Morgagni: «Sui diritti civili il Comune di Forlì continua a nascondersi dietro un dito»

Federico Morgagni Forlì& Co

Nelle ultime settimane anche a Forlì hanno fatto la loro comparsa i nuovi manifesti dell’Associazione Pro Vita e famiglia che, utilizzando in maniera strumentale l’immagine di un minore, alludono alla fantomatica minaccia insita in una non meglio precisata “teoria gender”. Le quattro Camere del lavoro e un raggruppamento di associazioni e centri antiviolenza romagnoli si sono rivolti alle istituzioni, fra le quali il nostro Comune, chiedendo una presa di posizione sui contenuti violenti e discriminatori dei manifesti, che contrastano sia con le politiche per le pari opportunità che con la lotta alle discriminazioni” attacca il consigliere di Forlì e Co Federico Morgagni.

In molte parti d’Italia, del resto, le istituzioni locali si sono già attivate in tal senso. Alcuni Comuni – fra cui Roma – hanno rimosso i manifesti, ritenendo che il loro contenuto fosse in contrasto con la Legge 156/2021, che vieta pubblicità che veicolano messaggi sessisti o discriminatori su orientamento sessuale e identità di genere. Altri Comuni come Bologna stanno valutando di modificare i propri regolamenti per le affissioni allo scopo di ottenere il medesimo risultato. In altri ancora, infine, Sindaci e Assessori sono per lo meno intervenuti pubblicamente per prendere le distanze dai manifesti e lanciare un semplice messaggio di inclusione e rispetto per tutte e tutti, in linea con le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia dello scorso maggio” continua il consigliere di minoranza.

A Forlì invece, solo silenzio; per questa ragione abbiamo chiesto all’Amministrazione, cosa intendesse fare sulla vicenda. La risposta della Giunta è stata sconcertante per pochezza e reticenza; evitando scrupolosamente di commentare il messaggio di Pro Vita, l’Assessora Cintorino si è profusa in una confusa e retorica dichiarazione sulla libertà di espressione, che, a quanto pare, i nostri amministratori devono ritenere negata a Roma, a Bologna o dalla legge 156/2021. O magari in Municipio confondono la libertà di espressione con quella di discriminazione” insiste l’esponente di Forlì e Co.

In ogni caso, se il Comune di Forlì avesse voluto rispondere alle tante sollecitazioni ricevute e dissociarsi dal contenuto di quei manifesti, non avrebbe certo avuto difficoltà a farlo: sarebbe bastata una semplice dichiarazione del Sindaco o dell’Assessora competente di sostegno all’idea di una società aperta, inclusiva e pluralistica e di rifiuto di ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale o il genere. Se ciò non è stato fatto, è chiaro che non lo si è voluto fare. Ma allora se, come è evidente, i nostri amministratori condividono il contenuto di quei manifesti, che abbiano almeno il coraggio e la coerenza di dirlo ai cittadini, senza cercare sempre di nascondersi dietro a un dito e di trincerarsi dietro amnesie, ambiguità e silenzi imbarazzati. Saranno poi i forlivesi a giudicare” conclude Morgagni.

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