Non c’è più religione ovvero nulla va più come vorremmo secondo il buon senso, l’opportunità, il metro della misura e dei valori. Ancora di più non c’è religione nel mondo della chiesa dove sempre più spesso spuntano preti “originaloni”, stravaganti che alla solida pietra, sulla quale Gesù si prefisse, rivolgendosi a Pietro, di costruire la sua chiesa, sostituiscono il cedevole fango di un’improvvisata e molto libera interpretazione della dottrina cristiana, spesso ai limiti dell’eresia perché contro il comune pensiero religioso.
Recentemente, ci aveva già stupito il parroco di Galeata con la concessione dell’uso della sua chiesa come discoteca e luogo di licenziosa esternazione da parte di un pubblico, incurante della sacralità del tempio: pareva che il vescovo di Forlì intendesse provvedere, nulla è accaduto, probabilmente è calata una pietra tombale, confidando che il silenzio aiuti col tempo a far dimenticare quella vergogna. Domenica scorsa, 24 novembre, invece, è avvenuto ancora di peggio.
A Pistoia il parroco di Vicofaro, don Massimo Biancalani, ha chiuso la messa festiva con l’inaspettato finale davanti all’altare del canto partigiano “Bella ciao”! Questo precedente apre le porte a terribile licenziosità religiosa: a quando la recita del Padre Nostro col pugno chiuso, levato implorante al cielo?
Don Massimo Biancalani non è nuovo a queste, diciamo così, “insolite esternazioni”, è lo stesso parroco che ha trasformato la sua chiesa in un bivacco di migranti, alcuni dei quali neppure tanto a posto con la legge; è lo stesso religioso che, tempo addietro, ha avuto la premura di far trascorrere ai suoi ospiti una giornata in piscina, quasi a relax da chissà cosa; è lo stesso reverendo che in canonica ha organizzato servizi di mensa ed accoglienza senza le dovute autorizzazioni igienico-sanitarie, confidando che la carità cristiana possa andare in barba a leggi e regolamenti. Insomma, un prete atipico, ma inevitabile in una chiesa contradditoria, oggi priva di una guida salda e univoca.
Don Massimo Biancalani è parroco divisivo dei suoi stessi fedeli: al momento del canto di “Bella ciao” alla fine della messa di domenica scorsa alcuni fedeli gli hanno voltato le spalle, altri hanno cantato con lui, evidentemente condividendo quell’iniziativa. Un po’ la stessa cosa, verificatasi in tono minore a Galeata per l’episodio sopra rammentato.
A modo suo don Biancalani ha trasferito in chiesa con canora manomissione liturgica la divisione politica tra tradizione ed innovazione, tra fascismo e antifascismo, tra destra e sinistra, fiancheggiando le “sardine”, cacciate dai “gattini” leghisti. Ecco, è questa la chiesa universale di Papa Francesco?
Non oso immaginare Gesù, il Redentore, che si trova a passare da una chiesa appunto universale di fratellanza e uguaglianza, la stessa che ha ispirato l’interclassismo democristiano, ad una chiesa “rifondarola”, faziosa, divisiva: povero Cristo, costretto a ritrovarsi ora partigiano, cattocomunista, pure sospettato di moltiplicare “sardine” dopo i soliti pani.
Immagino Gesù, ancora più sconfortato, sollevare al cielo, rinnovando il suo interrogativo “Padre, perché mi hai abbandonato?”, al quale aggiungerei “in mano a tanti mistificatori”.
Intanto, il compagno don Biancalani, sintesi di Peppone e don Camillo, sorride cantando “Bella ciao” e dopo la distribuzione del pane eucaristico strizza l’occhio alla crescita delle “sardine” in piazza. Dio, abbi pietà di lui e di noi per quel che ci riguarda!