Tra venti giorni ricorrerà il 77° Anniversario della Liberazione di Predappio dal nazifascismo, avvenuta, appunto, il 27 ottobre 1944 anziché il successivo giorno 28, come ostinatamente e infondatamente sostenuto, invece, dal racconto dei sedicenti partigiani liberatori.
Proprio così e lo ripeto ancora una volta dopo averlo già ampiamente dimostrato in diversi articoli e interventi degli ultimi due anni, sempre attingendo a fonti storiche, documentarie, italiane e straniere: Predappio fu liberata soltanto dai militari del Corpo d’Armata Polacco sotto il comando del valoroso generale Wladyslaw Anders nella giornata del 27 ottobre ’44, nessun altro, tanto meno i partigiani vi presero parte; ancora, la data del 28 è un altro falso storico, imposto dal raggiro partigiano per il chiaro peso, valore simbolico della coincidenza della Liberazione di Predappio con la stessa giornata della fatidica Marcia su Roma, ad opera del predappiese Benito.
Sino al tormento ho ripetuto e sostenuto tutto questo, ricevendo in risposta solo minacce, neppure tanto velate, di lasciar perdere perché la storia resti quella “ad hoc”, scritta da vincitori impostori. Ovunque, da sud a nord dell’Italia, i polacchi del generale Anders siano risaliti combattendo valorosamente, ebbene tanto impegno e sacrificio sono stati e sono tuttora riconosciuti con iniziative a onore della memoria e della verità storica, dunque anche in Emilia Romagna, ultima, il 23 settembre 2021, pochi giorni fa, l’inaugurazione a Imola nel giardino Anders (vedasi foto allegata), di una statua dello stesso famoso ufficiale combattente, anche alla presenza di Anna Maria Anders nella sua duplice veste di Ambasciatrice di Polonia in Italia e di figlia dello stesso eroe.
Basta cercare sul web per rendersi conto dei tanti tributi alla memoria del Corpo d’Armata Polacco da parte di Comuni italiani e, in particolare, nel caso che più ci interessa, da parte di amministrazioni emiliano romagnole.
A tal proposito, solo il Comune di Predappio nicchia, fa orecchi da mercante, volge altrove lo sguardo, confidando che il tempo, il silenzio seppelliscano il reclamo del giusto, dovuto riconoscimento ai liberatori polacchi e al loro generale.
Intanto, il 1° ottobre 2021, gli amministratori predappiesi hanno trovato tempo e spazio per la cerimonia ufficiale della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto, e, prima ancora, il 26 ottobre 2020, dinanzi al restaurato cippo che lo ricorda a Fiumana hanno celebrato il partigiano Primo Bravetti, ignari, cosa davvero imbarazzante, della testimonianza dello storico Antonio Mambelli che a p. 989 del suo “Diario degli avvenimenti in Romagna, 1939-‘45” fa presente come il Bravetti fosse colpito da fuoco tedesco solo perché sorpreso a circolare nelle ore del coprifuoco e, quindi, fosse da considerarsi vittima civile della guerra, fuori da ogni celebrazione di sacrificio partigiano.
Ma queste per il Comune di Predappio sono futilità, pinzillacchere alla Totò, importante è fare del cerchiobottismo storico: da una parte, un colpo al patriottismo nazionalistico del Milite Ignoto, dall’altra un colpo all’epica partigiana, così non si scontenta nessuno, soprattutto ai fini del consenso elettorale.
Ancora più di prima, anche considerando le ultime, crescenti iniziative del Comune di Predappio, nonostante le regole anticovid, torno a proporre l’attribuzione della cittadinanza predappiese onoraria alla memoria al generale Wladyslaw Anders, eroe della Seconda Guerra Mondiale e liberatore di Predappio, e, aggiungo, l’intitolazione alla sua persona dello stesso teatro del capoluogo della Valle del Rabbi.
È una proposta che avanzo, confidando, innanzitutto, nella comprensione umana e politica dei predappiesi, poi nel sostegno dell’Associazione delle Famiglie dei Combattenti Polacchi in Italia e dell’ambasciatrice Anna Maria Anders.
Un teatro è luogo di cultura, di confronto e dibattito, di rappresentazione del divenire nel tempo di una comunità locale e nazionale, cosa, però, possibile solo con la difesa, il fermo mantenimento di quella libertà alla quale, 77 anni fa, Predappio fu pienamente restituita dai combattenti polacchi: dunque, un luogo della cultura predappiese, intitolato al generale Anders che con i suoi soldati fu eroe di una duplice battaglia, quella contro la dittatura nazifascista e quella, successiva, sino all’esilio contro la dittatura comunista dopo l’invasione sovietica della Polonia. Sul tema del dovuto riconoscimento al generale Anders e al Corpo d’Armata Polacco il Comune di Predappio accolga e faccia sua una mia citazione del filosofo francese Jean-Paul Sartre: “Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”.
Franco D’Emilio