Ciao popolo di Romagna, lo so che mi avevate data per dispersa e stavate per avvertire le autorità e invece, come dice il buon vecchio Vasco, “io sono ancora qua, eh già”! Nell’ultimo mio post abbiamo parlato del Bar ma nessuno di voi si è accorto che mancava all’appello il personaggio cardine. Sì perché in ogni paesino ci sono almeno 2 o 3 bar (circolo dei comunisti, circolo dei repubblicani e bar neutro per non scontentare nessuno) e almeno in uno di questi 2 o 3 c’è lei, la barista romagnola.
Di solito è bella di una bellezza rustica, poco truccata, con un bel davanzale da gerani e tosta come un carabiniere! Sta in mezzo agli uomini con la naturalezza di una tagliatella nel ragù, parla di politica e di calcio, tiene i segreti come un confessore e ha la memoria di un computer della Nasa. Sì perché te entri e lei ha già pronto sul bancone “il solito” che sia il caffèd’orzointazzagrande o la cedrataallesettedimattina, lei non giudica e non consiglia, semplicemente ascolta e magari ti regala un Boero per tirarti su il morale.
La barista è un’istituzione quanto il bar e di solito la sua scollatura determina incrementi importanti alle vendite. La sua vita fuori dal Bar è un mistero, tanti pensano addirittura che fuori dal bancone lei nemmeno esista! Di rado si sa con certezza se ha marito e figli e il mistero fa scattare pettegolezzi e soprattutto la gara d’intorto tra i vitelloni del Bar e così il paese si tiene attivo! Con la barista ci provano tutti almeno una volta nella vita. Dai non fate quelle facce che tanto resta un segreto tra noi romagnoli! La barista è di solito la prima donna “non parente” che il maschio romagnolo frequenta e questo fa di lei la protagonista delle prime pulsioni di ragazzotti brufolosi che prima o poi insteccheranno un fiore pieno di speranze nella serranda del bar o nel tergicristallo della sua macchina. E lei con grande classe metterà i fiori in un vaso sul bancone del bar alimentando così il mistero.
Le mogli degli avventori sono di norma un problema ma lei sarà pronta anche a questo e a loro, solo a loro, rivelerà la sua vera situazione famigliare, pregandole di “essere discrete”. Si creerà così un sodalizio tutto femminile. Ma non sempre perché in altri casi si accenderanno vere e proprie guerre senza esclusione di colpi, con gomme tagliate, lettere minatorie e ogni genere di offensiva, perché si sa, l’Azdora Romagnola vuol poca acqua nel vino e per difendere la sua famiglia è pronta anche a far la guerra! Il tutto si chiuderà con un “cambio di barista” che di norma sarà ancora più prosperosa e più sfacciata a conferma del fatto che “é péz un’è mai mort” (il peggio non è mai morto).
L’anno scorso poi ha fatto scalpore quella barista poco vestita, ve la ricordate?? Era in tutti i tiggì e io ridevo e ridevo e pensavo “poveri principianti, si vede che non siete Romagnoli”… sì perché mi veniva in mente quel bar sulla Ravegnana dove tanti anni facevano un caffè orrendo ma le bariste erano tante e così svestite che diventava buonissssssimo… sono sicura che voi maschietti ve lo ricordate benissssssimo, eh?!?!?!
(Nella foto c’è la Tabaccaia di Amarcord che mi pareva proprio appropriata… e poi il 13/12 si è festeggiato i 40 dell’uscita nelle sale del capolavoro dei nostri Romagnoli Federico Fellini e Tonino Guerra)
Un bès.
La Rossa
Post pubblicato nella pagina Facebook “Sa fet a qué”