Finalmente, a Predappio riapre la Cripta Mussolini, a lungo chiusa al pubblico per volontà dei discendenti, soprattutto dopo il contrasto con il trascorso e presto dimenticato sindaco Frassineti, responsabile, tempo addietro, di aver usato questo luogo cimiteriale come “location” di una sua intervista televisiva, una delle tante perché, anche nelle teche RAI, si tramandasse ai posteri memoria della sua persona, quasi sulle orme del suo più illustre, pur se di colore opposto, concittadino. Chiusa a doppia mandata e motivo, così, di tante polemiche, la cripta riapre grazie ad un colpo di mano, quasi un “putsch” familiare, ad opera di due intrepide pronipotine del Duce, Orsola e Vittoria, determinate perché Benito torni omaggiato dal saluto, generico o “romano”, di tanti visitatori: iniziativa, questa, divisiva perché non affatto rappresentativa della volontà complessiva della famiglia Mussolini.
Ricordo che, sinora, la cripta è equiparabile ad un luogo di proprietà privata, considerato che la sua disponibilità è stata concessa in uso perpetuo alla famiglia dell’ex capo di governo. Certamente, è positivo che la cripta riapra, anche per la ricaduta economica su Predappio, beneficiario, così, delle migliaia di visitatori che ogni anno visitano appositamente il paese, mossi da curiosità o interesse storico oppure irriducibile nostalgia sino alla tomba del celebre “Ei fu” predappiese. Quindi, si riapre: soddisfatti bar e ristoranti, ancora di più i negozi di souvenir, perlopiù solo paccottiglia becera, apologetica, pure volgare, poca l’oggettistica, rari i libri di valore e spessore storico-culturale. Tuttavia, la cripta riapre senza che possa collocarsi in un progetto culturale complessivo, soprattutto attivo e continuo, di Predappio, quale testimone e custode della memoria della prima metà del ‘900: la tomba di Benito continuerà, purtroppo, ad essere un luogo solo privato e non un monumento di interesse storico nazionale, come merita ed esige la tutela del passato, pur discutibile e controverso che esso sia.
Finché non si concretizzerà questa monumentalità della Cripta Mussolini, resterà saltuario o assente o insignificante il ruolo del Comune di Predappio nella conservazione, valorizzazione di questo bene, già culturale da tempo e tanto attrattivo di visitatori; altrettanto, resterà difficile imporre al visitatore quel rispetto, esclusivo e particolare, dovuto ai luoghi storici della nostra identità nazionale. Piaccia o no, il Fascismo è stato nostra storia con sue ragioni e origini, con un fondatore predappiese che con il suo progetto politico, apprezzabile o deprecabile a seconda dei punti di vista, ha concretamente cercato di costruire un’Italia più moderna e di caratura internazionale.
Il riconoscimento di monumentalità alla Cripta Mussolini significherebbe davvero l’apertura alla storia, chiudendo alla “damnatio memoriae” del vincitore e al rancore del vinto, dunque ad una persistente, anacronistica divisione ideologica da guerra civile.
Monumentalità significherebbe ufficialità storica nazionale ad un luogo, da tempo gestito con tante difficoltà e incombenze da parte della famiglia Mussolini, quindi significherebbe un conseguente, ineludibile impegno nella conservazione da parte dello stato e dello stesso Comune di Predappio.
Quest’ultimo ha il dovere amministrativo, ma, prima ancora, civico e culturale di battersi per questo riconoscimento della Cripta Mussolini, quale monumento nazionale, pari in questo alla stessa casa natale del Duce: non può continuare a parassitare l’impegno della famiglia Mussolini o di qualche fondazione, come quella di Alleanza Nazionale, disposti a provvedere all’occorrenza.
Credo che tale nuova dichiarazione di monumentalità rafforzerebbe la riflessione critica sul fascismo e il suo fondatore, ma gioverebbe anche, se espressione di una concreta politica culturale del comune, al momento inesistente, ad una scelta accorta, giudiziosa sulla destinazione d’uso finale della recuperanda ex Casa del Fascio, del cui progetto di ripristino, ormai da tempo, si hanno solo rare e confuse notizie: dai passati sempre clamorosi annunci della precedente amministrazione di centrosinistra siamo passati all’imbarazzante silenzio tombale dell’amministrazione di centrodestra.
Le due audaci nipotine del Duce si sono assunte davvero la grave responsabilità che tutto torni e riapra come prima, suscitando ancora rinnovate, possibili polemiche, strumentalizzazioni e lasciando da parte ogni prospettiva di maggiore dignità alla tomba di Benito come testimonianza di interesse storico nazionale.
Franco D’Emilio