Domenica 15 maggio 2016 si svolgerà un nuovo “Eductour” promosso dal Parco Letterario “Le Terre di Dante”, in collaborazione con l’Unione di Comuni della Romagna Forlivese e in particolare con le amministrazioni comunali di Bertinoro e Forlì, in previsione delle celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte del poeta che si terranno nel 2021. Un appuntamento che avrà una risonanza mondiale con positive ricadute in campo turistico per l’Italia, in particolare per Firenze, Ravenna e le altre località, compreso Forlì e i paesi della Vallata dell’Acquacheta, che hanno un legame con l’autore della Divina Commedia.
I partecipanti di questa nuova iniziativa, una decina di persone in rappresentanza di altrettanti comitati Dante Alighieri attivi nel mondo, nel nostro caso provenienti da: Svezia, Svizzera, Olanda, Finlandia, Francia, Moldavia, Argentina, Germania, nonché diversi giornalisti di testate estere, saranno accompagnati alla scoperta dei “luoghi danteschi” presenti a Bertinoro, come la Chiesa di Polenta, e a Forlì. Nel capoluogo il percorso inizierà da Porta Schiavonia dove sicuramente arrivavano quanti provenivano dalla Toscana attraverso la strada che collega tutt’ora Forlì con Firenze attraverso la vallata dell’Acquacheta e il passo del Muraglione. Non a caso sulla facciata dell’edifico che è sito in angolo tra viale Bologna e via Firenze è presente una lapide che riporta versi di Dante dedicati all’adiacente fiume:
“COME QUEL FIUME C’HA PROPRIO CAMMINO / PRIMA DAL MONTE VISO ‘NVER’ LEVANTE, / DA LA SINISTRA COSTA D’APENNINO / CHE SI CHIAMA ACQUACHETA SUSO, AVANTE / CHE SI DIVALLI GIÙ NEL BASSO LETTO, / E A FORLÌ DI QUEL NOME È VACANTE” (Infermo, XVI). Inoltre a poca distanza dalla porta esiste tutt’ora una strada, la via Curte, che ha più o meno la stessa conformazione dell’epoca di Dante Alighieri, essendo l’antica via vicinale degli Orti Longobardi che costeggia l’ex Monastero di via Ripa. Quest’ultimo sorge sull’area denominata anticamente “Contrata florentina” su cui si ergeva la Torre fiorentina che era un punto di riferimento per la comunità di fuoriusciti ghibellini toscani. Poco distante sorge Palazzo Paulucci di Calboli dall’Aste dove su una lapide, posta alla destra del portone d’entrata, è incisa una citazione dantesca che ricorda la figura di Rinieri, il capostipite della famiglia forlivese: “QUESTI È RINIERI; QUESTI È ‘L PREGIO E L’ONORE / DE LA CASA DA CALBOLI, OVE NULLO / FATTO S’È REDA POI DEL SUO VALORE. / E NON PUR LO SUO SANGUE È FATTO BRULLO, / TRA ‘L PO E ‘L MONTE E LA MARINA E ‘L RENO, / DEL BEN RICHIESTO AL VERO E AL TRASTULLO; CHÉ DENTRO A QUESTI TERMINI È RIPIENO / DI VENENOSI STERPI, SÌ CHE TARDI / PER COLTIVARE ORMAI VERREBBER MENO” (Purgatorio, XIV).
In questo itinerario vanno inseriti a pieno titolo la Chiesa della Trinità, la più antica pieve cristiana forlivese dov’è conservato un affresco trecentesco, e i resti del Ponte dei Morattini, uno dei molti sorti nell’Alto Medioevo sul ramo cittadino del fiume Montone. Qualche centinaio di metri dopo, proseguendo lungo corso Garibaldi verso il centro cittadino, troviamo Palazzo Albicini, l’edificio che inglobò sul finire del ‘400 le case che comprendevano l’insula, il quartiere degli Ordelaffi. Dante vi fu ospite di Scarpetta, signore di Forlì, e in seguito una seconda volta alla corte di Cecco I (le “branchie verdi” della Commedia), mentre nell’attuale Piazza Cavour si ergevano la Chiesa e il convento di S. Francesco Grande distrutto alla fine del ‘700, il complesso che ospitava i Francescani Minori, cari al poeta. Sulla facciata di Palazzo Albicini una lapide ricorda l’illustre passaggio di Dante e il soggiorno, alcuni secoli dopo, di Giosuè Carducci ospite dei marchesi Albicini con queste parole: “QUI, DOVE LE CASE DEGLI ORDELAFFI / ACCOLSERO DANTE ALIGHIERI ORATORE / DEI FIORENTINI DI PARTE BIANCA PROSCRITTI, / A GIOSUÈ CARDUCCI DIEDERO GIORNATE / DI LIETO RIPOSO TRA L’AFFETTUOSA / DEVOZIONE DELLA FAMIGLIA ALBICINI / LA PRIMAVERA E IL PAESE DELLA / ROMAGNA A LUI TANTO CARA”.
Da qui si può percorrere via delle Torri, strada costellata, all’epoca, di torri familiari, per raggiungere l’attuale Piazza Saffi, allora Campo dell’Abate, dopo aver attraversato il Ponte dei Cavalieri, di epoca tardo-romana, che scavalcava il ramo canalizzato del fiume, mentre dalla parte opposta sorgeva il Ponte del Pane (romano) circondato da botteghe. All’epoca di Dante il canale di Ravaldino scorreva per tutto quel lato della Piazza e fiancheggiava il mercato più importante della regione. Sulla piazza ebbe luogo il “sanguinoso mucchio” (Inferno, XXVII), proprio nell’area circostanze l’Abbazia di San Mercuriale, complesso risalente almeno al 1178, di cui Dante ammirò certamente il campanile e l’altorilievo della lunetta. In epoca comunale la piazza fu ripetutamente teatro di sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini. Nel 1282, in particolare, fu scenario della grande vittoria dei Forlivesi, guidati da Guido da Montefeltro, contro le truppe francesi inviate da papa Martino IV e comandate da Giovanni d’Appia, con il compito di impadronirsi di Forlì, roccaforte dei ghibellini. Con astuzia diabolica, il 1° maggio, Guido, fingendo la resa della città, colse alla sprovvista gli avversari e li massacrò nel sonno. La celebre impresa è ricordata nella Divina Commedia con queste parole: “La terra che fé già la lunga prova / e di Franceschi sanguinoso mucchio”, indicando poi che sono gli Ordelaffi a detenere il potere perché la città “sotto le branche verdi si ritrova”.
Dante avrà avuto modo di vedere anche la Basilica di S. Maria dei Servi dove all’epoca vi si trovava Pellegrino Laziosi, nato nel 1265 come Dante, con il portale coevo del Poeta e vi si conservano affreschi trecenteschi. Un itinerario molto importante sia per la valenza storica sia per i rimandi letterari e che richiama che tutti i forlivesi dovrebbero conoscere e che potrebbe essere di interesse per i tanti che nel corso dei prossimi anni ripercorreranno le tappe della vita di Dante Alighieri. Il prossimo “Eductour” si svolgerà nel mese di giugno interessando Terra del Sole, Castrocaro Terme, Dovadola, Rocca San Casciano, Portico di Romagna e San Benedetto in Alpe.
Gabriele Zelli Sindaco di Dovadola e Assessore dell’Unione di Comuni della Romagna Forlivese