Sabato 3 ottobre, alle ore 20,30 nel salone comunale della sede Municipale a Meldola, a cura dell’assessorato alla cultura del Comune di Meldola la presentazione del libro di Cosimo Lelli e Guido Zaccheroni “E paes dov us pagheva la pison cun i pogn” la storia di Teodorano nel ‘900 (Edizioni Grafikamente – Bologna). Saluto del sindaco Gian Luca Zattini, presenta Mario Russomanno. Sarà presente l’autore Cosimo Lelli e Stefano Zaccheroni figlio di Guido.
Il libro “E paes dov us pagheva la pison cun i pogn” scritto da Cosimo Lelli e impreziosito dai contributi di Alieto Pantieri e Guido Zaccheroni poteva rischiare di essere una delle tante, pur meritorie, “cartoline” che gli innamorati da sempre dedicano alle proprie comunità locali. E’, invece, qualcosa di decisamente diverso e di più. Perché, pur con il garbo che contraddistingue da sempre l’autore, il libro condensa un racconto nel quale vibrano storia, sentimenti, sconvolgimenti politici, trambusti sociali. Un racconto che, infatti, si apre descrivendo il duro lavoro in miniera: tanto ambito, nella sua drammatica crudezza, da far sospettare che qualche cristiano di minatore possa essere stato buttato in un fosso per poterne prendere il posto. Che descrive la trepidazione con cui si attendevano le bombe dal cielo della Seconda Guerra: non quelle viste al cinema ma quelle che uccidono, straziano, che impoveriscono famiglie per sempre.
O che spiega come il passaggio degli eserciti, quando la legge del più forte è l’unica che governa, presupponga violenze di ogni tipo a uomini e donne. Insomma, questo racconto fa i conti con la realtà che nei testi scolastici non abbiamo letto. Certo, l’ironia bonaria di Lelli e dei suoi amici narratori sovraintende al tutto e stempera talvolta in commedia: nella casa del fascio, in pieno ventennio, ci si va più perché c’è la radio che per convinzione dottrinaria. Il processo politico intentato ad un compaesano nel dopo guerra vede il bicchiere di rosso, concesso o negato, come unico strumento di tortura presente nella scena. E non manca, in questo racconto di un secolo, l’elenco dei soprannomi, spesso figli di abitudini o difetti fisici dei titolari, che si tramandano per generazioni. O la descrizione di luoghi, rocche, sentieri, ritrovi che hanno rappresentato troppo per l’infanzia degli autori per non apparire comunque magici. O quella di persone che, nei loro mestieri, immutabili com’erano tutti i mestieri fino a qualche decennio fa, esprimevano una umanità impegnata a vivere ciò che era dato vivere senza porsi troppe domande sul dopo o sul prima. Certo, un racconto di paese. Ma, lo ribadisco, con il respiro narrativo che non è di tutti i racconti di paese. E, infine, scritto bene, con il dovuto rispetto per la lingua e per chi legge. Dando al lettore il tempo ed il modo di prendere il respiro, come quando c’era tempo ed educazione per leggere. Quando si scriveva per raccontare il mondo e condividerne le storie, universali o locali che fossero, non per parlare di se stessi sul proprio telefonino (Mario Russomanno).
Gli autori
Cosimo Lelli è nato nel podere Sintucci di sopra, di Bagnolo di Meldola il 15 luglio 1936 da Lodovico e da Elleri Maria Giuseppina, dopo le sorelle Elena ed Edia. Per volere della madre, proseguirà negli studi, prima a Meldola e poi a Forlì dove la famiglia si trasferisce nel 1951. Diplomato alle magistrali, otterrà poi il diploma Isef e dal 1960 al 1994 sarà insegnante di educazione fisica. Sposato, con due figli vive a Forlì. Da circa dieci anni possiede una casa a Teodorano per cui il suo è stato un ritorno alle origini. Dicono di lui i teodoranesi: “Era di queste parti; ora è uno di noi”. È stato coautore con Mons. Dino Zattini de “Il bene di Castelnuovo” edito nel 2009 da Felici Editore – Pisa.
Guido Zaccheroni (25 aprile 1933-23 ottobre 2014) ha trascorso felicemente l’infanzia con i numerosi fratelli e sorelle (11) tra i campi del podere Casaccia, la chiesa e la scuola elementare del paese di Teodorano. Ha frequentato le scuole medie e superiori in seminario a Bertinoro e a Bologna negli anni difficili del primo dopoguerra, quando nel seminario come ovunque si soffriva la povertà, la fame e il freddo. Conseguita l’abilitazione all’insegnamento elementare, all’istituto statale Marzia degli Ordelaffi di Forlì, ha fatto il maestro in diverse scuole sia di montagna, sia di città. Poi, conseguito il titolo universitario necessario, frequentando come studente lavoratore, ha svolto la funzione di direttore didattico a San Pietro in Vincoli e a Bertinoro. Pensionato, si è dilettato a raccontare le esperienze vissute, degli avi e proprie, col pensiero rivolto a nipoti e pronipoti sparsi ormai per tutto l’orbe terracqueo, convinto che, presto o tardi, qualcuno di loro sarebbe ritornato a cercare le proprie radici. Guido è mancato in conseguenza di un incidente stradale occorso a Forlì il 21 ottobre 2014.