Due donne contro una sindaca che comanda, non amministra

Campini incatenata

In un amministratore pubblico la forza della ragione dovrebbe sempre prevalere sulla ragione della propria forza, quindi sull’esercizio aprioristico, assoluto e indiscutibile, della propria autorità: solo in questa capacità riflessiva, critica, disponibile all’ascolto e al confronto, si ripone e deve valutarsi la capacità del vero amministratore, soprattutto se nelle vesti di sindaco, scelto dai cittadini per rappresentare, tutelare interessi particolari e comuni di una città o paese.

Don Lorenzo Milani amava sempre ricordare ai suoi allievi della Scuola di Barbiana, come già nella sua origine dal latino, la parola amministrare significhi servire, mettersi al servizio, quindi, in questo spirito, governare.
Ecco, proprio questo spirito di servizio manca alla sindaca di Galeata, come risalta dalla triste, drammatica vicenda di due donne, sue amministrate, le cui ragioni sono rimaste ignorate, anche vilipese e derise, nel braccio di ferro con il Comune per la realizzazione di una pubblica via che conduca al nuovo ponte/passerella ciclabile, recentemente progettato sul Fosso Mercatale.

Le due cittadine rappresentano, difendono tenacemente un loro interesse particolare, personale che ritengono violato ovvero la loro proprietà, inclusiva a pieno diritto, come dimostra ampia documentazione, pure del vecchio percorso stradale, un tempo pubblico, conducendo ad un ponte sul Fosso Mercatale, poi andato distrutto nell’ultima guerra: nella seconda metà degli anni ‘40, per volere dello stesso Comune di Galeata, questa strada, sostituita con la realizzazione di un altro e diverso percorso, fu oggetto di un nuovo frazionamento, quindi venduto a privati e pervenuto, a tutt’oggi, come proprietà privata, compresa nei complessivi beni in loco della Sig.ra Donatella Campini, lì dimorante con la figlia Hannika.

La sindaca di Galeata, invece, sostenendo ancora pubblica la proprietà di questa vecchia strada, fra l’altro neppure più di uso pubblico, perché utilizzata solo dai residenti, titolari della sua proprietà, dichiara inesistente il relativo diritto di proprietà da parte della Sig. ra Campini, quindi legittimo l’accesso di operai e mezzi nella proprietà per i lavori di costruzione del nuovo ponte/passerella pista ciclabile.
Certo, le ragioni dell’une, le due cittadine, e dell’altra, la sindaca, devono fondare la loro credibilità su prove documentarie probatorie, quindi sarebbe stato auspicabile che il Comune di Galeata, prima di agire d’imperio, considerata anche la protesta forte della Sig.ra Campini, avesse cercato con la controparte il confronto tecnico-legale per la verifica e la soluzione del contenzioso.

Invece no, muro contro muro: betoniere pesanti su ruote percorrono lo stretto percorso della vecchia via, recando danni all’adiacente proprietà Campini; senza esitazione alcuna sono stati distrutti alcuni prefabbricati di servizio, eretti dalla cittadina, oggi indomita avversaria del Comune; la Sig.ra Campini rischia di ritrovarsi la porta di casa a poco più di un metro da una strada vicinale, ripristinata fuori dalla distanza minima di 10 metri, prescritta dalla vigente Normativa Urbanistica.
Le due cittadine, Donatella Campini e la figlia Hannika, sono state costrette a ingenti spese legali per ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale, hanno dovuto sporgere diverse querele, consumano un drammatico affanno di rabbia e disperazione.

La sindaca è ferma nel suo “Ego sum”, non discute, né si confronta, ella dispone e comanda: tre giorni dopo il doloroso momento della Sig.ra Campini, incatenatasi l’11 settembre 2018, al cancello di casa per bloccare l’accesso ai mezzi e agli operai, la sindaca su un social definiva una “mattana” (cliccare sull’immagine del post in fondo all’articolo) il comportamento della sua cittadina, anzi sfoggiava un dotto abuso, storpiando appositamente in “Cronaca di una mattana annunciata” il celebre romanzo di Garcià Marquez, Cronaca di una morte annunciata!
Non si sfregiano, non si strumentalizzano le parole, soprattutto i valori dei grandi!
Così, ancora di seguito sul social, la sindaca liquidava quell’angoscioso episodio: -Questa triste vicenda è invece per me un semplice pretesto, un pretesto per dire altro. Come dice lo psichiatra Andreoli, “viviamo in una cornice di civiltà con un grado di ignoranza spaventosa” e quando al suo interno si innestano le famose “legioni di imbecilli” , ricordate da Eco, la situazione degenera a livelli inauditi di barbarie.-

Quanto colto “citazionismo”, però tutto a sproposito, inconcludente e, soprattutto, tanto malignamente indirizzato!
Mi dispiace solo che la memoria del caro Eco, che ho conosciuto e apprezzato, e il valore del prof. Andreoli siano finiti nella maionese impazzita della sindaca di Galeata.
Sarebbe bastato verificare le rispettive ragioni, magari anche mediare, trovare una soluzione alternativa, come si era offerta di fare la Sig.ra Campini, disponibile a consentire il passaggio in un altro punto della sua proprietà, e forse si sarebbe evitato tutto questo putiferio che certo non giova a nessuno.
Intanto, due donne sole lottano contro una sindaca che dispone, comanda, ma non amministra nello spirito di servizio originario, implicito nel verbo amministrare.

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