Osteria La Campanara
Indirizzo: via Borgo Pianetto, 24/A a Galeata (Fraz. Pianetto)
Recapiti tel.: 0543/981561
Giorno di chiusura: lunedì e martedì
Orario di esercizio: pranzo solo il sabato e la domenica; cena dal mercoledì alla domenica.
Si può prenotare? Si, impellente.
Accettano tutte le Carte di Credito.
Locale non è climatizzato ma ha sale all’aperto.
Parcheggio: nel borghetto ma con pochi posti.
Come arrivare, itinerario consigliato: portarsi da Forlì sulla Statale in direzione Santa Sofia, dopo la cittadina di Galeata, sulla destra troverete un borghetto.
Sito internet: www.osterialacampanara.it
La storia dell’Osteria La Campanara. Roberto Casamenti e Alessandra Bazzocchi, una coppia sposata e che facevano altri lavori, una bella mattina decidono di cimentarsi in questa incredibile “impresa”: fare un ristorante da zero, inesistente e mai immaginato in una postazione che si rivelerà bella e strategica. Un’impresa dato che un Ristorante è una “Impresa” e questa, che impresa!
Ottengono dal parroco un vecchio caseggiato del 1500, lo acquistano poiché al prete servono soldi per rifare il tetto della chiesa: si tratta della vecchia canonica del Borgo di Pianetto, una piccola frazione del comune di Galeata. Una volta riscattato lo restaurano da cima a fondo. Immaginiamo che opera immane e con quali costi. Pianetto all’epoca aveva due chiese, una con un convento di frati, e quella attuale del paesino: unificarono le due chiese, forse per economia, e la canonica rimase ad uso di una nonnina che, come “sconta-affitto”, aveva il compito di marketing (mica poco) di suonare le campane alle sante messe! Da qui, la denominazione “Campanara”.
Non paghi degli sforzi fatti, pochi anni dopo i due coniugi ristrutturano un caseggiato di fianco all’osteria sviluppando, sempre da zero, un piccolo intimo mini Hotel con sei camere: una chicca sarà cenare, fare due passi nel borgo, stanchi della fatica mangereccia addormentarsi tra queste vecchie mura di sasso del fiume Bidente, datate 600 anni ma, oggi, rimesse come nuove!
Il successo arriva, merito della bravura dei due ragazzi, della loro cucina rigidamente genuina, della riscoperta delle vecchie ricette romagnole ormai perdute, dell’utilizzo delle materie prime stagionali, del radicale rifiuto di usare prodotti in scatola; persino le marmellate sono da loro prodotte: ho visto, appena fatte, quelle di uva fragola, una razza speciale di Santa Sofia in fase di estinzione poiché la “massa” compra le ciliegie “industriali” e dimentica quelle locali.
La Trattoria, pardon, l’Osteria La Campanara, prende piede in Romagna, diventa meta di gourmand sopraffini. Arriva anche una soddisfacente performance televisiva di ben due mesi come permanenza continuata in Rai alla “Prova del cuoco”: onore al merito! Eppoi cos’altro? L’altro è che il mago Oscar Farinetti, quello di Eataly, per intenderci, chiama i due sposini-chef ad Expo! La selezione avviene a premia tra 84 ristoranti che hanno rappresentato la cucina tradizionale italiana ad Expo, la Campanara: perciò il mese di giugno se lo sono passato tutto a Milano, facendo un lavoro astronomico, abituati alle piccole portate della loro locanda, han dovuto fare i salti mortali per fare 21.000 piatti in un mese, numeri incredibili, e si è cercato di mantenere lo standard qualitativo del piccolo locale! A questo punto, gli ho detto: “Allora sei davvero arrivato!” E lui, umilmente, mi ha risposto: “No, non si è mai arrivati”.
Dimensione del locale: locale ricavato da antica struttura risalente al 1500 tutta in pietra di fiume, a vista, completamente ristrutturato. Medie dimensioni, fine, classe.
Arredamento e la tavola: ottimo, intimo, caldo.
Servizi igienici: di tutto punto.
La Cucina come area: medie dimensioni, modernissima.
Note sulla cucina: Tosco-Romagnola con alcune divagazioni a tema.
Direzione: Coniugi Casamenti (Roberto in sala); Chef: la moglie, Alessandra Bazzocchi.
Target del locale $$$: Medio, ma di classe.
Descrizione Menù:
– Antipasti: antipasto Campanara (Crostini caldi con patè di fegatini ai capperi di Salina, scalogno romagnolo sott’olio, prosciutto, finocchiona della Macelleria Francalanci di Stia (Arezzo); Coppa di Mora romagnola (massimi voti; eccellenza per i prodotti utilizzati). Piadina Fritta (diversa da quella di “pianura”), con il formaggio Squaquerone; Tortello alla Lastra con giardiniera sottolio di loro produzione (tengo a precisare la differenza tra i “crescioni” della pianura, lunga la Via Emilia, e questi similari ma a nome “Tortelli” (massimi voti; menzione speciale per la pazienza preparatoria dei sottoli); Polpettine scottadito di bovina romagnola (una chicca una delizia, sulle polpette c’è tanto da dire, sono state “bistrattate” dalla bassa ristorazione: queste sono squisite, ricetta segreta! Voto 10 e lode e menzione speciale).
– Primi piatti: Tagliatelle al Ragù di bovina romagnola (massimi voti); Cappelletti dell’alpino (nome in onore degli Alpini, cappelletti a sfoglia verde agli spinaci freschi con ricotta parmigiano e radicchio rosso, inclusa pancetta croccante di Mora romagnola. Massimi voti); Tortelli classici di patate bianche di Galeata, zucca e burro artigianale; Zuppa di Cipolle di Certaldo (FI) passate al forno; ecc.
– Secondi piatti: Straccetti di Vitello su radicchi misti di campo e salsa rosa canina di loro produzione; Trippa al sugo (Pellegrino Artusi remember, # 331) (massimi voti, lode e menzione speciale); Bocconcini di vitello con verdurine; Selezione di Formaggi a latte crudo (Presidi Slow Food); ecc.
– Contorni: misticanza di campo anche con pancetta croccante ecc.; Verdure gratinate; Patate al forno al sale di Cervia.
– I dolci: “Ramerone di Pianetto” (creato dal cuoco della signora Franceschi, nobildonna fiorentina ex-proprietaria del borghetto, una sorta di latte alla portoghese col cioccolato e la menta: il ramerone era un grosso contenitore – in rame – dove veniva cotto l’antico dolce) (menzione speciale e lode); Torta al cioccolato fondente; Torta di Robiola; Biscotti vari; Crema lilla con confetture di Civitella di Romagna; Ciambellone Romagnolo; “Scrocadent” (dolce molto duro, amato dai dentisti) casereccio alle mandorle;
– Caffè, amari, varie: ottima scelta.
– Nel Cestino: manca la piadina per scelta poiché in montagna non c’era. Invece troverai un pane artigianale di Santa Sofia, mugnaio e fornaio Marianini, azienda I Tirli, (farina speciale da grani propri): vera chicca di classe!
– La Cantina/Carta dei Vini. Buona scelta ed etichette ad hoc per i tuoi piatti.
– E la carta… dell’Acqua: ottima acqua minerale.
– L’Olio, il sale & l’Aceto: ampia scelta di olio di oliva.
Piatti consigliati: Trippa; Tagliatelle; Polpettine. Marmellate di loro produzione.
Miniere gastronomiche: Trippa; Tagliatelle; Mora romagnola.
Verdetto finale: Location 9; Locale 10 e lode; Servizio 9; Menù 9; Conto: 8
“Sulla Porta”: il locale ha queste “Placche”, di queste Guide:
– 4live.it
– Michelin
– Slow Food (1 Chiocciola!)
– Gambero Rosso (NB: 2 gamberi, è il massimo dei voti!)
– Cosa c’è da vedere in zona: La valle del Bidente; la bellissima montagna (Campigna); Firenze a meno di 2 ore; Forlì; Ravenna.
In definitiva: Davvero una pausa pranzo (meglio cena) piacevole, cucina purista, rara a trovarsi, senza dubbi sulle materie prime adoperate: un esempio da seguire.
Gigi Arpinati