costruita per le parti nobili della classifica e forse molto, molto di più.
Gli incroci storici fra Forlì e PMS Torino a livello di squadra non sono molti. Va però ricordato che sulla panchina della squadra della città della Mole siede lo stesso Stefano Pillastrini che fu l’ultimo allenatore a occupare la panchina forlivese nella massima serie, accadeva nel lontano 1996/’97 quando il basket forlivese era targato Libertas e la squadra portava il marchio Carne Montana.
La squadra torinese è una delle maggiori accreditate alla vittoria del campionato; l’inizio di stagione travagliato è dovuto principalmente agli infortuni che hanno attanagliato alcuni dei suoi giocatori cardine; quali l’americano Ronald Steele ex Montegranaro e Stefano Mancinelli in uscita da Cantù.
Il quintetto base dell’allenatore cervese è composto sugli esterni da Lorenzo Gergati ex Brescia e Varese e Massimo Chessa arrivato da Verona per trovare minuti di qualità. In due gli esterni della PMS Torino realizzano poco più di 24 punti a partita che uniti al contributo dell’ex Brescia Stevan Stojkov, che esce dalla panchina, non fanno però rimpiangere l’assenza del blasonato e talentuoso registra americano che è comunque dato sulla via del recupero.
Altro ruolo, altro amarcord per i tifosi forlivesi. Lo spot di ala piccola in quintetto base verrà infatti occupato da quel Marco Evangelisti che forse in pochi ricorderanno castigare Forlì, targata VemSistemi, con la maglia della Rubor Osimo.
In quella gara cinque, che io purtroppo ricordo benissimo, il buon Marco fece male a Forlì con suo tiro da tre punti; il nativo di Montevarchi, che in questo primo mese di campionato realizza più di 13 punti a partita, ha conservato e amplificato questa caratteristica letale del suo gioco: infatti tira da 3 con più del 36%.
Sotto le plance il livello di competitività della PMS Torino non si abbassa in contumacia Mancinelli; Jakub Wojciechowski e Valerio Amoroso non fanno rimpiangere l’assenza del mancato capitano azzurro ai recenti europei di Slovenia.
Il fratello buono degli Amoroso, per intenderci non stiamo parlando di Francesco quello che giocava Forlì, ma di Valerio che fino all’anno scorso giocava anch’egli a Montegranaro, è partito col botto; segna quasi 20 punti a partita, recupera quasi 10 rimbalzi e tira con quasi il 51% dal campo.
La luce all’ombra di un compagno di reparto così importante e dominante è veramente scarsa ma Wojciechowski si sta comportando come un girasole, è sempre alla ricerca di un raggio, in questo inizio di stagione sta tirando con più del 60% dal campo e realizza cinque punti catturando anche 3 rimbalzi.
La cosa che più risente della mancanza dei due big all’interno degli equilibri di squadra è rappresentata dalle rotazioni che sono ridotte all’osso; infatti con Chessa e Lorenzo Gergati all’interno dei primi cinque a Pillastrini non rimane granché cui attingere in caso di bisogno dalla panchina.
Di Stevan Stojkov e della sua esperienza abbiamo già parlato; dalla panchina granata, in questo momento piena di giovani quali ad esempio Viglianisi, Mascolo e Zanotti, esce anche Daniele Sandri che sta facendo piuttosto bene ritagliandosi spazi importanti in campo, (nell’ultima partita ha giocato più di 20 minuti…).
Il giovanotto in questo scorcio di stagione viaggia su cifre ragguardevoli, realizza quasi 10 punti, raccoglie quasi 6 carambole a partita e le sue percentuali di tiro sfiorano il 53%. Con il recupero dei Big anche la panchina diverrà una lama affilatissima nelle mani di Pillastrini aumentando la profondità di una squadra che sembrerebbe non alla portata di Forlì; fino ad allora i granata che dovranno fare di necessità virtù rimangono un Everest che pare impossibile scalare.
Valentino Piolanti