Le Suore Orsoline via da Predappio?

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È davvero difficile rassegnarsi all’idea che, tra poco più di un anno, dopo novanta anni di indiscutibile, fattiva partecipazione alla vita di Predappio, le Suore Orsoline debbano lasciare il paese, nonostante l’affettuosa solidarietà, anche la protesta, tuttora in corso, di tantissimi predappiesi a difesa della presenza e, soprattutto, del ruolo di queste religiose.
Sono rimaste in due, eppure continuano tenacemente a lavorare nella gestione della Scuola Materna Santa Rosa, sita nell’omonimo complesso: nella difficoltà, non possono cedere, derogherebbero alla loro missione per l’accoglienza, l’istruzione, l’educazione dei bambini.
Basterebbero due nuove suore per mitigare la fatica delle due presenti, soprattutto evitare la partenza, al momento inevitabile, da Predappio, ma pare che la crisi delle vocazioni abbia ridotto molto le “risorse umane” dell’Ordine delle Orsoline, quindi il Consiglio della Casa Generalizia ha deciso di sacrificare la permanenza a Predappio a favore delle attività che le religiose svolgono altrove, sia in Italia che all’estero, in quest’ultimo caso dall’Africa all’America del Sud.

Comprendo queste ragioni e, sicuramente, non deve essere stato facile assumere la decisione tanto drastica di richiamare le due suore predappiesi.
Prima di scrivere queste righe ho avuto un cordiale, schietto colloquio telefonico con la Reverenda Madre Generale, suor Raffaella Pedrini, ho percepito il suo difficile stato d’animo per la decisione adottata, ma con lei ho insistito tanto nella constatazione come né io, ma soprattutto tutta Predappio non possa assolutamente credere che la sottrazione di due sole religiose possa incrinare, compromettere la presenza, il lavoro complessivo delle Orsoline nel mondo.

Le Orsoline via da Predappio significherebbe la perdita di un duplice ruolo: quello educativo e di assistenza all’infanzia, del quale si sono giovate intere generazioni, e quello di custodi del complesso Santa Rosa, sempre disponibili ad aprire ai turisti del fine settimana.
Già, questo secondo aspetto sembra dimenticato da molti, eppure senza la disponibilità delle Orsoline quanti turisti avrebbero potuto agevolmente ammirare il pannello in azulejos, raffigurante la Madonna del Fascio, oppure visitare il complesso, oggi edificio vincolato, parte del mirabile museo predappiese a cielo aperto, o, ancora, entrare nell’atmosfera raccolta della piccola chiesetta per confondersi dinanzi alla lieve, amorevole Madonna del Libro, splendido dipinto di scuola toscana del XV-XVI sec.?

Nei novanta anni, sinora trascorsi a Predappio, le Suore Orsoline hanno lavorato due volte, come educatrici e come operatrici culturali, in quest’ultimo caso, addirittura, senza riconoscimenti di alcun genere: sfido senza esitazione la convinzione di chi crede che chiunque subentri alle nostre amate sorelle possa protrarre nel tempo questo duplice ruolo.
Chi aprirebbe nel fine settimana ai possibili visitatori, se l’impegno non fosse compreso nel business del nuovo gestore, cooperativa o quant’altro, della scuola materna?
Le Orsoline giunsero a Predappio nel novembre del ‘28 per un accordo tra le autorità ecclesiastiche e il governo di allora, per novanta anni sono entrate nella memoria, nell’identità di Predappio e, non esito a dire, debbono rimanervi perché testimoni di quella storia del ‘900 della quale tanto si discute e per la quale tanto si progetta appositamente.
Proprio non è possibile alcun intervento, anche da parte del Comune di Predappio, per evitare il peggio, magari con un supporto alle due suore rimaste?
E’ inevitabile un appello al nuovo Vescovo di Forlì perché il suo giudizio, la sua autorità tentino una soluzione, anche con il confronto con la Casa Generalizia delle Orsoline: la resa sarebbe una sconfitta per tanti fedeli predappiesi.
Davvero difficile rassegnarsi all’idea di non vedere più di corsa in bicicletta per Predappio suor Maria Teresa Locatelli con il suo ineffabile, dolce sorriso, quello da sempre sulle labbra delle Orsoline per i bambini del mondo.

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