Dalle ore 15,30 il convegno “Tito Chini, l’uomo e l’artista”, alla presenza degli eredi del noto ceramista fiorentino, e alle 18,00 il taglio del nastro della restaurata sala delle carte. Importante appuntamento con arte e storia domenica al Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro. Longlife Formula e Terme di Castrocaro, in collaborazione con il Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, presentano una giornata dedicata alla figura umana e professionale di Tito Chini, “papà” del Padiglione, e all’inaugurazione della restaurata sala delle carte, gioiello del monumentale edificio di età razionalista.
Il tuffo nel passato prenderà il via alle 15,30 sulle melodie anni Venti e Trenta eseguite dalla banda cittadina. Alle 16,00 apertura dei lavori con il saluto istituzionale del sindaco di Castrocaro Terme e Terra del Sole Luigi Pieraccini e della dott.ssa Beatrice Sansavini, curatrice degli eventi culturali di GVM Care & Research, che introdurrà gli ospiti: il professor Ulisse Tramonti e gli eredi del noto ceramista fiorentino, protagonisti dell’intervista conversazione “Tito Chini, l’artista e l’uomo”.
Seguirà l’inaugurazione della restaurata Sala delle Carte con il taglio del nastro previsto per le ore 18. L’appuntamento si concluderà con un brindisi offerto dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì – Cesena. A levare i calici anche i sindaci della Romagna Toscana, giunti a Terra del Sole per il 450° compleanno della cittadella.
Dopo il restauro delle vetrate del velario del salone centrale ultimato nel 2013, lo scrigno del Padiglione delle Feste del Grand Hotel delle Terme di Castrocaro restituisce un’ulteriore perla: la splendida sala detta delle carte, forse la più suggestiva del monumentale edificio di età razionalista. Uno spazio perfettamente in linea con la vocazione del Padiglione, pensato come luogo di divertimento e di svago e realizzato tra il 1936 e il 1943 sotto la sapiente regia di Tito Chini. La sala, rettangolare (7x9m) e molto luminosa, si affaccia sul secolare parco attraverso un’ampia vetrata. Il pavimento è composto da piccole tessere ceramiche che presentano un progetto iconografico sulla natura ludica della sala: al centro un’immagine del tavolo da backgammon, negli anni ’30 molto in voga con il nome di Tavola reale o Tric trac, e sui 4 angoli un quadrato simile al retro della scacchiera sulla quale si giocava il cosiddetto Filetto, oggi chiamato Tris.
La disposizione di queste immagini crea a sua volta varie scacchiere bianche e nere. Al soffitto è appeso un grande lampadario circolare in vetro, alle pareti due applique, il tutto realizzato da Venini a Venezia su disegno dello stesso Tito Chini. Le pareti sono decorate da 47 pannelli lignei di dimensioni diverse, raffiguranti le carte da gioco: sia le tradizionali italiane (bastoni, denari, coppe, spade), che quelle con i semi francesi (picche, cuori, fiori, quadri), non riconducibili alle diverse tipizzazioni regionali ma piuttosto alla sensibilità dell’artista che ha guidato le maestranze nella compimento dell’intero ciclo, realizzato con una tecnica esecutiva avvicinabile all’incisione su legno. La complessa opera di restauro è stata portata a termine da un’equipe di professionisti diretta da Camillo Tarozzi, che già aveva presieduto i lavori sulle vetrate.
Il restauro non è stato semplice per le condizioni di degrado dei pannelli, per le infiltrazioni di umidità sugli infissi e l’incuria in cui ha versato per anni la stessa sala, non più riscaldata né ventilata a sufficienza. Inoltre il consolidamento delle parti lignee effettuato nel dopoguerra aveva dato origine a lievi ma visibili discromie. Ripresi gli intonaci e rifatte le intelaiature delle finestre, il restauratore è intervenuto sui pannelli. Nei più danneggiati, ovvero quelli di dimensioni maggiori (140×60 cm) collocati sotto la finestra, si è resa necessaria la ricostruzione delle parti mancanti con la ripresa del disegno delle carte da gioco e l’applicazione degli stessi accorgimenti operativi messi in atto sul finire degli anni Trenta. Un intervento lungo e complesso, l’ennesima prova di mecenatismo della famiglia Sansavini e di GVM Care & Research, da sempre impegnati nel recupero e nella valorizzazione di gioielli di pregio storico, artistico e architettonico. Un’ulteriore occasione di fruibilità culturale per il Padiglione, uno dei complessi più significativi dell’arte tra le due guerre e mirabile esempio di art Decò, oggi reso spazio vivo e vitale grazie a una mirabile opera di tutela e promozione.