Sul Resto del Carlino-Forlì di domenica 30 ottobre ho letto con interesse l’intervento “Predappio non è il luogo adatto per un museo” di Valerio Melandri, assessore alla cultura del Comune di Forlì. Vorrei qui replicare alle considerazioni e alle ragioni assessorili, sostenendo quanto, invece, buona, perché opportuna, possa rivelarsi l’istituzione a Predappio di un museo storico, anche con annesso centro studi, sul ‘900 italiano ed europeo o, magari, specifico sul Fascismo, sempre, però, con una particolare attenzione alla genesi politica, sociale e culturale dei totalitarismi: l’ampiezza tematica di un simile museo può variare, ma sicuramente efficace risulterebbe la sua attività, soprattutto in termini di ricaduta positiva sui cittadini predappiesi.
Intendo dire, innanzitutto, che una simile istituzione costituirebbe un valido investimento culturale e di mutamento antropologico per trasformare Predappio da attuale ed esclusivo luogo della “memoria nostalgica” a luogo di riflessione critica e plurale della memoria storica di un periodo che tanto ha segnato e segna ancora la storia del capoluogo della Valle del Rabbi.
Diversamente, Predappio resterà, sempre e soltanto, meta di folcloristici nostalgici, fuori dal tempo e dal buonsenso, ma cari all’interesse di ristoranti e negozi di volgare paccottiglia di gadget fascisti. Oggi la nostalgia fascista sospinge parte dell’economia predappiese ad opera, vantaggio di una cerchia ristretta ed è inevitabile, comprensibile, quindi, che certo pavido conservatorismo politico, a destra come a sinistra, non abbia voluto in passato e non voglia adesso turbare questo ambito di attività economiche.
Solo una proposta culturale può elevare qualitativamente Predappio a meta turistico-storica: penso alla ricaduta che un museo avrebbe sull’accoglienza e sulla direzione dei turisti, sullo sviluppo di attività didattiche, di visite guidate e di manifestazioni incluse in uno o più cartelli tematici. Tutto questo con la capacità propositiva di saper conciliare leggerezza e serietà nei confronti del pubblico eterogeneo dei visitatori. Dunque, nella consapevolezza della memoria fare di Predappio una piccola, ma significativa capitale della cultura e della pace.
Solo così Predappio può diventare un luogo di memoria consapevole, solo così nel paese natale del Duce, dove tutto o gran parte ebbe origine, si potrebbe dire davvero che si coltiva la memoria per capire il presente, ma soprattutto avere garanzie sulle prospettive future. Lo stesso, ne sono convinto, non mancherebbero i turisti.
La cultura, quali che siano le sue iniziative, ivi compresa quella di un possibile museo, è sempre ponte, via d’incontro, mai un muro divisivo, quello che sinora, invece, è esistito a Predappio per una irragionevole contrapposizione tra fascismo e antifascismo mai superata da un moderno modello culturale della comunità predappiese.
Mi ha stupito che l’assessore forlivese alla cultura trovi divisivo un progetto museale a carattere storico perché non del tutto asettico, quindi imparziale: credo che si lasci condizionare da timori ideologici nell’uso della cultura che, al contrario, è sempre patrimonio puro, mai infetto a priori, di un comune denominatore di valori, conoscenze e tradizioni, quello che oggi manca a Predappio, proprio per la prevalenza della faziosità e del settarismo.
Predappio, considerata nella sua peculiarità storica, deve essere coinvolta in una sfida culturale che non la faccia rifuggire dalla storia, ma starci dentro per due motivi: rispondere alla richiesta altrui di visita e conoscenza del suo passato, non trascurabile risorsa; infine salvaguardare la sua stessa identità, della quale il Fascismo ha tracciato, al pari di successive fasi storiche, segni indelebili. E la ex Casa del Fascio, luogo con trascorse finalità di socializzazione e aggregazione, sarebbe proprio il luogo ideale per un museo con l’intento di avvicinare e unire nei valori universali della cultura.
Alla fine, l’assessore alla cultura del Comune di Forlì pare soccorrere con il suo intervento il sindaco di Predappio, gratificandolo con il riconoscimento di una certa abilità a star sospeso nel vuoto senza mai proporre e decidere niente: “Bene sta facendo il sindaco Roberto Canali a muoversi con equilibrio. Ripensare l’intero progetto della casa del fascio da una parte, e non favorire (lasciandone ovviamente la libertà) eventi che potrebbero generare muri”.
Una stupenda espressione di fervido cerchiobottismo equidistante, miope e contrario al futuro di Predappio.
Franco D’Emilio