Stamani, sia sulle pagine nazionali che su quelle locali del territorio forlivese, si parla di polemiche sull’evento culturale “O Roma o morte. Un secolo dalla Marcia“, curato da me e da Francesco Minutillo, che domani, alle ore 11,00 sarà inaugurato a Predappio in via Roma 51. Innanzitutto, una precisazione: la mostra si svolge sino al 6 novembre in un ampio locale, accanto sì ad un ristorante, ma per nulla confuso o confondibile con tale esercizio, quindi chi scrive “non restava che il ristorante disponibile per la mostra” fa un’affermazione stupida, infondata, di chiaro intento spregiativo dell’evento culturale in discussione.
Polemiche? Suscitano sorpresa alcuni titoloni ad hoc a tal proposito forse per necessità di utilizzare una bufala per vendere qualche copia in più e acchiappare l’attenzione dei lettori, allarmati dal fatto che a Predappio rialzino la testa le redivive camicie nere, un po’ come tanti anni fa si paventava il pericolo dei cosacchi ad abbeverare i cavalli in piazza S. Pietro. La mostra “O Roma o morte”, a proposito il titolo richiama una frase di Garibaldi, come ho chiarito ad una mia interlocutrice che mi accusava di aver scelto una espressione dannunziana (beata, ma tanto incauta ignoranza!) è un percorso di approfondimento storico, supportato da ampia documentazione, come dimostra concretamente il contenuto illustrativo.
Tutto viene, poi, contestualizzato nel clima di esaltazione e culto dell’uomo del riscatto, Mussolini, che sin dal primo momento si prefigge di fascistizzare la società italiana.
Studiare il fascismo e la sua genesi non è facile, spesso difficile per il possibile agguato di chi vuole restare aprioristicamente convinto che il fascismo sia il drago del male assoluto e l’antifascismo il prode San Giorgio che ha ucciso tale bestia immonda. Se Miro Gori visiterà la mostra, vedrà dissolto ogni suo timore e confermata la sua attesa che l’esposizione non è apologetica. Sarà il benvenuto. Infine, tanto per chiudere con leggera amenità, qualche considerazione s’impone sulle dichiarazioni del sindaco di Predappio, Roberto Canali. Dice che non sapeva niente della mostra!
Tanti in paese, da qualche mese, sapevano dell’impegno mio e dell’avvocato Minutillo per una mostra in paese nella ricorrenza del centenario della Marcia su Roma. Che strano, in un paese dove fa notizia anche il colpo di tosse di una pulce! Ancora, più concretamente, qualche esponente della sua giunta ha avversato esplicitamente l’iniziativa, dunque si presume che chi assolve tale ruolo non possa agire ad insaputa del sindaco.
Dice pure il Primo Cittadino di non aver saputo niente perché i curatori della mostra “O Roma o morte” non gli hanno chiesto niente: si sopravvaluta, non c’era e non c’è affatto alcun motivo perché i due curatori dovessero o potessero, debbano o possano chiedergli qualcosa. Nella ricorrenza del centenario della Marcia su Roma, avvenimento che ha duramente segnato la storia del primo ‘900 italiano, il Comune di Predappio ha scelto di realizzare una mostra più cauta e in sordina sulla fondazione di Predappio Nuova, riattingendo, magari, a qualche recente pubblicazione in proposito: come dire che nel centenario di un grave e importante avvenimento storico, per non dare troppo nell’occhio, meglio parlare di “fiaschi” anziché di “fischi”, le due parole suonano quasi simili, pur diverse nel contenuto evocato.
Domani, l’inaugurazione di “O Roma o morte” vuole essere, invece, proprio un fischio di chiamata allo studio, al confronto aperto e critico su una pagina di storia importante, proprio a Predappio dove tutto ebbe origine.
Franco D’Emilio