Ho vinto, ma solo una battaglia, la prima di una guerra giudiziaria, forzatamente ed ostinatamente ingaggiata da Elisa Deo sindaca di Galeata. Il 13 ottobre scorso, presso il Tribunale di Forlì, sulla base delle osservazioni e considerazioni tecnico-giuridiche di un suo magistrato la Giustizia ha disposto l’archiviazione del procedimento a seguito della querela della signora Deo, unitamente a Rodolfo Valentini, ex presidente, perché dimissionario, della cosiddetta “Associazione Via Romea Germanica”, contro Franco D’Emilio di Forlì ed altri, tutti residenti a Galeata, nelle persone di Donatella Campini, Luciana Caporello, Hannika Held e Corrado Casto, quest’ultimo, fra l’altro, Cavaliere al merito della Repubblica.
Va sottolineato che questa è, addirittura, la seconda archiviazione dopo quella del 26 giugno, richiesta dal Pubblico Ministero, contro la quale i due querelanti avevano fatto caparbia opposizione, avvalendosi di una loro facoltà a norma di legge.
Dispiace, altresì, che in tutta questa vicenda siano state anche nominate due testate giornalistiche on line, rispettivamente “4live” e “Romagnauno”, responsabili, a detta dei querelanti, di aver pubblicato e pubblicare articoli a firma di D’Emilio: una sorta di evidente, seppur vellutato, atteggiamento censorio.
L’accusa era relativa al reato di “atti persecutori”, art. 612 bis c.p., del quale i Sigg. Deo e Valentini si ritenevano vittime per il contenuto di articoli dello stesso D’Emilio e post di commento su Facebook degli altri accusati, complessivamente e ripetutamente critici nei confronti dell’attività istituzionale della Sindaca di Galeata e della presidenza della “Associazione Via Romea Germanica”, quest’ultima tirata in ballo dalla documentata affermazione di D’Emilio, niente affatto confutata dall’interessato sodalizio culturale, che mai la Via Romea ha compreso Galeata e Santa Sofia nel suo itinerario ufficiale, così come storicamente illustrato dalle fonti storiche.
Accusa davvero grave quella mossa dai querelanti, se si considera che l’art. 612 bis c.p. colpisce, cito testualmente, “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto…..”.
Sicuramente, i Sigg. Deo e Valentini hanno esercitato il proprio legittimo diritto di invocare giustizia, ma certo tale esercizio non è stato giudicato fondato e rispondente alla norma del codice: dov’era la reiterata condotta di minaccia o molestia, posta in essere da D’Emilio e altri a scapito di Deo e Valentini, tale da indurre in quest’ultimi ansia o paura, magari sino al timore per la propria incolumità? Dove le prove schiaccianti?
Suvvia non esageriamo: sorrido amaramente all’idea di essere stato volutamente spacciato quale pericoloso molestatore, anche e soprattutto perché, né con i miei articoli né con i miei post, ho mai, in vita mia, reiteratamente molestato o minacciato alcuno, ancora meno una persona di tanto carattere, quale la Sig.ra Deo, all’improvviso tanto indifesa e insidiata!
Non possiamo, certo, neppure ignorare come tutte le spese legali, dovute dalla Sindaca per l’attivazione di questa querela ed ogni altro simile provvedimento, siano pagate dai contribuenti galeatesi, quindi dalle casse del Comune di Galeata.
Penso proprio che la Sindaca e l’ex presidente Valentini abbiano preso una micidiale cantonata, ma che in fondo se la siano solo cercata, pur di provare a zittirmi, a farmi desistere dalla mia avversità nei loro confronti.
A volte finisce proprio così: si crede di suonarle e, invece, si finisce suonati e costretti a tornare a casa con le pive nel sacco, coda tra le gambe!
Eppoi, perché denunciare solo D’Emilio e quattro galeatesi, visto l’ampio dissenso, negli ultimi tempi sempre più crescente, quasi con andamento epidemiologico, di tanti cittadini, compresi i commercianti, critici verso la loro Prima Cittadina? Basta scorrere le pagine di Facebook per rinvenire tante voci contrarie alla Sig.ra Sindaca: dunque, se anch’essi molestatori o diffamatori, perché esclusi da una conseguente querela?
La risposta è una sola: la guerra giudiziaria contro D’Emilio e pochi altri deve costituire un severo ammonimento a quanti pensino di criticare pubblicamente l’operato della Sindaca, insomma quasi una rievocazione del detto di Mao Tse Tung “colpirne uno per educarne cento”! A tal proposito, forse, sarebbe assai conveniente per la Sindaca di Galeata la riesumazione del vecchio delitto politico della “lesa maestà”, assai più rispondente alla tutela di chi nutre ambizioni di regina indiscussa e indiscutibile.
Con i miei articoli non ho mai molestato o minacciato o diffamato la Sig.ra Deo, ho soltanto esercitato un legittimo diritto di critica, quale espressione di giudizi od opinioni soggettivi sull’operato della Sindaca di Galeata, mai oltre i limiti della legge.
Posso aver colorito i miei giudizi o le mie opinioni con toni di evidente ironia o satira, nulla di più di quanto, certamente con maggior abilità, fama e prestigio, possono aver fatto, ad esempio, la penna di Indro Montanelli o di Fortebraccio, pseudonimo di Mario Melloni, oppure il tratto tagliente e sfottò della matita di Giorgio Forattini.
Sono costretto a riconoscere che sarò sempre grato alla Sindaca di Galeata di avermi trascinato in tribunale: in fondo, ai nostri tempi, una vita sempre onesta, laboriosa, mai prona a nessuno rischia di risultare davvero monotona.
Tuttavia, questo mio senso di riconoscenza si accompagnerà ad una dote, in me sempre molto ferrea: non dimentico, mai.