Nell’imminente ricorrenza storica della Marcia su Roma, celebrata solo dall’anacronistico rimpianto nostalgico di irriducibili camerati, è interessante la lettura di un documento in quattro pagine, delle quali qui si allega solo la prima, pubblicamente consultabile da qualunque cittadino in “Archivio di Stato di Forlì-Cesena, Prefettura di Forlì, Gabinetto Riservato (1924-1948), b. n. 297 (1931). Si tratta di un’informativa del 26 luglio 1931, classificata come “riservatissima”, del Segretario Politico del Fascio di Premilcuore in risposta ad una richiesta del 21 luglio precedente da parte del Prefetto di Forlì.
La lunga nota con oggetto informazioni sulla condotta politica di Antonio Briccolani Bandini e della sua consorte, Ida Giustiniani, entrambi residenti a Premilcuore, risulta davvero significativa per comprendere l’atteggiamento attendista di tanta borghesia italiana dinanzi al primo fascismo: emerge, infatti, la posizione di chi, da una parte, asseconda e sostiene i fascisti come argine contro gli eccessi della democrazia liberale e delle sinistre e, dall’altra, invece, prende tempo per vedere chi prevalga tra i due fronti opposti.
Nel caso, però, del cavaliere Briccolani, premilcuorese di agiate condizioni economiche, l’adesione piena al fascismo, tantopiù con Mussolini saldo al governo della nazione, non giunge mai, rifiutando questi, nel 1925, persino il tesseramento d’ufficio al Partito Nazionale Fascista, addirittura con retrodatazione al 1921, onore questo riservato solo a quanti abbiano concretamente meritato la stima e la riconoscenza del partito.
E Briccolani può davvero annoverare tanti meriti e benemerenze nei confronti del Fascio di Premilcuore e della Federazione Fascista di Forlì: innanzitutto, nel 1921 ha finanziato il fascio premilcuorese, mettendo anche a disposizione per la sede due locali di sua proprietà; poi, ha sostenuto l’intervento di squadristi fiorentini ed altri esponenti fascisti in diverse occasioni, quali l’inaugurazione del gagliardetto (maggio 1921), la deposizione dell’Amministrazione Comunale rossa (agosto 1922), le nuove elezioni amministrative (novembre 1922) e le elezioni politiche del ’23; infine, ha procurato, sempre a proprie spese, autocarri e auto per la Marcia su Roma.
Né di Briccolani possono tralasciarsi gli aiuti a tante iniziative assistenziali e il contributo di 5.000 lire per offrire al Duce la nuova residenza del Castello delle Caminate. Per questo sorprende e suscita sospetti nel Fascio locale, nella Federazione Fascista forlivese e nello stesso Prefetto che tanto sostenitore, benefattore del fascismo declini l’invito ad iscriversi al PNF, perfino nella formula onorifica, finendo, così, nel 1931 “attenzionato” dal vigile controllo del regime. Forse, al riguardo, indispongono pure le giustificazioni, molto diplomatiche, addotte da Briccolani per sottrarsi al tesseramento, addirittura paventando che “una sua partecipazione palese al movimento fascista possa essere dannosa allo sviluppo di esso” oppure possa considerarsi l’azione di un “profittatore”.
Nonostante la sua generosità nei confronti del partito e la sua dichiarata “vicinanza spirituale” al Fascismo, il comportamento di Briccolani non convince: manca, ad esempio, la sua “partecipazione al giubilo della popolazione nelle occasioni della venuta del Duce a Premilcuore”; inoltre, nel 1929 un dissidio con il “suo agente agrario, il fascista Lombini Leonemme”, viene interpretato come atteggiamento contrario al regime.
Addirittura, la moglie di Briccolani, Ida Giustiniani, finisce anch’essa “attenzionata dal Segretario Politico del Fascio di Premilcuore per il suo scarso interesse ad incontrarsi con la sorella del Duce, Edvige Mussolini.
Alla fine, pur in presenza di un atteggiamento tiepido e discutibile nei confronti del regime, ma considerata l’inopportunità di perdere i sostanziosi aiuti finanziari del cavaliere, il documento conclude che “i predetti Signori (n.d.a.: Briccolani e consorte), sebbene certe circostanze, che devono un po’ anche attribuirsi al loro carattere strano, possano aver dato motivo di diffidenza, non sono da ritenersi tuttavia nemici del fascismo e del regime”.
Davvero un segno del compromesso tra Fascismo e borghesia italiana!