Tra pochi giorni ricorrerà la Festa della Liberazione, celebrativa di quel 25 aprile 1945 che, finalmente, vide l’Italia intera liberata dal nazifascismo e dalla guerra. Da allora sono, ormai, trascorsi 75 anni, eppure la memoria di quell’evento ancora divide, contrappone gli italiani, anche risvegliando rancori mai sopiti: siamo tuttora incapaci, sia per pochezza ideologica che politica, vissute, spesso, in modo anacronistico, di condividere il valore essenziale del 25 aprile, la Libertà.
Certo, la Liberazione fu riscatto, affrancamento dall’occupazione nazista e dall’oppressione fascista, ma, soprattutto, segnò la fine della peggiore sventura che possa toccare ad una nazione, al suo popolo, alla sua stessa identità politica, sociale e culturale ovvero la contrapposizione di una guerra civile, fratricida, nel nostro caso tra italiani fascisti e italiani antifascisti. Realizzata, però, la Liberazione, un obbiettivo, credo, ampiamente consolidatosi in 75 anni di vita democratica, penso che sia davvero tempo che tutti, senza distinzione forzata e pretestuosa di credo politico o ideologico, condividiamo, senza se e senza ma, solo la Libertà ossia il contenuto essenziale di quell’affrancamento del 25 aprile ’45, inteso come condizione essenziale di ogni cittadino libero e partecipe di una comunità libera.
Il 25 aprile dovrebbe divenire, definirsi Festa della Libertà, proprio per confermare la memoria di ciò che è stato e non vogliamo che mai più accada: dobbiamo essere solo una coesa comunità nazionale di italiani liberi, ciascuno degno di vivere come tale le proprie idee, i propri progetti per il futuro.
Voglio, però, ricordare come quel 25 aprile, per noi Liberazione dal nazifascismo, sia stato possibile anche per l’impegno militare di tanti senza più libertà, esuli dal loro paese dopo l’invasione tedesca e dopo la crescente ostilità dei sovietici, sì parlo dei polacchi, eroici combattenti del II° Corpo d’Armata Polacco al comando del valoroso generale Wladyslaw Anders. Ironia della sorte, anzi della storia, oppressi fuggitivi polacchi liberarono oppressi italiani! Tra gennaio e luglio ’44 i soldati di Anders si distinsero eroicamente nelle battaglie di Cassino e Ancona, poi risalirono la penisola, attraversarono l’Appennino forlivese, liberando, il 28 ottobre ’44, Predappio, località di notevole rilievo simbolico perché luogo natale di Mussolini; quindi, d’intesa con gli inglesi lasciarono a questi l’onore di liberare Forlì, e proseguirono verso Imola e Bologna, liberando entrambe le città nel mese di aprile ’45.
A guerra finita al generale Wladyslaw Anders e a 75 ufficiali a lui vicini fu tolta la cittadinanza dalla Polonia occupata dai sovietici, ma nessun onore fu riconosciuto neppure dal nuovo governo italiano. Al generale restò solo la via dell’esilio sino alla morte a Londra nel 1970.
Vorrei che la Romagna attraverso il Comune di Predappio, a suo tempo beneficiario del valore militare di Anders, liberatore senza libertà patria, concedesse al generale la cittadinanza alla memoria come previsto dall’art. 114 della Costituzione Italiana, dal Testo Unico degli Enti Locali e dallo stesso Statuto del Comune; in mancanza di una disposizione comunale, in proposito, il Consiglio Comunale può votare a maggioranza un’apposita delibera.
Simile riconoscimento alla figura di Wladyslaw Anders, tanto più se sostenuto da tutte le forze politiche di Predappio, sarebbe davvero un segno di riconciliazione e, ancora di più, un grande tributo al valore comune, condiviso della Libertà. Non dimentichiamo come la memoria del generale polacco sia oggi affidata alla figlia Anna Maria Anders, attuale Ambasciatore di Polonia in Italia. Nel ricordo, dunque, del generale Anders e del II° Corpo d’Armata Polacco, nella memoria di quanti caduti su fronti opposti, ma comunque italiani, sempre e soltanto italiani, un solo, eterno Viva la Libertà e sereno 25 aprile.
Franco D’Emilio