Oggi, a Roma ho seguito la manifestazione contro la guerra in Ucraina. Innanzitutto, niente affatto i 50.000 partecipanti, dichiarati dagli organizzatori: molti di meno, massimo 30.000, come concordano diversi soggetti verificatori, assolutamente imparziali perché non coinvolti nell’organizzazione della protesta. Il leitmotiv della marcia da piazza della Repubblica a piazza S. Giovanni è stato: né con Putin né con la Nato.
Punto e basta: pochi riferimenti all’aggredita Ucraina, i manifestanti marciavano, in realtà, per un pacifismo a senso unico e ingannevole, spudoratamente cerchiobottista e paraculo.
Il colpo al cerchio soffocante di Putin veniva dato perché inevitabile, ma subito compensato da quello alla botte Nato, ignorando così, volutamente, come la guerra di questi giorni sia, invece, l’aggressione della Russia illiberale, autoritaria, paradittatoriale dell’ultimo sopravvissuto del tragico sovietismo contro l’autodeterminazione dei popoli, contro la democrazia, la libertà dell’Occidente, della comunità europea alle quali, appunto, aspirava e continuerà legittimamente ad aspirare l’Ucraina, nazione libera nelle sue scelte e determinazioni.
Ma, se ne’ con Putin né con la Nato, allora a chi votarsi per la pace, con quali strumenti cercarla? L’odierna variopinta, colorita e folcloristica marcia di protestatari verso il ghiotto boccone finale del comizio di Landini, leader CGIL, invocava la soluzione diplomatica della trattativa, quindi, al limite, anche a spese dell’Ucraina e della sua sovranità, assecondando, pur se solo in parte, le mire dell’espansionismo dispotico del criminale Putin.
Mi è parsa una posizione paracula, anzi aggiungerei, chiedendo perdono della mia offesa alla buona educazione, un gioco cinico sulla pelle altrui, quella della vittima ucraina a favore dell’aggressore russo: a Roma si dice “fare i froci con il culo altrui”, ecco, oggi, a Roma sembrava che le cose andassero proprio così.
Oggi, a Roma si urlava contro l’invio di armi all’Ucraina, dimenticando come quest’ultima abbia il dito armato di Putin puntato contro la sua tempia. C’erano tanti singolari, pur sempre cinici cerchiobottisti: i nostalgici dell’Anpi; le associazioni femministe contro lo stupro della guerra; anche i sostenitori transgender: tutti per la loro causa sotto lo stesso comune denominatore, né con Putin né con la Nato. Poi comizio e, infine tutti a casa, naturalmente né con Putin né con la Nato!
Franco D’Emilio