Roberto De Cupis: artista del Novecento forlivese

La Pieta di Roberto De Cupis

Nel 1925, probabilmente per la prima volta nella sua storia moderna, Forlì dovette fare i conti con un terribile incidente stradale. All’uscita dalle lezioni, cinque alunni delle scuole elementari di San Varano furono investiti da un autocarro delle Terme Conti di Castrocaro. Maria Campani, Domenico Bertini, Paolina Bandini e Antonio Monti morirono sulla via Firenze, tra le frazioni di San Varano e Rovere. Aldo Bertini, fratello di Domenico, dopo un periodo in coma sopravvisse. Tutta la città fu sconvolta da questa immane tragedia. In un epoca in cui il traffico era ancora scarsissimo, tutti si chiesero come era potuta avvenire una simile sciagura. Tutti si sentirono coinvolti nel dramma vissuto dalle famiglie dei piccoli defunti, in memoria dei quali un comitato spontaneo di cittadini volle erigere un monumento sul ciglio della strada.

L’architetto e scultore Roberto De Cupis – allora venticinquenne e all’epoca dei fatti residente proprio a San Varano – si offrì di redigere il progetto per la realizzazione dell’opera “La pietà” che, come ebbe a descrivere l’autore, trae ispirazione dal gioco infantile del girotondo ottenuto da quattro croci in cerchio a formare una cappella. Su ogni colonna fu posta la fotografia di uno dei bambini morti. Al centro “La Pietà”, un’immagine scultorea che rappresenta una madre con gli occhi rivolti supplichevolmente al cielo, mentre tiene in braccio il figlio senza vita. Sul piedistallo del monumento fu collocata una lapide che riporta queste parole: “Come fiori recisi dal Destino / il 16 gennaio 1925 / quattro bimbi / tornanti dalla scuola / ebbero spezzata la vita / da irruente autocarro / La pietà della gente / sul ciglio lagrimato / volle questo monumento”.

Ho iniziato a occuparmi del monumento nel 1987 e, contestualmente, ad approfondire la vita e l’opera dell’artista Roberto De Cupis. Ilario Bandini, il grande corridore e costruttore forlivese di automobili da corsa, mi chiese un appuntamento per sottopormi, nella mia veste di assessore all’Edilizia pubblica e al Patrimonio, la necessità che il Comune di Forlì si prendesse cura in modo permanente della manutenzione del monumento e dell’area sulla quale è collocato, attorniata da una siepe che deve essere costantemente potata per evitare che, crescendo, copra il manufatto. Fino a quel momento era stato lo stesso Bandini a occuparsene personalmente ma, vista l’età non più verde, egli non se la sentiva più di proseguire in tale impegno. Pochi mesi dopo il monumento fu sottoposto a un intervento di restauro, di cui aveva enorme bisogno, in considerazione del fatto che, da quando era stato installato, non si era mai provveduto a nessun tipo di manutenzione.

Del lavoro se ne occupo l’assistente Afro Fiumana che, in tale l’occasione, propose di estendere l’attenzione a tutte le lapidi, i cippi, i monumenti presenti sul territorio comunale a ricordo dei caduti della Grande Guerra e del Secondo Conflitto mondiale. La proposta fu accolta dal sottoscritto e dall’allora dirigente del Settore Edilizia pubblica del Comune di Forlì, l’architetto Gabrio Furani. Si deve così agli interventi eseguiti nel 1988 se tali testimonianze sono giunte a oggi in uno stato di decoro accettabile. Ora è giunto di nuovo il momento di intervenire su questo patrimonio artistico e della memoria, proprio a partire dalla “Pietà” di San Varano.

Dal 1987, a più riprese, mi sono occupato dell’attività di Roberto De Cupis, sia come architetto sia come scultore. Sulla sua produzione artistica fu, in tempi abbastanza recenti, Mariacristina Gori, indimenticabile storica dell’arte, a scrivere un importante saggio pubblicato nel 2002 sulla rivista “Forlimpopoli – Documenti e studi”, edita dal Museo Archeologico “Tobia Aldini” della città artusiana. Ciò servì per far comprendere (si potrebbe dire riscoprire) il valore delle opere di De Cupis che ancora oggi ornano molti luoghi cittadini, oltre a essere presenti in altre città italiane.

Di recente ho ripreso a occuparmi della “Pietà” rispondendo all’appello dei familiari dell’artista e del Comitato di quartiere di San Varano, teso a raccogliere i fondi necessari per restaurare nuovamente l’opera a oltre venticinque anni dal precedente intervento. Questa attenzione nei confronti di De Cupis mi ha spinto nel 2012, nel corso della stesura del libro “Forlì – Guida alla città”, a proporre all’amico Marco Viroli di indicare per ogni edificio, chiesa, monumento di valore, presenti in città e nel forese, non solo il progettista ma anche coloro i quali hanno contribuito al mantenimento e all’abbellimento con opere d’arte o seguendone i lavori di restauro.

Roberto De Cupis, nella guida edita da Diogene Books, è citato in più occasioni: dal progetto per la recinzione della monumentale cancellata che proteggeva la statua di Giovan Battista Morgagni nell’omonima piazza, al bassorilievo che ritrae il professor Mario Loreti collocato nella sala assemblee della palazzina AVIS di via Giacomo della Torre;dalla progettazione della sua abitazione in via Giorgio Regnoli, alla decorazione a stucco neobarocca dello scalone di Palazzo Mangelli; dalle decorazioni plastiche della facciata del Palazzo delle Poste, all’apporto che diede alla redazione del progetto del palazzo del Mutilato di via Maroncelli dedicato a Fulcieri Paulucci de’ Calboli.
Sono certo che la mostra e il relativo catalogo voluti dalla famiglia avranno un’importante rilevanza e che contribuiranno alla riscoperta di un valido progettista, nonché uno degli artisti più rilevanti del Novecento forlivese.

Gabriele Zelli

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