Venerdì 28 ottobre un nostalgico corteo di partigiani dell’Anpi e dei sindacati festeggerà a Predappio la liberazione del paese dal nazifascismo, per l’ennesima volta una celebrazione volutamente e ostinatamente, sfacciatamente e falsamente in ritardo rispetto alla verità storica: Predappio fu, infatti, liberata il 27 ottobre 1944 ad opera dei soli soldati polacchi del valoroso generale Wladyslaw Anders e a conclusione di un’operazione militare iniziata il giorno 26 e intensificatasi, soprattutto, nella notte.
Dunque, la liberazione partigiana del paese natale del Duce alla data del 28 ottobre 1944 è solo una panzana, insomma un falso storico, come dimostra ampia documentazione da fonti archivistiche, comprese quelle militari alleate, e certa diaristica, testimone dei fatti. Più volte in passato mi sono occupato di tale frottola, pure su questo giornale con l’articolo del 2 ottobre 2020 “Predappio onori la verità sulla sua liberazione e i liberatori polacchi” e l’altro del 7 ottobre 2021 “Il Comune di Predappio ancora muto sul generale Anders”: non insisto oltre, con taluni è come lavare la testa all’asino, si perdono tempo e sapone.
Comunque, ancora venerdì prossimo, per la 78° volta, l’Anpi celebrerà il bluff partigiano della propria infondata vanteria storica di liberatrice di Predappio dal nazifascismo, ma stavolta, forse incalzata dalla verità storica del 27 ottobre ‘44, la nostalgica associazione partigiana giustifica la celebrazione al 28 ottobre nel rispetto di una data, concordata, a suo tempo, dai resistenti con gli alleati: quanta smisurata faccia tosta pur di salvare capre e cavoli! Infatti, nel comunicato stampa del 22 ottobre, diffuso dall’Anpi provinciale di Forlì-Cesena circa la celebrazione della liberazione di Predappio il prossimo venerdì 28, leggo “Data scelta non a caso, sia dai partigiani che dalle truppe alleate, per cancellare quella, infausta, del 28 ottobre 1922, con il colpo di stato che portò al potere il fascismo nel nostro paese. Un evento simbolico, quello della liberazione del paese romagnolo, di tale rilevanza da essere stato citato nei giornali di tutto il mondo“, spiegano gli organizzatori.
E le prove a sostegno di questa ammissione? Quale il documentato livello decisionale congiunto alleati/partigiani per tale decisione? Dunque, non il giorno storico, certo e conclusivo di un’operazione militare di liberazione, ma una data scelta volutamente per calcolo propagandistico, magari, addirittura, a tavolino tra partigiani e alleati, pur se solo quest’ultimi combattenti e liberatori!
Magari scelta anche con la partecipazione di qualche capobanda partigiano predappiese, spacciatosi per liberatore, pur se rintanato in qualche scantinato sino all’arrivo dei liberatori polacchi! Ma non basta, soprattutto scelta perché la liberazione di Predappio coincidesse con lo stesso giorno della Marcia su Roma, assumendo così il valore simbolico non indifferente di compiuta vendetta sul Fascismo! Evidenzio anche come il comunicato Anpi parli di truppe alleate, non di truppe polacche, confermando, in tal modo, la sua matrice postcomunista, ancora riottosa a riconoscere meriti ai combattenti polacchi, già allora tanto avversi al sistema sovietico.
La verità è una sola: venerdì prossimo a Predappio i partigiani nostalgici dell’Anpi celebreranno una menzogna, una di quelle che Giampaolo Pansa avrebbe definito “La grande bugia”, inevitabile e tipica di quanti, sempre per lui, “I gendarmi della memoria”.
Trovo giusto ricordare la fine della dittatura fascista, della guerra e del ritorno alla libertà, alla democrazia, ma perlomeno facciamolo nel rispetto della verità storica senza attaccarsi a certi meschini maneggi.
A chi, poi, obiettasse che 27 o 28 ottobre non fa differenza ribatto che non si può essere giudici della storia, del Fascismo, coltivando retorica celebrativa e simbolica sull’inganno della falsità, della disonestà intellettuale. Il nostalgico corteo partigiano a Predappio di venerdì prossimo sarà una varietà di assurdità: un corteo funebre senza defunto fascista, perché quest’ultimo, ormai da tempo, definitivamente sepolto e consegnato alla storia; l’amaro amarcord di chi non trova più nemici fascisti per giustificare la propria esistenza, compresa quella associativa; la pochezza culturale e politica di un antifascismo senza argomenti che soffia ancora sulla guerra civile tra italiani, tra destra e sinistra; infine, la conferma che tanta ostentata nostalgia partigiana riveli solo la ripicca faziosa di chi non si arrende alla verità di non risultare più attuale nell’Italia dei nostri giorni.
In questo difficile momento politico, economico e sociale della nazione tutti, anche da posizioni contrapposte, dovremmo sentire l’impegno a guardare lontano entro il cannocchiale più potente possibile del futuro: invece, l’Anpi, cocciuta, continua a cercare al microscopio la minima traccia di un pericoloso, risorgente neofascismo. Ciao, bella ciao!
Franco D’Emilio