Chi l’avrebbe immaginato che il 2022, ben oltre la ricorrenza del centenario della Marcia su Roma, potesse segnare un ritorno così impetuoso del forte contrasto tra fascismo e antifascismo? Invece, improvvise sono sopraggiunte le elezioni anticipate, quindi una campagna elettorale dura e frontale, modulata sul dualismo destra-sinistra ovvero sull’antagonismo fascismo-antifascismo; poi, la vittoria, ampia e travolgente, del centrodestra, soprattutto nella componente di Fratelli d’Italia, e la sconfitta, amara e umiliante della sinistra; infine, l’elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa, parlamentare del partito della Meloni con un importante trascorso missino, il giorno dopo seguita a ruota dalla nomina a presidente della Camera di Lorenzo Fontana, deputato della Lega, cattolico ultraconservatore: tutto nel segno di una prossima presidenza del Consiglio dei Ministri, affidata a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e prima donna, quindi di destra, quanta stizza a sinistra tra le “compagne”, a ricoprire la carica di capo del governo.
Insomma, prima ancora della ricorrenza del centenario della Marcia su Roma, un radicale mutamento politico e istituzionale ha richiamato, rinvigorito lo scontro tra fascismo e antifascismo sia a livello nazionale che locale, in quest’ultimo caso, spesso, con sterili, pretestuose polemiche che non hanno risparmiato neppure Predappio, paese natale del Duce, con un battibecco da comari tra l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, A.N.P.I., e il maldestro sindaco di centrodestra, Roberto Canali. Adesso, c’è davvero la curiosità di vedere cosa accadrà, come si svolgerà la ricorrenza del centenario della Marcia su Roma, ora in calendario quasi a suggello di tanta avanzata della destra nella storia politica di questo 2022.
È palpabile, infatti, la crescente, anche rabbiosa ostilità antifascista, dalla sinistra moderata a quella più radicale, sempre stupidamente espressa, perlopiù con profonda disonestà intellettuale, come, ad esempio, nei confronti della mostra storico-documentaria “O Roma o morte. Un secolo dalla Marcia”, tuttora in svolgimento a Predappio: condannare a priori senza la verifica se vi siano gli estremi di tanta riprovazione! Non nego che vi siano nostalgici del Fascismo, ma è un fenomeno contenuto, relegato al folclore politico, nulla di più. Eppure, a sinistra tutti a lanciare contro Fratelli d’Italia l’accusa di assecondare un risorgente autoritarismo, corroborato da nostalgia del Ventennio, ma nessuno, anche e soprattutto da destra, che replichi come alla presunta nostalgia fascista si opponga la maggiore nostalgia, sicuramente più attuale e dolente, della sinistra per la perdita, il tracollo della propria natura politica.
Adesso, i veri nostalgici, pure più pericolosi, sono proprio quelli di sinistra con la loro nostalgia esasperata, sempre più segnata dalla recente, inarrestabile perdita di ruolo, motivazione d’impegno e, perché no, visibilità e credibilità nella politica italiana. Se la residua nostalgia fascista è solo un “ritorno al passato”, pur nell’amara consapevolezza che quel tempo sia stato definitivamente consegnato alla storia, la nostalgia di sinistra, invece, è rimpianto, presente e dolente, dell’identità di sinistra, ormai fattualmente inesistente, e, ancora di più, di quel legame stretto tra partito e società, adesso perso, nonostante fosse cardine e tratto antropologico peculiare della sinistra.
La nostalgia di sinistra è tristezza, rammarico, anche stizza per un ruolo e un potere, fuggiti via di mano, fra l’altro con il pericolo che, per effetto domino, vacilli anche il mondo dell’associazionismo, da sempre fiancheggiatore della sinistra stessa. Questa condizione nostalgica ha impaurito e disorientato la sinistra sino a farle anteporre, per lungo tempo, la conservazione del potere e del governo al confronto elettorale. Ora, nella frana della sua identità politica la sinistra nasconde e maschera il suo livore nostalgico riesumando il vecchio, logoro, anacronistico cavallo di battaglia dell’antifascismo contro il pericoloso sorriso di Giorgia Meloni.
Sono usciti, così, dalla naftalina i vetusti partigiani dell’ANPI, pronti a nuovi cortei, magari col finale di una “pastasciutta antifascista”; collettivi studenteschi di sinistra promuovono “sciopericchi” improvvisati, guarda caso di venerdì o sabato; le “compagne” serrano le fila contro la prima donna capo di governo perché pur sempre di destra, quindi e comunque nemica; tutto il mondo LGTB è sul piede di guerra contro la destra nel timore che si spengano su di lui i tanti riflettori, accesi dalla sinistra. La verità di questo antifascismo nostalgico della sinistra è solo quella di non sapere più dove andare e con chi, soprattutto di non sapere più dove sbattere la testa per tanta rabbia e scorno.
Franco D’Emilio