Ristorante Diana
Indirizzo: via Indipendenza 24 a Bologna
Recapiti tel. 051/231302; 228162.
Giorno di chiusura: lunedì.
Orario di esercizio: pranzo e cena.
Chiusura per ferie: mai.
Necessaria la prenotazione.
Accetta tutte le Carte di Credito.
Locale climatizzato.
Come arrivare/itinerario consigliato: per chi arriva in treno (caldamente consigliata come gita): a piedi esci dalla Stazione Centrale e ti dirigi diritto su via Indipendenza, in 5 minuti arrivi, lo troverai sulla destra. Per chi fosse in auto: parcheggiare sui vari parcheggi in zona stazione e portarsi su via Indipendenza.
Il Ristorante Diana, celebrava il centenario già nel 2009, un ambizioso traguardo che porta il locale, a pieno merito, nei nostri parametri “Ristoranti centenari doc d’Italia” per la fama e qualità. Eros Palmirani è il direttore ed è nel direttivo della Fipe e presidente Ascom Bologna (per il settore ristoranti). Diana da 115 anni è il tempio della buona cucina bolognese, cucina “Petroniana” com’ebbe a definirla nel 2009 il magnifico Rettore Roversi Monaco. In città sono diversi i locali che vantano cucine d’altura, ma il Ristorante Diana, per il suo passato, il suo presente e non per ultimo anche per la sua posizione strategica (favolosa), ha un qualcosa in più, forse pure magico. Diana nasce nel primo decennio del 1900 inizialmente come Bar, uno splendido Caffè con tanto di tavolini in esterno: via Indipendenza era già meta di “vasche” e turismo itinerante. Verso il 1923 il cambiamento avviene per l’ingegno e visione a lungo raggio, di Augusto Gamberini che intravede l’abbinamento di una cucina doc bolognese al Bar: sarà un successone.
Verso il 1924 il caparbio imprenditore decise comunque di chiudere il Bar nato nel 1909. Il ristorante non risentì affatto di tale revisione, anzi nel 1927 arriva una prima placca ad honorem, quella della “Unione dei Cuochi Bolognesi” per festeggiare il loro XXV di fondazione.
Altri premi come la “Medaglia d’Argento per le Trote”, la “Targa Paoluzzi” va soprattutto al capocuoco maestro Medardo Paoluzzi. Due anni dopo Gamberoni cessa l’esercizio “Ristorante Diana” e subentra Giuseppe Palmirani un tycoon della ristorazione bolognese. Al suo fianco Giuseppe Serra di S. Giovanni in Persicelo, il celebre “Peppino”, che farà strada sino ai vertici, col maestro cuoco Filippo Zamboni. Tra il 1927 e 1973 scompaiono Giuseppe Palmirani e “Peppino” Serra dopo una vita dedicata al locale. Nel 1973 la svolta netta con l’ingresso del Cavaliere Galletti, il patron della Alcisa, salumificio bolognese. Ivo Galletti dà tutto se stesso con capacità imprenditoriali per il Diana: crea un cenacolo col premio “Matterello d’Oro” (ebbi a citare la sfoglina Maria Senzani, di Forlì, ivi premiata). Nel 1959 arriva Eros Palmirani: vera gavetta dal basso, dai tavoli e arriva al top. Palmirani segue il bravo maestro cuoco faentino “bolognesizzato” Mauro Fabbri, entrambi ancora ai vertici.
I piatti del Diana diventano pietre-memorabili, seppur nella loro non banale semplicità (che è la chiave di vittoria: un piatto “semplice” sarà sempre il “più difficile”) e dal dopoguerra faranno grande Bologna e il locale stesso. Diversi i testi scritti da autorevoli scrittori in merito al Diana.
La vittoria gastronomica del Ristorante Diana trae fortuna da miscellanea di sani, golosi, semplici cibi, minestre in primis, ma anche invenzioni come la “Spuma di Mortadella”, salsetta con mortadella ricotta fresca e un po’ di panna, amalgamata e servita su crostini caldi: chicca emiliana.
Nel 1965 arriva un’altra affermazione, la placca della “Dotta Confraternita del Tortellino”, i Tortellini in brodo che ho mangiato ed apprezzato, non “microscopici” come alcuni vorrebbero dare ad intendere, stupendi. Tagliatelle e altre minestre saranno capisaldi del loro menù, come sui secondi, la loro reinterpretazione della “Cotoletta alla Bolognese” (cotoletta con coperta di crudo e parmigiano con glassa); ma sarà il “bollito” a dare il tocco importante per il locale, argomento che amo assaggiare.
Qua siamo al top della ristorazione, abbiamo clienti del calibro di Presidenti della Repubblica e parlamentari. Ed ecco coraggiosi piatti semplici come i “Quadretti in Brodo”, i “Passatelli”, persino una rara “Zuppa di Verdure”, e di quale bontà!
Infine, come ricorda Eros Palmirani, l’ultima chicca creata dallo chef Mauro Fabbri, la “Caramella di Mortadella”: 25% compenso (l’interno, ndr) dei tortellini, 65% golosa mortadella.
Tra i dolci il Gelato di Crema Diana, la Torta di Riso, lo Strudel.
Impossibile mangiare tutto il ben-di-Dio esposto sul menù.
Dimensione del locale: grande con una sala atta ad ingresso e altre salette.
Arredamento e tavola: Fine, chic, elegante, raffinato: tovaglia/sotto-tovaglia, lusso.
Servizi igienici: troverai i bagni al primo piano con una simpatica robusta scalinata in caldo legno. Ottimi e funzionali i servizi; saletta/fasciatoio per bimbi.
La Cucina e l’area operativa: grandissima, l’ho visitata bene, tutto in ordine, maestranze sull’attenti con divisa e cappellone in testa. E non era prevista la mia “ispezione”!
Note sulla cucina: Bolognese doc.
Target del locale $$$: medio-alto.
Descrizione Menù:
– Antipasti: La mitica “Spuma di mortadella” (mortadella, ricotta e poca panna x legare), voto: 10 e massima lode; Cubetti di mortadella Alcisa e scaglie parmigiano; Affettati misti; patè olive/fegato; affettati misti; ecc. (massimi voti).
– Primi piatti: Tortellini in brodo (voto 9 e 1/2), non sono “microscopici”, bene per l’atto di coraggio; Tagliolini in brodo; Passatelli; Quadrucci in brodo (apriti cielo!); Lasagne Verdi al forno (massimi voti); Larghissime alla Petroniana e Tagliatele (voto 9). Minestroni e Zuppe di Verdure (Lode).
– Secondi piatti: carrello dei bolliti (voto da 9 a 10+ secondo il tipo di carne; mio piccolo appunto sulla Salsa Verde, comunque da voto 8); Cotoletta alla Bolognese (voto 9); Fritto misto all’italiana (massimi voti); Dindo “Diana” (petto di tacchino elaborato) e Rognoncino trifolato.
– Contorni: Piselli al prosciutto; Purè di patate (indispensabile con il bollito voto 9); Verdure alla Griglia; Cicoria; verdure di stagione.
– dolci: Semifreddo “Diana” con cioccolata calda; Gelato di Crema; Strudel; Torta di Riso; ecc. (massimi voti).
– La Cantina/Carta dei Vini. Il vino della casa, in bottiglia chiusa, proviene da Bertinoro, un buon Sangiovese ed un ‘Bianco’ all’altezza: non esite il vino in caraffa (classe). La carta dei vini è di buona scelta.
– E la carta, dell’Acqua! Siamo al top: acqua Cerelia. In lista menù troviamo anche la rara Fiuggi, impossibile vederla a ristorante: qui c’è!
– Olio, sale, pepe: altissima scelta sugli oli.
Piatti consigliati: Bolliti; Tortellini in brodo; Tagliatelle.
Miniere, rarità gastronomiche: bolliti.
Verdetto finale: Location (esterno) 10 e lode; Ambiente (Locale) 10 e lode; Servizio 9; Menù da 8 a 10 e lode. Conto: 9.
“Sulla Porta”: il locale vanta le “Placche” di queste Guide:
– 4live.it
– “Via Emilia Ristoranti e contorni” www.viaemiliaristoranti.it
– Ristoranti d’Italia
– Michelin (passata stagione)
– 2 spaghi
– Accademia Italiana della Cucina
– TripAdvisor
Puoi anche provare, in zona, questi altri Ristoranti:
– Trattoria Valerio in via Avesella, recensito. (cucina bolognese familiare, pochi tavoli, prenotare);
– La Posta, via della Grada 21/A, recensito, cucina bolognese e toscana;
– Gigina, via Stendhal 1. Recensito; Cucina bolognese.
– Sandro al Navile, via del Sostegno, 15, da recensire; cucina tradizionale; Wiskyteca forse la più bella in Italia;
– Cosa c’è da vedere: Bologna, una città a misura d’uomo, la più porticata d’Europa, vivibile in ogni stagione ed in maniera intensa o sobria, come tu vorrai fare.
– In definitiva: immancabile per importanti cene di lavoro; indispensabile con la persona che ami.
Gigi Arpinati