L’idea di costruire una fontana nella Piazza Maggiore di Cesena viene fatta risalire a Malatesta Novello, signore di Cesena, che su quella piazza aveva il proprio palazzo ed una estensione della propria rocca, la cosiddetta Loggetta veneziana che, collegata con un camminamento protetto dalla fortificazione, consentiva al Signore di trasferirsi, in maniera rapida e sicura, dalle comode sale della sua residenza alla rocca fortificata.
In quel periodo infatti i signori rinascimentali non vivevano più arroccati nei castelli, ma in palazzi ampi e sontuosi, costruiti partendo dal modello della domus patrizia romana, la cui costruzione veniva affidata ai grandi architetti che hanno fatto la storia del Rinascimento italiano.
I palazzi però, belli ampi comodi ricchi di finestre, non davano sufficiente garanzia di sicurezza, ed il Malatesta, accorto e prudente uomo d’arme aveva predisposto una agevole via di fuga che gli consentiva di porsi al sicuro in caso di pericolo.
Ma torniamo alla fontana. Ci volle più di un secolo prima che l’idea della fontana si concretizzasse, nel 1588, in un progetto di Francesco Masini, cesenate di nobili origini appartenente ad una illustre famiglia patrizia, uomo di cultura, pittore ed architetto.
La realizzazione della fontana fu poi affidata ad un abile scalpellino, Domenico da Monte Vecchio che, con i suoi aiutanti, portò a termine l’opera nel 1591.
La fontana del Masini divenne così una delle opere artistiche più importanti di Cesena ed, ancora oggi, è uno dei simboli della città.
Le fontane comunque, per definizione, hanno bisogno di acqua e la costruzione di tale opera richiese, preventivamente, la realizzazione di un nuovo acquedotto che aveva il compito di alimentare anche altre fontane, la pescheria e di fornire Cesena di una rete idrica al passo coi tempi.
Il periodo nel quale la fontana fu costruita è un periodo relativamente complesso dell’arte italiana, denominato Manierismo, fase di transizione fra il Rinascimento ed il Barocco e momento molto travagliato, successivo alla riforma protestante, durante il quale si svolse il Concilio di Trento che, indetto come reazione alla riforma, fissò anche rigidi criteri per la produzione di opere d’arte e di chiese.
In tale periodo, dopo la splendida stagione artistica caratterizzata dalla presenza, in Italia, di Leonardo, Michelangelo e Raffaello gli artisti, orfani di tali maestri, ritennero di doversi rifare all’opera di questi grandi, anziché allo studio diretto della natura e della realtà, ritenendo che i tre grandi avessero già risolto il problema della trasposizione della realtà in opere d’arte.
Fu tuttavia un periodo molto ricco sul piano della ricerca artistica e pose le basi dell’arte Barocca, esplosa poi nel seicento, che produsse, fra le tante opere, splendide fontane, le più famose delle quali realizzate dal grande Bernini.
La fontana del Masini anticipa per molti aspetti il Barocco, sia per la complessità dell’impianto architettonico, sia per la ricchezza dell’apparato decorativo realizzato nella bianca pietra d’Istria con intarsi di marmi colorati.
L’impianto base della fontana è infatti un quadrato ma talmente rielaborato con rientranze, sporgenze, inserimento di forme circolari, da renderlo quasi irriconoscibile. Il corpo principale della fontana, poi, è un susseguirsi di libere interpretazioni degli elementi del linguaggio classico usati nel Rinascimento, con sovrabbondanza di ricche volute, di figure mitologiche e simboliche, di stemmi riccamente elaborati riferiti al Papa Sisto V ed alle principali autorità della Chiesa, Cardinali legati e vice legati, oltre che, naturalmente, della città di Cesena.
Grandi mascheroni, dalla cui bocca sgorga l’acqua, figure mitologiche legate al mondo delle acque, come ad esempio Ninfe e Tritoni, completano la decorazione. Il coronamento della fontana è costituito da due vasche rotonde sovrapposte in cima alle quali si erge una grande pigna dalla quale sgorga l’ultimo zampillo verticale.
Lo zampillio dell’acqua, diretta in tutte le direzioni, con gli effetti di luce cangiante arricchisce ulteriormente l’apparato decorativo della splendida fontana.
Mentre a Cesena si costruiva tale opera, Bologna realizzava un’altra fontana, ugualmente molto importante, la fontana del Nettuno, molto diversa, sia nell’apparato decorativo sia nella scelta dei materiali. Tale contemporaneità, comunque, dimostra come fosse già iniziata quella fase di costruzione delle fontane pubbliche riccamente decorate che sarebbe culminata nel Barocco e nel Rococò fino ad arrivare al trionfo di vasche e fontane delle regge di Versailles e di Caserta.
La storia delle fontane pubbliche ha comunque origini lontane. Nasce a Roma, dove gli antichi romani, dopo aver convogliato sulla città, attraverso gli acquedotti, una incredibile quantità di acqua, avevano dotato tutti i quartieri di fontane pubbliche, strutturalmente semplici, ma non prive di elementi decorativi, per non parlare delle terme dove non mancavano certo vasche e fontane. Dopo la parentesi dell’Alto Medioevo, funestato dalle invasioni barbariche e dalla guerra goto-bizantina, col risorgere delle città e dei Comuni si riprende la costruzione di ricche fontane pubbliche, le più famose delle quali si trovano a Perugia ed a Siena.
Un bell’esempio di fontana pubblica lo troviamo anche a Rimini, con la Fontana della pigna, in piazza Cavour, di origini romane che deve però la sua forma attuale agli importanti interventi di ristrutturazione realizzati a metà del cinquecento e che ricorda, nell’impianto, la Fontana maggiore di Perugia. La fontana del Masini è tornata. da pochi anni, all’antico splendore grazie ad un accurato restauro che ha rimosso le incrostazioni calcaree formate dall’acqua ed il grigiore prodotto dallo smog, facendo riemergere il colore originario della pietra d’Istria, dei marmi colorati ed il raffinato modellato delle sculture.
Umberto Giordano