I miei studenti

Oggi li ho rivisti, in aula. Un’ottantina: attenti, silenziosi, belli come sono i giovani a vent’anni. Mi sono sentito uno scolaretto il primo giorno di scuola. Sono passati tanti mesi da febbraio, ma non ho mai smesso di pensarli.

L’Università è una consapevole tensione fra ansia di trasmettere e ansia di ricevere. Non è potere accademico. Non è politica importata da fuori. Quella è la fine dell’Università. L’inizio sono i sogni di chi sta in aula, nei laboratori, in biblioteca. Fra quei sogni c’è buona parte del nostro domani.

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