Chi, solitamente o come turista, soprattutto d’estate, percorre da Forlì a Firenze la statale Tosco Romagnola in direzione del Passo del Muraglione non può certo immaginare che a Dovadola, paese di circa 1600 abitanti arroccati sulle prime pendici appenniniche, viva e lavori un uomo, celeberrimo nel mondo, che accarezza i legni della musica, li tamburella con le nocche delle mani per sentirne lo spessore dell’anima, magari li annusa per fiutarne la stagionatura. Si tratta di un liutaio, anzi di un mastro liutaio, perché artigiano di grande esperienza, che fabbrica strumenti a corda o a pizzico, tutti rifiniti in modo diverso, quindi mirabili pezzi unici.
Proprio per questo vale la pena fermarsi e chiedere al primo dovadolese dove mai incontrare Luigi Foscolo Lombardi, questo il nome del nostro amico dei legni della musica. Così, poco distante dalla piazza centrale di Dovadola, lungo un vicolo ad arco nel quale risuona la corsa dell’acqua di un mulino si trova la bottega di Foscolo, così noto a tutti i suoi concittadini: alla vostra entrata egli solleverà il capo dal suo ultimo lavoro e vi sorriderà, fissandovi al di sopra degli occhiali polverosi sulla punta del naso, come per un saluto di benvenuto.
Ovunque trucioli e segatura, banchi da falegnameria con morse e morsetti, tantissimi attrezzi sparsi in disordine, forse per non perdere di vista un lavoro delicato di intaglio o di incollaggio oppure d’incastro od altra rifinitura. Dal soffitto pendono scheletri di viole, violini, chitarre; contro le pareti s’allineano tavole di legno musicale in attesa che il loro padrone liutaio le tagli, le lavori per trarne casse armoniche e manici; nei pochi spazi liberi gli ultimi lavori finiti: il contrabbasso pronto per un musicista tedesco; un liuto tenore, principe della musica barocca, commissionato da una signora americana; una rara “tromba marina”, strumento ad arco particolarmente in uso tra il XV ed il XVIII secolo, infine un “cister” di origine bolognese, altro strumento a pizzico.
Foscolo sorride e discorre cordialmente, non manca di far ascoltare al visitatore la musica dei suoi strumenti, riponendoli, poi, sui loro cavalletti con molta cura, non senza una fuggevole carezza per la loro brillante esecuzione. Pare di vivere lontano, come in una favola che spazia dai suoni del Medioevo a quelli del grande Ottocento, magari con un grande assolo di violini, gli stessi che pendono dal soffitto.
Figlio di un liutaio, Foscolo, oggi uno dei maggiori liutai al mondo, sa bene che con lui, speriamo più tardi possibile, finirà questa tradizione familiare, ma ai figli, ai suoi concittadini, ai tanti musicisti che nel mondo suonano i suoi strumenti resterà indelebile la sua storia, quella dell’uomo che accarezzava i legni della musica.
Franco D’Emilio