Chiusa “O Roma o morte” mostra di dignità della storia

O Roma o morte

Qualche giornalista, supponendo a torto che fosse un evento celebrativo, apologetico del Fascismo, l’aveva definita “la mostra della vergogna”, adesso, invece, possiamo affermare con soddisfazione che “O Roma o morte. Un secolo dalla Marcia”, conclusasi a Predappio dopo sei mesi di apertura al pubblico, si è rivelata appieno una mostra della dignità della storia, raccontata e documentata con obiettività, imparzialità, insomma grande rispetto della verità.

Sconfitta è risultata taluna sicumera giornalistica di dire, scrivere, comunque, male di un’esposizione storico-documentaria, magari anche senza visitarla, nella convinzione a priori che un percorso sulla memoria della Marcia su Roma, nella ricorrenza del suo centenario, dovesse per forza essere un’iniziativa faziosa a fosche tinte neofasciste.
Così non è stato, “O Roma o morte” lo ha concretamente dimostrato, guidando i tanti visitatori alla conoscenza, all’approfondimento, offrendo loro contenuti, immagini e cimeli che muovessero, qualunque essa fosse, una ferma riflessione critica, fondamento, quindi, di un giudizio senza peli sulla mostra stessa.

“O Roma o morte” ha vinto la sua sfida, consapevole, sin dall’apertura, quanto sarebbe stata avversata da pregiudizi ideologici, da astiosità politica, da tanta ostilità partigiana.
I numeri testimoniano, innanzitutto, un grande successo di pubblico, 4.456 visitatori, con una media mensile di 742 in aperture perlopiù nel fine settimana: da nord a sud, dalla penisola e dalle grandi isole la provenienza degli italiani, segnata sicuramente dalla maggiore presenza di veneti, friulani, toscani e lombardi; significativa la partecipazione del pubblico straniero, pari a 356 unità, l’8%, provenienti ampiamente dall’Europa, compresi l’area balcanica, poi dall’America latina (Argentina, Brasile), anche per l’origine italiana di tanti suoi abitanti; infine non sono mancati, pur se esigui, ma per questo eccezionali, visitatori dagli Stati Uniti e, addirittura, dal Giappone.

Parallelamente, il catalogo della mostra è stato venduto, direttamente in mostra o per corrispondenza, in 638 copie, dunque poco sopra i 100 pezzi mensili. Vasto è stato anche l’interesse mediatico attorno a “O Roma o morte” da parte di varie testate giornalistiche o emittenti radiotelevisive, straniere e italiane, come numericamente indicato di seguito: Italia (7), Germania (4), Francia (3), Svizzera (2), Gran Bretagna (2), Austria (1), Croazia (1), Olanda (1), Svezia (1), USA (1).

Con la chiusura di O Roma o morte si è concluso un grande impegno culturale che, diversamente, ma con lo stesso entusiasmo, ha coinvolto i curatori e i collezionisti prestatori dei cimeli, gli sponsor e i tanti sostenitori, l’addetto alla mostra e, soprattutto, i visitatori, fruitori e giudici di tanto lavoro. Forse, si poteva fare meglio e di più, ma non è stato facile con tanti a remare contro. I curatori, Franco D’Emilio e Francesco Minutillo, quest’ultimo anche presidente della Fondazione Memoria Predappio, promotrice della mostra, hanno vissuto una grande avventura che è stata anche di cordialità, di incontro, pure di allegria con tanti visitatori, spesso manifestamente dichiaratisi di varia, contrastante posizione politica, ma sempre amici di schietto confronto.
O Roma o morte ha chiuso nella soddisfazione di aver offerto un importante momento di storia, perché no, di festa della storia.

Franco D’Emilio

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